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ITALIA: what else?

Sono sul solito autobus diretto verso la stazione.

E' mattina presto, il finestrino è appannato e la musica nelle mie cuffie è sempre la stessa.
Arrivo a scuola ed inizio a comporre il piccolo brano che renderà possibile un'esperienza che cambierà definitivamente e sostanzialmente la visione che ho del mondo e di me stesso.
Un giorno mi viene comunicato che ho vinto il concorso per cui avevo scritto quel testo. Non so cosa aspettarmi da tutto ciò.
Prima del viaggio tanta insicurezza e tante telefonate con persone fantastiche che rispondono ad ogni mio dubbio. Ciononostante non sono sicuro.
Tutto d'un tratto mi trovo su un aereo che sta atterrando ad Istanbul, solo e circondato dal mondo.
All'uscita dell'aeroporto c'è una tra le migliori famiglie che abbia mai conosciuto ad aspettarmi. Saliamo in macchina e via, si riparte di nuovo alla volta di Mudania, in una villetta a schiera arroccata tra le colline turche, affacciata sul Mar della Marmora.
Le giornate con la famiglia volano, inoltre l'arrivo d'un altro ragazzo, un polacco di nome Schymon rende la mia prima parte di avventura ancor più vivace e divertente.

Pian piano, durante la convivenza con la mia famiglia ospitante, mi rendo conto di alcuni dettagli insignificanti ad una prima occhiata ma che con il tempo mi fanno comprendere parte dell'essenza della cultura turca. Il primo di questi mi salta all'occhio mentre percorro le autostrade di questo paese: si tratta di alberi, non alberi alti e frondosi bensì semplici piantine poco più alte di 50 centimetri. In un primo momento non mi colpiscono più di tanto ma poi capisco un primo divario tra il pensiero del mio paese e quello di questa terra; nelle nostre città, nei nostri paesi, le piante sono quasi sempre interrate ormai mature poiché non si vuole aspettare che crescano. La nostra è più una mentalità del tutto e subito, mentre qui vi è la virtù dell'attesa. Il secondo dettaglio è quello inerente al patriottismo. Ho notato come in questo paese vi sia un nazionalismo quasi estremo, anche questo particolare mi ha dato di cui pensare. Ad esempio a quanto poco noi siamo legati a simboli come la nostra bandiera.

 

Dopo tutte le esperienze compite nei primi dieci giorni di permanenza con la famiglia ed il forte legame stabilito con essa, io e Schymon partiamo alla volta di Bursa, dove viviamo per altrettanti giorni in compagnia di numerosi ragazzi provenienti da ogni dove. Proprio qui imparo quanto il mondo sia grande e quante culture differenti esistano. Gli ultimi due giorni li trascorriamo tutti insieme ad Istanbul e la esploro con gli occhi e la curiosità di un bambino. Essa è un luogo magico, una porta che collega l'occidente all'oriente riuscendo ad unire i costumi di entrambi. Durante questo incredibile e pazzesco viaggio ho assaggiato cibi nuovi, conosciuto persone meravigliose, visitato posti senza tempo e tutto questo resterà in me per sempre. Ringrazio il Lions per questa meravigliosa opportunità.