Ho avuto l’opportunità, grazie all’ organizzazione dei Lions Club International, di fare un viaggio oltreoceano, più precisamente mi sono recato a Calgary, capitale della regione dell’Alberta, Canada.
Il contesto nel quale l’iniziativa, che mi ha portato così distante, si è sviluppata è quello degli scambi giovanili e campi per la gioventù che appunto il Lions Club International organizza a livello mondiale per facilitare la conoscenza, la comprensione e l’incontro tra i giovani dei diversi continenti, che mai come oggi possono interagire, ma che solo con il contatto umano riescono a sentirsi veramente uniti e cittadini del mondo.
Mi sembra quindi doveroso, innanzi tutto, ringraziare le persone che, per puro spirito di servizio, hanno concesso a me e a migliaia di altri giovani questo privilegio.
Diciamo che il mio viaggio non lo scorderò anche per qualche piccolo imprevisto: come, per esempio, un piacevole soggiorno a Toronto di una notte presso lo Sheraton Hotel (un bel 5 stelle! E da solo!!!) a spese dell’Alitalia che, per rimediare al ritardo che mi aveva fatto perdere la coincidenza per Calgary, ha gentilmente provveduto al mio pernottamento con partenza la mattina seguente…quando non tutti i mali vengono per nuocere, come dice mio nonno.
L’incontro con Brenda, la mamma della mia Host Family, è stato altrettanto simpatico perché ci siamo trovati casualmente fianco a fianco all’uscita dell’aeroporto di Calgary, ci siamo girati, ci siamo guardati e lei mi ha detto, quasi sotto voce: Simon? E io: yes!!! Finalmente ero a casa, quella canadese!
Che dire delle due settimane passate con la famiglia Poteaux? Brian, Brenda, Dwight, Joey mi hanno fatto sentire da subito uno di loro: non si sono persi in cerimoniali e smancerie per ospiti che molte volte imbarazzano, mi hanno fatto capire da subito che il loro frigorifero era anche il mio e alla maniera dei cow boy mi hanno portato il primo giorno ad una specie di rodeo. Non è stato difficile adattarmi al loro stile di vita, diverso dai nostri modi un po’ formali (e il coltello a destra, e star composto a tavola, ecc.) ma molto generoso, attento alle esigenze degli altri e rispettoso della libertà altrui e dell’ambiente naturale.
Ho potuto apprezzare la serenità che danno gli spazi immensi poco urbanizzati, i percorsi naturalistici nelle riserve, ho fatto “amicizia” con un orso Grizly e la sua prole che passeggiavano liberi a qualche centinaio di metri da noi; ho percorso piste per mountain bike che sembravano quelle che vedo in tv (con un po’ di paura, lo ammetto) e non credevo ai miei occhi quando un alce ci ha attraversato la strada. Meraviglioso!
Però ho anche apprezzato l’architettura tipica di una città giovane e dinamica come Calgary, sede tra l’altro di una recente edizione dei giochi olimpici invernali: grattacieli, metropolitane, mezzi pubblici puntuali e puliti, centri commerciali grandissimi con negozi molto specializzati (ho visto un enorme shop di biciclette neanche paragonabile a quelli più forniti dalle nostre parti).
Le cene in famiglia ricordavano un po’ quelle di casa nostra, in Italia: tutti riuniti per chiudere in serenità una giornata intensa di lavoro, di studio o di divertimento, come nel mio caso.
Ma la cosa che più mi ha entusiasmato è stato: “call of duty 5” giocato in salotto con un 60 pollici a schermo curvo, con un home theater che faceva sibilare i proiettili più realistici di quelli veri! Scherzo, naturalmente, ma è stato bello anche quello.
Congedarmi dalla mia famiglia canadese, come sempre quando finisce qualcosa di molto piacevole e importante, mi ha un pochino rattristato; per fortuna che la compagnia incontrata al Campus mi ha fatto passare il magone. Il tema dell’incontro con i miei colleghi “cittadini del mondo”, 35 pazzi scatenati di tutte le nazionalità, è stato la leadership ed i modi di manifestarla e svilupparla nel rispetto dei ruoli e delle diverse umanità: molto interessante e ben strutturato, mai noioso e molto efficace.
Beh, certo, abbiamo fatto anche molto altro: una gran confusione, siamo andati a cavallo, ci siamo rincorsi per prati immensi, abbiamo esplorato boschi e foreste, abbiamo socializzato … e anche molto! Ancora oggi non passa giorno che non ci si scambi, in internet, le impressioni sulla giornata: italiani, mongoli, giapponesi, danesi, tedeschi messicani, canadesi, brasiliani, ad orari tutti diversi…e questo dice tutto!
Cosa me ne importa se al ritorno l’Alitalia mi ha fatto perdere la coincidenza Roma-Venezia e mi ha recapitato i bagagli solo la settimana dopo (ricordate la montagna di valige a Fiumicino? Ecco).
Nulla poteva turbare il mio buon umore, il mio stupore, il mio entusiasmo.
Grazie, perché l’impegno di persone che mettono al servizio degli altri le loro competenze e la loro disponibilità può veramente portare frutto, come è stato per me!