“Ma sei pazza? Andare in Tunisia proprio ora, dopo gli attentati! Inoltre è un paese musulmano, di sicuro non ti lasceranno fare niente, ancora di più che arrivi durante il Ramadan! “.
Al momento di scegliere le destinazioni per lo scambio Lions, non avevo pensato alla Tunisia. Ma quando mi è stato proposto di trascorrere 17 giorni in questo paese, ho deciso di partire, e credo sia stata una delle migliori decisioni che abbia preso in vita mia.
Ogni momento, ogni giornata è stata ricca di esperienze e speciale, a partire dal periodo passato in famiglia a Sfax, dove mi sono sentita a casa come non avrei mai pensato mi potesse capitare, fin dal primo momento. Ciò che lo ha reso speciale è stato la condivisione della quotidianità: sorseggiare il thè alla menta seduti tutti assieme sul divano, preparare assieme la cena o semplicemente bere un agognato bicchiere d’acqua dopo aver sentito il richiamo dal minareto che al grido “Allah Akbar” sancisce la fine del digiuno. Già, il digiuno del Ramadan. Ho avuto la fortuna di arrivare negli ultimi giorni del Ramadan, e di essere così parte di quell’atmosfera così magica e particolare che caratterizza questo periodo dell’anno, in cui la città sembra risvegliarsi nelle ore dal tramonto all’alba. Percorrendo le strade affollate del centro, era normale vedere barbieri lavorare nelle loro botteghe dopo la mezzanotte, mangiare una crêpe panée alle 3 del mattino prima che ricominci il digiuno.
Non potrò mai dimenticare le chiacchierate nei caffè di quei giorni, e quanto fossero interessanti e spontanee le conversazioni che ho avuto con i miei nuovi amici tunisini, sull’Italia, sull’Europa, o sulla rivoluzione che loro hanno vissuto in prima persona. Mi accompagneranno per sempre le immagini dell’ultima notte di Ramadan in particolare, in cui il chiarore dell’alba si fonde con le luci dei minareti illuminati a festa, il muezzin richiama alla preghiera nelle moschee stracolme e la gente in strada si scambia gli auguri. L’atmosfera gioiosa è la stessa del giorno dopo, la festa del L’Haid, in cui tutta la famiglia si riunisce intorno alla tavola e si mangia il piatto tipico pesce salato e la “charmula”, salsa di cipolle e uva.
I dieci giorni successivi al camp, sono stati ugualmente meravigliosi e intensi. Eravamo solamente 6 exchangers a causa dell’allerta terrorismo, ma questo ci ha permesso di diventare un gruppo veramente unito. Ora per me Lituania, India e Messico non sono più solo dei paesi stranieri, ma posti di cui ora conosco meglio la cultura e la storia e in cui so di poter ritrovare amici speciali.
Le giornate passate al camp Dar Salima mi hanno anche fatto scoprire la generosità e l’accoglienza della comunità Lions tunisina, che ci ha sempre accolto con un calore straordinario e ha organizzato per noi altri eventi oltre a quelli previsti dal camp per il solo piacere di averci come ospiti.
Oltre ad attività fantastiche come cliff-jumping, scalata, paintball, abbiamo avuto l’opportunità di visitare alcuni dei luoghi simbolo della Tunisia, che ci hanno fatto scoprire i colori e la confusione della medina di Tunisi, lo splendore e la commozione del museo del Bardo, la luce e i colori di Sidi Bousaid, perla del Mediterraneo, lo spirito della storia che si respira a Cartagine. Era triste però vedere come questi luoghi meravigliosi fossero quasi completamente disertati dai turisti a causa della paura degli attentati e quanto sia stato potente l’effetto dei media sul turismo della Tunisia, un paese in cui per neanche un momento mi sono sentita in pericolo e in cui la popolazione cerca di risollevarsi dopo quei terribili fatti e combattere con tutte le forze il terrorismo.
Certo le differenze culturali esistono, in Italia non mi sarebbe mai capitato di trovare gli asini in autostrada, sperimentare l’ebbrezza, non sempre desiderata, di una gara di rally ogni volta che mi trovavo su una macchina, ma neanche avrei potuto mai scoprire i suoni e i profumi di un suq, ballare al ritmo dei darbuka sotto un cielo stellato, scoprire la cultura araba finalmente senza pregiudizi e conoscere il calore e l’apertura del popolo tunisino.
Una parte del mio cuore è rimasta in quel paese dall’altra sponda del mare, e so che se un giorno vorrò tornare a prenderlo, ci saranno i miei fratelli e sorelle tunisini ad accogliermi.
أنا أحب تونس