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ITALIA: what else?

10 Luglio 2010: partenza dall’ aeroporto “Marco Polo” di Venezia con direzione Porto Alegre in Brasile. Le aspettative sono tante. Non so voi, ma quando io penso al Brasile, penso a spiagge soleggiate, giornate a prendere il sole distesi su un’amaca sorseggiando un cocktail fatto di qualche frutto strano e notti a ballare sulla sabbia.
Ma non avevo fatto i conti che durante la nostra estate, in Brasile sarebbe stato pieno inverno, e che Porto Alegre non sarebbe stato propriamente vicino all’equatore. 
E, in effetti, quando siamo scesi dalla corriera che ci ha portato al campo dopo un viaggio lungo e faticoso, mi sono accorta che non avrei mai e poi mai potuto mettere il costume, ne’ tanto meno indossare una maglietta a maniche corte senza prendermi un raffreddore.

Peraltro durante la prima settimana di campo il tempo e le condizioni atmosferiche non ci hanno aiutato. L’ostello nel quale alloggiavamo non era attrezzato per ospitare qualcuno durante l’inverno. La pioggia e’ stata fitta per 4 giorni e siamo stati costretti a rimanere al chiuso senza alcuna struttura riscaldata. In piu’ per raggiungere l’edificio principale, nel quale erano organizzate le attivita’, bisognava percorrere delle stradine di terra battuta rossa che con la pioggia diventava fango. Tutto quindi si riempiva completamente di fango a partire dai vestiti e per finire dalla camera da letto, nella quale erano stipate 25 ragazze con 2 soli bagni.
In ogni caso, per me, tutto questo e’ stato positivo. Abbiamo avuto infatti modo di testare le nostre capacita’ di adattamento e abbiamo avuto molto piu’ tempo per socializzare con gli altri partecipanti al programma, tanto che alla fine della settimana si era formato un gran bel gruppo di ragazzi di eta’, abitudini, modi di vita e culture completamente diverse, ma che avevano trovato molteplici punti in comune nello scovare soluzioni ai piu’ svariati problemi e che non volevano assolutamente che il campo finisse per andare a stare le rimanenti due settimane presso le “host families”.
Peraltro le attivita’ organizzate sono state tutte interessanti e coinvolgenti, soprattutto utili per comprendere la cultura locale. Gli organizzatori, inoltre, sono stati gentili e disponibili a qualsiasi nostra esigenza.
Posso dire che alla fine il bilancio e’ stato molto positivo, tenendo anche conto che era il primo campo organizzato dal “Lions Club Santo Angelo”.
Per quanto riguarda la famiglia, non ho alcuna lamentela. Ci hanno trattato come delle vere figlie, ci hanno fatto conoscere veramente a fondo la cultura e le tradizioni del loro paese, un piccolo villaggio al confine con l’Argentina, chiamato Porto Xavier. Ci hanno fatto partecipare a tutte le attivita’ familiari e quelle del Lions Club locale.
Alla fine delle due settimane potevo gia’ dire di voler bene a tutti i membri della famiglia.
Cosa posso dire in piu’?
Esperienza stupenda, per la quale partirei di nuovo anche domani.
Persone stupende, con le quali sto mantenendo contatti ancora adesso.