Tutto è cominciato durante l’anno scolastico quando la mia professoressa d’inglese mi ha proposto di partecipare ad un concorso che in caso di vincita mi avrebbe permesso di effettuare uno scambio giovanile. Senza pensarci un attimo ho accettato il suo suggerimento e dopo pochi giorni ho iniziato a lavorare al tema previsto dal bando. Passata qualche settimana di attesa dal giorno della consegna il mio elaborato è stato riconosciuto il migliore dai professori preposti alla valutazione ed ho subito festeggiato. L’anno scolastico era ancora lungo e mi sono concentrato negli studi ottenendo degli ottimi risultati. Finalmente erano arrivate le vacanze e con loro il momento di preparare le valigie. Tutto era pronto e con un po’ di ansia per i gate da prendere in aeroporto il 13 luglio sono partito. A dispetto delle aspettative non ho avuto problemi con lo scalo che ho effettuato ad Amsterdam e dopo una lunga giornata di viaggio sono arrivato a Billund dove mi stava aspettando la mia “host-family”!
Era composta da un ragazzo a me coetaneo, i suoi genitori e un cagnolino.
Dal primo momento mi sono sembrate delle brave persone e già da subito mi hanno trattato come un membro della famiglia. Mi sentivo come a casa: avevo una camera tutta per me con un letto grande e confortevole, il cibo era buono , ma soprattutto i genitori e il ragazzo hanno cercato in tutti i modi di farmi sentire a mio agio rivolgendomi molte attenzioni e allo stesso tempo dimostrandomi un grande affetto.
La prima sera, dopo avermi mostrato la casa, mi hanno illustrato il programma della settimana e devo dire che sono stato molto fortunato perché hanno cercato di sfruttare al massimo il tempo a nostra disposizione evitando di farmi stare in casa senza fare nulla come a volte potrebbe capitare.
Pieno di energie e voglia di conoscere la Danimarca ed i suoi usi e costumi giorno dopo giorno ho visitato i luoghi principali di questo paese : la capitale, Copenaghen, l’estremità della penisola, Skagen, e poi anche altre città vicine a quella in cui abitavo come Vejle , Aarhus e Jelling. Mi sembrava di essere uno di quei cinesi che vengono in Italia e che corrono da un posto all’altro scattando foto, ma mi sono divertito ed è stato molto interessante.
Il rapporto con la mia famiglia diventava sempre più stretto e i giorni scorrevano velocemente. Passata una settimana, era arrivato il momento di andare al camp (dove loro mi hanno accompagnato) e di dirgli ciao; non un addio, perché quel legame che si era istaurato era qualcosa di significativo ed entrambi avevamo la speranza/voglia di incontrarci in un futuro prossimo. Non sono riuscito a trattenere le lacrime e ci siamo salutati con un abbraccio.
Subito dopo ho iniziato a vedere nuove facce, un nuovo mondo. Ero pronto ed entusiasta di conoscere ben 35 ragazzi provenienti da 25 nazioni diverse ed ho potuto appurare che ognuno aveva qualcosa da raccontare del suo paese. Dopo esserci presentati abbiamo visitato il campus ed ero più che soddisfatto perché era molto organizzato dal punto di vista sportivo avendo attrezzature e campi da gioco di ogni tipo. Finita la visita, ci siamo recati nelle camere e qui ho potuto conoscere meglio il mio compagno di stanza: un turco di nome Emre. Lui è stato la persona con cui ho legato maggiormente e già dalla prima sera abbiamo iniziato a parlare e conoscerci. Grazie alla sua simpatia e cordialità ho passato veramente dei bei momenti e spero che le nostre strade si possano incrociare di nuovo.
Il programma del camp era ricco e ben organizzato: la mattina la sveglia era alle sette che puntualmente ritardavamo per strappare quei venti minuti in più di sonno, poi alle otto si alzavano le bandiere e si faceva colazione. Dopo di che iniziavano le attività all’interno del camp o si partiva per delle uscite. Il pranzo era solitamente alle 13:00 e nel pomeriggio potevano essere svolte attività o veniva dato del tempo libero in caso di rientro da una gita. Alle 18:00 veniva servita la cena e alle 20:00 toglievamo le bandiere. Infine alle 22:00 si doveva rientrare nelle camere e un’ora dopo doveva esserci silenzio.
Anche qui nel camp il tempo è volato e si era formato un gruppo veramente compatto, un gruppo che abbracciava tutto il mondo senza distinzioni di religione e colore della pelle, e che ha fatto nascere in me il desiderio di visitare i paesi da cui provenivano per poter incontrare di nuovo tutte quelle persone che mi hanno accompagnato in queste due settimane trasmettendomi un senso di fratellanza che porterò sempre nel cuore. Allo stesso modo spero anche che gli altri ragazzi mi vengano a trovare e visitino quello che è il nostro bel paese.
Vorrei ringraziare immensamente tutti coloro che riescono a rendere possibili questi scambi giovanili dando la possibilità a ragazzi della mia età di svolgere un’esperienza formativa dal punto di vista linguistico e soprattutto culturale, sociale, civico e morale. Penso che sia molto importante investire nei giovani perché sono loro il futuro ed è proprio nell’adolescenza che una persona sviluppa il modo di pensare e di interagire con gli altri. Persino fare amicizia con qualcuno viene più semplice e spontaneo. Sarebbe una buona idea proporre queste esperienze a tutti i capi di stato in modo che questi possano far conoscere agli altri il “proprio mondo” e tutti insieme costruirne uno che prenda il meglio da ciascuno e che sia veramente uguale per tutti.
Un grazie a Luisa Paroli, grazie Fabrizio Carmenati e a Mario Nicoloso….grazie di cuore a tutti voi Lions!!!!!!