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ITALIA: what else?

Cuffie nelle orecchie, sguardo perso nel vuoto. Sono sull’aereo che mi sta riportando a casa. Chiudo gli occhi ed una marea di ricordi mi appare come immagini nitide di un viaggio meraviglioso e indimenticabile.
Tra poche ore rivedrò la mia famiglia, ma chiudendo gli occhi vedo ancora tutti gli amici, tutte le persone che ho conosciuto e con cui ho passato dei momenti splendidi. Non posso dimenticare.
All’inizio le immagini sono accavallate e faccio un po’ fatica a distinguerle, pian piano si ordinano come una sequenza di un film che osservo come una spettatrice esterna, si susseguono e trattengo le lacrime. 
Dopo un viaggio che mi è parso quasi infinito, trascorso a guardare film e ad ascoltare musica, sono finalmente a Sidney insieme ai miei tre compagni di viaggio.

Allan Taylor e altri officers Lions australiani ci accolgono all’aeroporto dove incontriamo alcuni degli altri ragazzi che parteciperanno al Camp Kookaburra.
La settimana in campo vola via con una velocità impressionante, senza quasi rendermene conto; ho trascorso un periodo in cui le risate, il divertimento e il godere dello stare insieme erano all’ordine del giorno. All’inizio l’idea del campo l’avevo accolta con un po’ di scetticismo e di paura dopo l’esperienza dell’anno scorso. Non volevo ripeterla! Fortunatamente non è stato così. 
Lo spirito di coesione e di amicizia, che è alla base degli Scambi Giovanili dei Lions, era sempre presente. Mi sentivo come parte di una grande famiglia, come se tra noi non ci fossero differenze culturali al di là della lingua di ognuno. Il clima freddo, inizialmente, non ci ha reso la vita molto facile ma il calore che c’era fra tutti noi non ce lo faceva notare più di tanto.                                     

Le gite, le visite guidate, gli incontri culturali, tutto nel campo era organizzato nei minimi dettagli, tipico comportamento da scout, sin dai primi giochi che ci hanno fatto sentire come amici di vecchia data. Quei giochi, che a prima vista potevano sembrare molto stupidi, hanno abbattuto le nostre diffidenze, le nostre paure e la nostra timidezza. Tutti alla fine ridevamo e siamo diventati amici nel giro di pochissimo tempo. Tutto era studiato per farci comprendere tradizioni a noi sconosciute. I capi erano come dei genitori per noi, ascoltavano le nostre esigenze ed erano attenti ad ogni nostro problema. I Lions dei Club vicini erano presenti quotidianamente per accompagnarci nelle visite, farci da guida, per preparare i nostri pasti e per divertirsi assieme a noi. 
Questo è quello che dovrebbe esserci in tutti i campi Lions del mondo, lo dico come scout e come Leo.
Allan, Keith ed Ann sono stati fantastici. Non hanno lasciato mai nulla al caso. E’ il primo anno di vita di questo campo, eppure sembra rodato già da tempo data la loro attenta organizzazione.
Auguro a questo campo e agli organizzatori una lunga vita e… che possano ospitare altri ragazzi bravi come noi. 
La partenza è stata triste, non avevo voglia di lasciare il campo e allontanarmi da tutti. Eppure dovevo farlo ed affrontare nuove esperienze con tre famiglie.
Le prime due famiglie sono state splendide. Sono state sempre affettuose e disponibili nei confronti miei e delle altre ragazze che sono state con me. 

Mi hanno fatto sentire come un membro delle loro famiglie, una figlia. 

La prima famiglia mi ha fatto conoscere le bellezze del New South Wales e di alcune parti del Queensland. Due “genitori” amabili che non mi hanno fatto mancare nulla e di cui conservo un bel ricordo. La seconda famiglia, affettuosa come la prima con cui ho trascorso un periodo più lungo, mi ha dato la possibilità di visitare l’interno dell’Australia (l’Outback) e altri posti dalla bellezza indescrivibile.
La situazione con la terza famiglia è stata particolare. Conoscevo già la loro figlia minore, Rose, che è stata la mia host-sister due anni fa in Italia. Trepidavo nell’attesa di rivederla e sono stata felicissima di stare con lei, conoscere la sua famiglia, i suoi amici e le bellezze di Sidney. 
Le immagini tornano a farsi un po’ confuse, riapro gli occhi e mi rendo conto di essere seduta al mio posto sull’aereo. I ricordi ancora vivi in me non mi facevano sentire lontana da tutte le persone fantastiche che ho conosciuto e dai posti meravigliosi che ho visitato, perché nutro la speranza di ritornare nel “Downunder”.

Grazie Lions!

Grazie Australia!

Grazie di avermi dato, anche quest’anno, l’opportunità di vivere un’esperienza che mi ha arricchita e che porterò per sempre nel mio cuore.