Il 5 luglio 2015 sono partita per gli scambi giovanili in Turchia partecipando al campo 118 E Bosphorus & Dancing. La famiglia ospitante che mi era stata assegnata vive ad Antalya mentre il campo si sarebbe svolto a Istanbul.
Verso le 14 sono arrivata all’aeroporto Ataturk di Istanbul e sono stata accolta da tutti gli staff del campo che mi aspettavano con grandi cartelli. Una di loro mi ha accompagnato a conoscere la mia compagna di “avventura” con cui ho passato il periodo in famiglia. Nella host family, infatti, non ero sola, la famiglia aveva deciso di ospitare due persone: Maria ed io.
Maria è una ragazza danese della mia stessa età (19 anni) con cui ho trascorso non solo il periodo nella Host Family, ma anche 11 giorni al campo per un totale di 21 giorni insieme!!! 24 ore su 24!
Risulta inutile dire quanto siamo rimaste amiche e che legame si è venuto a formare tra di noi: con lei ho trascorso i momenti più belli e più difficili della mia permanenza in Turchia, rendendo quest’ultimi meno amari! Per questo tipo di amicizia abbiamo scoperto che esiste una parola turca: Kanka, cioè un migliore amico che è così connesso con te che diventa parte del tuo corpo.
Il volo per recarci ad Antalya era fissato per le 20 e dunque abbiamo avuto tutto il pomeriggio per conoscerci bene. Arrivate a destinazione, la navetta aeroportuale ci ha accompagnato al ritiro bagagli. Dopo circa 2 ore le nostre valigie non erano ancora arrivate. Decidiamo così di chiedere informazioni ad una hostess che ci comunica che i bagagli vengono divisi tra voli internazionali e “domestici” (da intendere quelli all’interno della Turchia). Essendo il nostro un volo domestico i nostri bagagli si trovavano in un’altra zona. Quando abbiamo trovato le nostre valigie, all’appello ne mancava una….la mia.
Il responsabile del lost & found lagguge ci ha informato che la mia valigia non era arrivata e che era stata intestata a Maria. Dunque lei ha dovuto compilare diversi documenti e siamo uscite per incontrare la famiglia. Siamo stata accolte dalla madre e dai figli che ci hanno portato subito a casa (erano le 23). Per quanto riguarda la mia permanenza in famiglia devo segnalare sia cose positive che cose negative.
Le positive è che ci hanno portato a vedere un sacco di cose, anche distanti da dove abitavano: abbiamo visto Aspendos, Perge, svariati musei come quello di Antalya, di giochi storici, di animali acquatici ecc, le varie cascate presenti sul territorio, le numerose spiagge e i quartieri storici.
Le negative, invece, sono dovute al fatto che la famiglia ospitante NON parlava INGLESE!!!! Un bel problema all’inizio di questa avventura, contando il fatto che la mia valigia non era stata trovata. Da parte loro mancava il supporto emotivo e pratico, rendendo la comunicazione totalmente impossibile.
Fortunatamente, e penso di non averla ringraziata abbastanza, la responsabile degli scambi con la Turchia (Camilla Castiglione) non è stata disponibile…..ma è stata più che disponibile!!!!! In questa situazione di difficoltà, nonostante la distanza, è riuscita a sostenermi sia psicologicamente sia informandomi sulle “novità” della valigia (che è stata ritrovata dopo 3 giorni). Un altro elemento a favore è Maria, che avrebbe potuto tranquillamente ignorare il mio problema….e invece ha deciso di aiutarmi e supportarmi.
Anche il cibo è stato un problema: non c’era un ingrediente uguale alla cucina Europea! Pure la danese non riusciva a mangiare le zuppe e lo yogurt. L’ unico pasto completo che abbiamo fatto è stato al Burger King.
Il 15 luglio ci siamo poi recate al campo, prendendo un aereo Antalya-Istanbul. Siamo arrivate al campo verso le 10, ma il resto dei campers sarebbe arrivato verso le 18, dunque abbiamo aspettato con gli staff.
Al campo l’esperienza è stata STRAORDINARIA!!!!! Abbiamo visitato molte cose e fatto molte gite in barca, numerosi sono stati i party e le sere di Gala
Abbiamo svolto dei laboratori di fotografia e video, e imparato un’antica e tipica arte di disegno sull’acqua. Ma tutte queste attività non sono nulla in confronto all’esperienza emotiva e culturale che il campo ti dà.
Il campo era composto da 50 persone provenienti da 24 Paesi diversi e l’influenza culturale di essi era sempre presente. Impari ad apprezzare le piccole e le grandi diversità, stringi legami indissolubili nonostante la distanza (dal mio ultimo campo in Germania mi è rimasta la mia migliore amica portoghese che mi ospiterà a settembre nella sua città e con cui non ho mai smesso di sentirmi dall’utimo giorno di campo).
Dunque questa avventura è stata altalenante, passando velocemente da momenti “brutti” a momenti indimenticabili, segnando indelebilmente un’altra pagina della mia vita che porterò sempre con me.
La Turchia mi ha riservato un bello spettacolo e dei retroscena formativi.
Grazie mille per l’opportunità che mi è stata data