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ITALIA: what else?

Ho visto paesaggi bellissimi, ma soprattutto ho conosciuto, grazie al Campo internazionale, degli amici fantastici con i quali sono rimasto in contatto e conto di coltivare l’amicizia; ora come ora mi fa strano ripensare a quei venti giorni come un periodo lontano, perché mi sembrano passate solo poche ore.
Grazie a due aerei ho potuto visitare un nuovo stato, conoscere la vita quotidiana di una famiglia finlandese, fare una quindicina di saune che sfioravano i 100 gradi, far scoprire i gusti dell’Italia grazie a due pizze impastate e cotte da me; ho potuto imparare alcune parole in finlandese, abituarmi alla luce del sole fino alle 11 di sera, imparare i balli tipici finlandesi e addirittura provarli.

 

 

  

Quello che mi è piaciuto più di tutto sono stati gli ultimi dieci giorni nei quali ho vissuto insieme ad altri ragazzi di varie nazionalità, eravamo all’incirca una trentina tra maschi e femmine quasi tutti della stessa età; insieme a loro mi sono scoperto più estroverso di quello che pensavo.

Sono partito da Trieste il 13 luglio alle 6 del mattino, ho fatto scalo a Stoccolma e da li ho proseguito il mio viaggio fino ad Helsinki; all’arrivo mi aspettava la famiglia Schwartz, composta dal padre di nome Matti, la madre Sari, la figlia Saana , il figlio Toni e i due bambini più piccoli Tapio e Sauli di 4 e 5 anni. 

La famiglia mi aspettava con un cartellone e le macchine fotografiche pronte ad immortalarmi; mi sono ambientato subito tra di loro anche se il figlio non era molto loquace e i bambini più piccoli erano molto vivaci. 

Ho vissuto con la famiglia in un piccolo ranch; per arrivarci da Helsinki ci sono volute 2 ore; per strada molte renne sostavano sul ciglio dato che le strade erano immerse nella foresta. 

Ogni giorno facevo almeno una sauna e a volte rimanevo da solo e continuavo fino a che la pelle non bruciava e respirare con il naso diventava impossibile: quella della sauna bollente e subito dopo farsi una doccia gelida è una sensazione bellissima!!! Oppure, se fuori faceva abbastanza freddo, uscire dopo il caldo della sauna e vedere la pelle fumare mentre tutt’attorno lo sguardo si perde nella foresta finlandese e il sole tramonta alle dieci e mezza di notte . 

Tutti gli altri giorni li ho passati a visitare i parenti della famiglia e intanto pensavo che si avvicinava la data di inizio del Campo; gli ultimi giorni mi hanno fatto assaggiare la pizza finlandese con il prosciutto e l’ananas: per me è da pazzi; io per risposta ho impastato e cotto la pizza, anche se il forno finlandese l’ha un po’ bruciata: “the italian pizza” ha fatto scalpore. Mentre ero con la famiglia ho preso anche parte ad un battesimo, era diverso dai nostri, è stato celebrato in casa e non in chiesa e al posto di un prete maschio c’era un donna. 

Quello che mi ha fatto più divertire durante il soggiorno in famiglia è il fatto che avevo l’impressione che pensassero io venissi da un villaggio di capanne perché quando eravamo in auto mi spiegavano cos’erano i camion, cos’era l’autovelox e simili ovvietà, ma comunque è stato divertente. 

Per mia sfortuna uno degli ultimi giorni in famiglia l’ho trascorso a letto con la febbre: è stato tremendo anche perché dormivo nella stanza di Toni dove c’era il computer, le console dei bambini, la batteria e con il mal di testa non era divertente sentire gli strilli dei fratelli più piccoli. 

Finalmente il primo giorno di campus era arrivato: speravo non finisse così velocemente; tutti arrivavano straniti abituati a vivere con le proprie famiglie ospitanti e poi da un giorno all’altro catapultati in una struttura in mezzo al nulla, ma io c’ero abituato perché con la famiglia abitavo in una piccola casetta vicino alla foresta (il centro abitato più vicino [una banca, un bar e sette case] era a 10 minuti in auto). Mentre ero nelle famiglia ospitante non vedevo l’ora di stare un po’ con ragazzi che parlassero l’inglese: avrei voluto visitare la Finlandia e conoscerne le sue tradizioni, speravo di vedere Helsinki e il mare; durante il Campo il mare, anzi l’arcipelago, l’ho visto, ma Helsinki no. 

I giorni successivi sono volati tra una corsa nella foresta dopo cena e una chiacchierata con i miei nuovi amici. Man mano che il tempo passava i rapporti si rinsaldavano sempre di più: mi sembrava di esser sempre stato lì e di avere conosciuto questi ragazzi da sempre. Giorno dopo giorno avevamo sempre delle escursioni da fare e quindi ci dovevamo svegliare presto; io credo di aver dormito di più sull’autobus che usavamo per andare in giro piuttosto che nel letto.

Se devo essere sincero, però, c’è una cosa che non mi è piaciuta affatto del viaggio ed è l’ultimo giorno perché era quello dove tutto finiva dove tutti si salutavano dove tutti si accorgevano del fatto di non essere così vicini come si pensava ma di abitare in stati e addirittura nazioni diverse, del fatto che non ci eravamo mai visti prima ma che le nostre amicizie erano più solide in confronto ad alcune con i propri soliti amici, del fatto che potevamo contare l’uno sull’altro. 

Questa esperienza è da consigliare a tutti: è un opportunità per conoscere altre usanze, altre persone, altri luoghi, ma soprattutto imparare a conoscere se stessi; è un opportunità per cambiare, per crescere sia culturalmente che mentalmente. 

Quindi “kiitos”, che significa grazie in finlandese, ai Lions per l’opportunità: non dimenticherò mai questo viaggio e ogni volta che si appannerà il ricordo di qualche particolare potrò rivolgermi ai miei nuovi trenta amici stranieri.