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ITALIA: what else?

Appena tornata dall’Australia, sono subito andata a Grado per prendere un po’ di sole (visto che in Australia era inverno).
Quest’anno è stato il secondo scambio giovanile organizzato dai Lions al quale ho partecipato ed è stata la prima volta che sono andata in un camp: è stata un’esperienza indimenticabile. 
Il camp Kookaburra (che prendeva il nome da un uccello molto tipico del posto e che ogni mattina sentivamo cinguettare) è stato organizzato da alcuni Lions ed in particolar modo dal Lions Allan Taylor. Io sono celiaca e sono stati da subito molto servizievoli con me procurandosi la farina e i cibi senza glutine; inoltre la cuoca preparava sempre un piatto diverso per me ogni sera. Per quanto riguarda le attività sono state varie e molto divertenti: ci hanno diviso in quattro gruppi diversi per far sì che i ragazzi della stessa nazionalità non stessero tutto il giorno insieme e affinché ci conoscessimo tutti ed è stata una buona idea, dal momento che ho fraternizzato con ragazzi di altri stati. Ora ci siamo scambiati i contatti e-mail e gli indirizzi di casa e ci terremo in contatto, così se un giorno dovessi andare in una città vicina a quella di uno dei miei amici lo potrò rivedere di nuovo.

La seconda e la terza settimana sono andata in una famiglia a Newcastle, a circa due ore e mezza da Sidney, insieme ad una ragazza danese di nome Dorte. La madre che mi ha ospitato è stata da subito molto gentile con me, insieme al marito e ai ragazzi che un giorno ci hanno portato in treno a visitare Sidney. L’unica cosa che a me non è piaciuta di quelle due settimane è stato il fatto che abbiamo dovuto lavorare dal lunedì al venerdì, ogni giorno dalle 9 di mattina fino alle 16 di pomeriggio per i Lions in riserve naturali. Quando nel programma che mi era arrivato prima di partire mi avevano detto che avrei lavorato e mi avevano fatto scegliere i services che preferivo io avevo escluso gli animali e le piante; ma, nonostante ciò, mi hanno mandato a lavorare per due settimane con animali e piante! Il fatto che non mi è sembrato giusto è che, lavorando quasi tutto il giorno e tornando a casa alle 17 di pomeriggio, non sono potuta stare molto tempo con la famiglia che mi ospitava. Infatti di sabato e di domenica mi hanno portato a fare due gite (una volta in una spiaggia dove si entrava con la macchina e una volta in un bosco a fare il barbecue) ma per il resto sono dovuta rimanere a casa anche perché alle 22 di sera andavo a dormire visto che il giorno dopo mi svegliavo alle 7!

Per quanto riguarda la terza e la quarta settimana, sono stata ospitata in una famiglia a Sale, una cittadina a tre ore da Melbourne, insieme ad un altro ragazzo italiano. La madre, nonostante fosse italiana, ci ha subito detto che avrebbe parlato con noi in inglese per farcelo imparare ma che se non avessimo saputo qualche vocabolo glielo avremmo potuto chiedere: in questo modo ho imparato molte parole nuove che se no non avrei mai trovato su un normale vocabolario. L’unico handicap era che la madre e il padre lavoravano quasi ogni giorno e che i figli erano tutti grandi e sposati, dunque i primi giorni è stato un po’ noioso perché io e l’altro ragazzo italiano eravamo a casa a guardare dvd; poi, però, è arrivato il week-end e ci hanno portato a visitare Phillip Island dove ho visto la parata dei pinguini più piccoli al mondo e mi sono molto divertita.

 L’ultima settimana la figlia minore è tornata dal lavoro (aveva lavorato per una settimana su una piattaforma in mezzo all’oceano) e ci ha portato ogni pomeriggio in giro e mi sono molto divertita, oltre ad aver conosciuto molti suoi amici simpatici. L’ultimo sabato abbiamo anche visitato Melbourne.Questo viaggio è stato molto utile per me perché, oltre ad aver imparato bene l’inglese, mi sono resa conto della fortuna che ho ad avere una famiglia così disponibile nei miei confronti ( non è da tutti fare un viaggio del genere a 18 anni); inoltre ho conosciuto tanti ragazzi simpatici che mi è spiaciuto molto lasciare ma che spero di rivedere un giorno.

L’unica cosa che cambierei per i prossimi anni è il camp. Invece di una settimana nel farei due perché (almeno per quanto riguarda me che sono molto timida) si inizia a conoscere bene una persona dopo tre o quattro giorni e, se si sta solo una settimana, tempo che la si conosce la si deve già salutare.