Vista la mia recente esperienza in Estremo Oriente più che positiva presso il camp di Hong Kong l’anno scorso, ho deciso anche quest’anno di recarmi dall’altra parte del mappamondo e imbarcarmi nuovamente per la terra di mezzo… o meglio, per la sua isola più grande: Taiwan.
Così una volta appresa la mia accettazione presso il campo mi trovo subito catapultato in uno dei davvero pochi problemi palesatisi nello scambio: la disorganizzazione. Difatti le comunicazione pervengono con un po’ di ritardo e fino a praticamente una settimana prima della partenza non sapevo presso che famiglia sarei stato ospitato e praticamente nemmeno il programma di massima (per essere precisi il programma ce l’avevo… ma scritto in cinese…), ma, eccezion fatta per questi problemi di coordinazione fra i vari Lions che organizzavano lo scambio, la mia esperienza si può comunque fantastica.
Siamo anche stati un po’ sfortunati dal punto di vista meteo, con ben due tifoni, ma nonostante tutto il campo è filato liscio facendo pressappoco tutto ciò che era indicato nel programma.
Le famiglie sono sempre molto disponibili e ospitali, in pieno stile orientale, e sempre pronte a soddisfarti… nel limite del possibile comunque.
Grazie a questo scambio ho potuto godere delle bellezze taiwanesi in tutti i sensi, in particolare dal punto di vista naturalistico-paesaggistico e gastronomico. Un conto infatti e girare un Paese da turista, un altro è essere accompagnati da gente del posto, magari pure della tua età (con quindi un’evidente condivisione di gusti e vedute). Taiwan è davvero una bella isola e ora capisco perché i portoghesi quando la “scoprirono” nel XVI secolo la chiamarono “Formosa”, ovvero bella in portoghese: una natura rigogliosa e generosa che crea penso la migliore frutta che abbia mai mangiato.
Detto tutto ciò consiglio vivamente questo scambio perché permette di visitare un Paese non proprio accessibile per i turisti occidentali, visto che pochi parlano inglese… e pure male! Però bisogna, come sempre quando si viene a contato con culture così diverse dalla nostra, adottare diversi accorgimenti: essere assolutamente flessibili (cioè fare tutto quello che viene proposto e, soprattutto, mangiare e bere tutto ciò che viene offerto), non avere pretese da occidentale (in Asia molte abitudini sono radicalmente diverse dalle nostre e bisogna adattarsi, altrimenti meglio starsene sulla Riviera a mangiar piadine!!!) e, soprattutto, godersi ogni singolo momento perché sono attimi unici che difficilmente si potranno ripetere in un posto così lontano ed “esotico”.