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ITALIA: what else?

Ci sono tantissime cose da raccontare della mia esperienza in Messico, ma, dato che non basterebbero 10 pagine per riassumerla e non vorrei annoiare chi sta leggendo questo report, scriverò poche cose con la speranza di invogliarvi a scoprire questa terra indimenticabile che occuperà per sempre un posto speciale nel mio cuore.

Dunque, innanzitutto dovete sapere che tra le mie tre preferenze nel modulo di iscrizione, il Messico non c’era neanche per idea. Il mio sogno era quello di andare in Nuova Zelanda e quando mi hanno comunicato la destinazione ho letteralmente pianto per la delusione. Ora mi viene da piangere al pensiero di non poter tornare un’altra volta in quel luogo incantato. Non cambierei questa meravigliosa esperienza per nulla al mondo.

Tutto è iniziato il 5 Luglio a Zacatecas. Dopo quasi 24 ore passate tra aerei e aeroporti, dopo aver conosciuto mille persone a caso pur di non starmene da sola, dopo aver fatto un pieno di caffè da Starbucks, finalmente ero arrivata. Ecco che la mia avventura stava per cominciare. Eravamo io, la mia valigia, il mio zainetto da “Dora l’esploratrice” e una voglia matta di conoscere la mia prima famiglia.

Ad accogliermi all’aeroporto, non una felice famigliola sventolante un cartellone con il mio nome in colori fluorescenti, bensì un ometto baffuto in una divisa aziendale. Ovviamente, subito lo scambiai per il mio “papà”. Poi, non appena vidi la sua macchina, capii: era lo chauffeur personale della mia famiglia!

Ora, io ero partita da Milano con la triste consapevolezza di dovermi adattare al terzo mondo, quale pensavo fosse il Messico, invece mi ritrovai catapultata in una villa da ricconi in un quartiere privato di Zacatecas.

 

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