Ciao mi chiamo Luca e a Luglio del 2015 ho passato un mese in Australia grazie all'associazione Lions, più precisamente a Sydney.
Sono partito una sera di fine luglio e in quel momento era già iniziata l'avventura. Il viaggio in aereo fu un po traumatico a causa dei vari fusi orari che ho trovato facendo scalo ad Abu Dahbi e a Sydney, ma fu grazie a quel volo che iniziai ufficialmente la mia nuova avventura. Ho volato con altri ragazzi italiani, incontrando poi ad Abu Dahbi altri ragazzi provenienti da ogni parte del mondo in direzione Australia che facevano la stessa esperienza Lions.
Appena atterrato ho subito trovato la mia host family che aspettava ad accogliere me e il ragazzo francese con il quale ero ospitato.
I primi 3 giorni sono stati caratterizzati da sonni profondi appena messo piede in auto, tanto che ci hanno paragonato a 'two little children'; ma nonostante ciò abbiamo trovato una famiglia aperta e accogliente che non ci ha fatto pesare nemmeno per un secondo la distanza e i diversi modi di fare. Anzi si è perfino interessata alla lingua e cultura italiana e francese, cosa non da poco, e ciò gli fa grande onore.
A mio parere non ci poteva capitare una famiglia migliore, non troverei nemmeno le parole per descriverla. In questa prima settimana e mezza passata dai Campbell abbiamo esplorato Sydney, partecipato alle cene Lions, a barbecue di beneficenza e incontrato tanti loro amici.
Alla cena Lions abbiamo incontrato anche diversi ragazzi che venivano ospitati vicino a noi, con cui siamo usciti in città qualche volta. Dopodiché siamo passati da un'altra famiglia, i Jackson.
Questi erano molto amici con i Campbell, perciò avevamo già avuto modo di incontrarli e fare qualche cena tutti insieme.
Anche con questa famiglia ci siamo trovati molto bene, e, come i Campbell, ci hanno trattato come figli loro. Finite le tre settimane in famiglie io e Antoine, il ragazzo francese, ci dirigiamo al camp (a malincuore). Prima di andare al camp eravamo molto scettici su quello che sarebbe potuto accadere, eravamo ancora in estasi per le tre magnifiche settimane passate in famiglia, ma ci sbagliavamo.
Arrivati al camp, dico la verità, ci ho messo un po' a ambientarmi, ed è stato l'unico mio rimpianto di tutta l'esperienza.
Ho conosciuto persone fantastiche con cui ho condiviso momenti bellissimi. Tra urla, musica in riva al lago, giochi di gruppo, balli, complicità e risate siamo diventati un gruppo molto affiatato. Il camp era un camp molto americano, con una grande casa di legno in mezzo al bosco predisposta per accogliere gruppi, una grande zona verde davanti con campo da beach volley, gazebo in legno, una piccola foresta, una zona faló e poi qualche metro di prato che si affacciava su un meraviglioso lago da cui tutte le sere si poteva vedere un tramonto mozzafiato.
Ho conosciuto persone da tutto il mondo, ho imparato a rispettarle e a conoscerne i pregi. Non solo stranieri, in quanto eravamo ben cinque italiani, uno per ogni zona d'Italia. Ovviamente non abbiamo fatto gruppo chiuso ma siamo riusciti con la solarità e impacciatezza classica degli italiani a far amicizia con tutti, tanto che a fine camp ogni persona sapeva almeno qualche parola in italiano.
Ecco ho accennato la fine del camp. Un trauma.
Quel giorno è stato un miscuglio tra ricordi che riaffioravano e consapevolezza di quanto sia stato fantastica quest'avventura insieme a loro.