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ITALIA: what else?

Prima di partire, quel tredici Luglio l'unica cosa che mi aspettavo dalla Finlandia era rimanerne stupita.
In qualsiasi modo fosse andata sarebbe stata un'esperienza importante in quanto  mio primo viaggio all'estero totalmente sola.
Uno dei ricordi che preferisco è proprio quando mi ero seduta in auto di quegli sconosciuti che mi avrebbero ospitato per una settimana: quel dolore alle mascelle per il sorriso che ormai sembrava paresi, l'entusiasmo, lo sguardo che voleva catturare semplicemente tutto di quell'ambiente così diverso dalla nostra patria; ma la cosa buffa era lo stupore di quei tre finlandesi a vedermi così piena di energia, sapendo che ero reduce di un viaggio per il quale la notte precedente avevo potuto dormire sì e no due-tre ore e, come se non bastasse, all'areoporto mi avevano appena perso la valigia.

In quei primi sette giorni ero con una grande famiglia: genitori e quattro figli; vivono a Espoo, uno delle cinque aree intorno al centro di Helsinki.
I primi giorni li avevamo passati lì, tra visite, giochi e infinite risate; poi avevamo alloggiato per un po' nel loro cottage estivo in cui -come mi avevano spiegato- per "tornare alle cose semplici" , non avevano acqua corrente. In quei giorni avevo imparato a vogare, a giocare a tennis, a dire qualcosa in finlandese, dei giochi di carte tipici e soprattutto che ci si può sentire a casa anche a chilometri di distanza dalla propria normalità.
Arrivati al momento di salutarci sapevo che una parte del mio cuore sarebbe rimasta con quelle persone, così dolci e accoglienti che mi facevano sentire la quinta figlia.
La seconda settimana mi aveva ospitato Paivi, una quasi settantenne super sprint, viaggiatrice e abitante di Munkkiniemi, poco distante da Helsinki.
Con me c'era una ragazza svedese di nome Felicia con la quale mi sono trovata molto bene e con cui poi avrei condiviso anche il camp.
Paivi, ottima cuoca e persona dolcissima e premurosa ci aveva organizzato ogni giornata per farci assaggiare le varie sfumature finlandesi, così avevamo camminato per boschi e montagne, cucinato cinnamon rolls, visitato mostre d'arte contemporanea, cenato con i suoi parenti e fatto saune.
Poi c'era il camp a Porvoo, una trentina di teenagers provenienti da venti stati diversi di tutto il mondo. Lì capivi che senza saperlo nelle due settimane precenti stavi già condividendo quell'esperienza con ognuno di quei ragazzi. 
Anche quegli ultimi giorni in Finlandia sono stati a dir poco indimenticabili.
 
Le giornate erano volate grazie alle attività di gruppo,alle  escursioni e scoperte non solo del paese in cui eravamo ma anche di tutti i paesi di provenienza degli altri ragazzi.
Avevamo interagito anche con molti lions, da quelli che ci avevano organizzato alcune visite, a quelli che ci erano venuti a fare i pancakes e eravamo anche andati a vedere un centro per non vedenti in parte finanziato da loro.
Al momento di tornare a casa eravamo tutti in lacrime e durante il viaggio di ritorno pensavo al fatto che arrivata a fine di ognuna di quelle settimane in Finlandia temevo che i sette giorni successivi non sarebbero stati all'altezza di quelli passati, ma mai ne ero stata certa come quel  4 Agosto.
Nel cuore mi rimarranno per sempre i paesaggi finlandesi, le persone che ho conosciuto e tutto ciò che per me ha reso questa un'esperienza  fantastica.