L’esperienza più bella della mia vita, oserei dire, stimolo di crescita e apertura mentale.
Mi sono ritrovata, per la prima volta della mia esistenza in un luogo completamente sconosciuto, del quale sapevo solo qualche nozione ricavata da Internet e dai libri, immersa da persone che parlavano una lingua diversa, con un differente modo di ragionare e vivere.
Ho amato i luoghi, i paesaggi, le abitudini, il fatto che, per staccare dalla monotonia, la grande maggioranza dei finlandesi abbia dei cottage estivi, senza né luce né elettricità, dove rilassare la mente e il corpo, andando in sauna, pescando, facendo il bagno nel lago, occupandosi di se stessi.
Dopo la prima settimana di vacanza mi sono accorta di come il mio passo fosse rallentato: mi trovai in un supermercato a fare la spesa con la mia famiglia, ad un certo punto ci dividemmo, io curiosa di vedere gli articoli differenti dai nostri, sugli scaffali, mi diressi verso una direzione, ad un certo punto mi fermai. Camminavo lentissima, e se qualche volta impari a farlo, riesci poi a vedere un sacco di cose che nella nostra vita “italiana”, fatta di corse e fretta, non potremmo nemmeno notare. Come il sole che tramonta lungo il pontile, mentre stai passeggiando, per andare insieme agli altri ragazzi del campus in città, o le persone del posto che incuriosite cercano il pretesto per conoscere la storia delle tue origini.
La cosa principale che porterò con me di questo viaggio sono le persone: a partire da Asko Saatsi e Kriistina Kukkonen, la mia famiglia finlandese; mi hanno trattata come una vera figlia, facendomi fare esperienze, visitare luoghi, giocare in casa, cucinare insieme e commuoverci di fronte alle foto scattate, prima di dirci addio. Kriistina e Asko sono stati per me un’ispirazione, il loro modo di vivere aiutando il prossimo, la loro pazienza, la loro vitalità…
Mai dimenticherò, poi, Ryan, il ragazzo dell’Alaska che ha condiviso con me l’esperienza in famiglia e poi al campus. Il fatto di convivere con lui per tre settimane piene ci ha fatto legare in una maniera indescrivibile, che nemmeno i pianti finali, prima di separarci potrebbero minimamente raccontare. Mi ha insegnato a pescare, ed è con lui che ho preso il mio primo luccio, ha tentato di mostrarmi come fare il cubo di Rubik, ma rimango dell’idea che sia per pochi eletti. Indelebile nella mia mente la notte passata al cottage, io e lui in barca a scambiarci opinioni sui temi più importanti della vita. Grazie a lui ho migliorato il mio inglese: anche se inizialmente ho avuto difficoltà a comprendere l’accento americano, lui con pazienza ha aspettato che, come adesso, lo trovassi più semplice e comprensibile.
I ragazzi del campus sono stati per me un grande appoggio, ho trovato dei veri amici in così poco tempo e stretto un rapporto con loro che mi auguro continui nel corso della vita.
L’unica difficoltà che ho riscontrato in questo viaggio è stata l’assegnazione della famiglia. Fino a quattro giorni prima della partenza, non conoscevo nemmeno il nome di chi mi ospitasse. È stato per me un piccolo disagio che si è però facilmente risolto.
Volevo ringraziare i Lions Club di Gallarate e tutti i Lions del mondo per aver dato a me e agli altri ragazzi del campus la possibilità di conoscerci e vivere assieme un’esperienza magnifica che più e più volte rifarei!
Grazie di cuore,