È tutto cominciato il 26 giugno all'aeroporto di Malpensa di Milano, dove arrivata con i miei genitori e un ragazzo canadese che stavo ospitando in quel periodo, ho incontrato i miei futuri compagni di volo tra cui Sciamila e Carolina, ragazze venete con cui sono stata assieme anche nel camp Kanga, in Queensland.
I viaggi sono stati a dir poco traumatici a causa della lunghezza esasperante e del fatto che non sia riuscita a dormire più di tre ore in un totale di circa venti ore se non più di viaggio. Devo comunque ammettere di aver totalmente apprezzato gli aerei futuristici della Emirates dai quali sono rimasta veramente colpita.
Sono arrivata a Canberra la mattina del 28 con due giorni di sonno arretrato, e lì ho incontrato la mia host mother Rebecca; tra noi è stato davvero amore a prima vista: abbiamo iniziato a legare dal primo momento in cui ci siamo viste in aeroporto, e posso quasi considerarla come una seconda madre.
Comunque, ci siamo subito messe in viaggio per Milton, il paesino che loro chiamano città non so con che coraggio vista la dimensione davvero ridotta, situato sulla costa del New South Wales a circa due ore e mezza di distanza dalla capitale. Nella famiglia di Rebecca ero l'unica ragazza straniera, tuttavia ho passato le mie tre settimane con loro in modo davvero memorabile e rimpiango ogni momento passato con i membri della famiglia: Beck (Rebecca), Grant, il marito, e le due bimbe, Darcie e Maggie, rispettivamente di 9 e 6 anni.
Nonostante non ci fossimo spostati troppo da casa ho avuto la possibilità di visitare posti a dir poco spettacolari, specialmente luoghi sulla costa come Jervis Bay, Narrawallee Beach, Batemans Bay, spiagge di sabbia bianca quanto neve o completamente ricoperte da conchiglie di tutte le forme e misure.
Inoltre siamo andati a fare un giro a cavallo con le bimbe, abbiamo visto balene e delfini che nuotavano nell'oceano, e i tipici animali australiani all'interno dello Shoalheaven Zoo di Nawra, città a circa un'ora di macchina da dove vivevo, dove ho avuto il piacere di toccare i canguri e dar loro da mangiare, anche se purtroppo non ho potuto accarezzare i koala.
A metà della seconda settimana siamo andati a trovare la nonna, madre di Beck, a Canberra, e ho avuto quindi il piacere di visitare la fredda capitale australiana. Abbiamo visto il Nuovo Parlamento, tenendo conto che il vecchio risale al 1930 circa, la zona delle ambasciate, l'Historical National Museum e l'area universitaria, da considerarsi quasi come una città a parte e che al 90% mi vedrà negli anni futuri come sua studentessa. Tuttavia abbiamo trascorso la maggior parte del tempo negli enormi centri commerciali, paradiso dello shopping sfrenato.
Altro pregio della mia famiglia era il loro talento in cucina, cucinano probabilmente meglio di alcuni italiani, e quindi mentre vivevo da loro si sono sbizzarriti nel prepararmi piatti di tutti i tipi, specialmente italiani, e non ne hanno mai sbagliato uno. Gli unici colpi al cuore avuti in campo gastronomico sono stati la pizza, e un tentativo fallito di riproduzione dei tortellini, entrambi piatti al ristorante.
Durante il mio soggiorno in famiglia ho conosciuto un ragazzo tedesco di nome Lukas, e a partire dalla seconda settimana abbiamo iniziato ad andare in giro assieme. Ho quindi conosciuto i due ragazzi che lo ospitavano, Sebastian e Benjamin, e assieme a loro ho fatto attività di livello più adrenalinico, e l'esempio migliore è il tuffarsi nell'oceano da una scogliera di 14 metri: probabilmente una delle cose migliori che abbia mai fatto. Purtroppo il tempo è volato ed è stato davvero difficile salutare tutti.
Prima di partire per Proserpine, dove si trova il camp, sono stata assieme a Beck un giorno a Sydney, in modo da conoscere le principali attrazioni della città, come ad esempio l'Opera House e l’Harbour Bridge, Bondi Beach, il centro e i Century Fox Studios.
Al camp abbiamo svolto un sacco di attività davvero divertenti come tubing, boat trip, snorkelling e ocean rafting. Posiziono il giorno di quest'ultimo al primo posto anche poiché nello stessa giornata abbiamo fatto immersione nella barriera corallina e visitato la meravigliosa Whiteheaven, che posso considerare un paradiso terrestre.
Altro punto a favore del camp sono state le notti, nel senso che tutto sembrava diventare innaturale: potevi vedere brillare le stelle come non mai e di conseguenza la via lattea era perfettamente riconoscibile. Inoltre con il buio i wallabies, canguri in miniatura, uscivano dal bosco per mangiare l'erba di fianco ai dormitori e nell'ultima sera, quella del falò, questi piccoli animaletti sono venuti intorno al fuoco alla ricerca di residui di cibo, ed erano a soli due metri da noi.
Sfortunatamente anche il camp è finito e dover salutare tutti è stata una vera e propria agonia, e anche ora che sono di nuovo in Italia sento la mancanza di questa Australia che penso di amare e di tutta la gente che ho conosciuto e mi ha cambiato la vita.
Vorrei quindi ringraziare tutti coloro che mi hanno permesso di intraprendere questa esperienza, il mio distretto Lions e quello australiano, le mie due famiglie, in Italia e oltreoceano, e anche tutta la gente che ha reso questo soggiorno migliore.