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ITALIA: what else?

Finlandia.
Se ci penso mi sembra ancora assurdo aver avuto la possibilità di averla vista, toccata e provata. Me ne sono sentita parte e, ora, ne sento la mancanza. 
Se dovessi descriverla con immagini mi servirei delle foto delle giornate passate tra i boschi a raccogliere mirtilli e fragoline, dei bagni nei laghi o nel mare ghiacciato, delle saune fatte in compagnia. Queste sono le attività emblema della cultura finlandese, ciò che tutti i campers hanno condiviso o confrontato, ciò che hanno sicuramente già descritto. Però ognuno di noi, ha vissuto i colori, i profumi, i sorrisi in maniera diversa e perciò mi vorrei soffermare principalmente sulle impressioni che ho avuto piuttosto su quel che ho fatto. 

Mi avevano preparato al freddo del clima, alla diffidenza delle persone, alle difficoltà che avrei riscontrato nella comunicazione e nel accettare costumi diversi; eppure tutte le precauzioni si sono rivelate sono un bagaglio ingombrante di pregiudizi. Il calore della Finlandia risiede proprio nei finlandesi, nella loro disponibilità e gentilezza, e non c’è modo di non trovare un modo di comunicare, di adeguarsi a ciò che li circonda perché tutto è regolato dalla semplicità dei gesti e delle abitudini. Insomma, genericamente parlando, credo che i finlandesi siano un popolo pulito. Limpido l’atteggiamento, chiaro il pensiero, curato e verde il paesaggio, fresca l’aria, salubre lo stile di vita. E’ il posto ideale per chi cerca equilibrio fisico e mentale. Forse per questo mi sono mancati gli eccessi e le sregolatezze italiane, così come le emozioni dalle tinte forti. Tuttavia tutto ciò che mi era mancato l’ho ritrovato al campus. 

Anche se prendessimo quindici o più nazionalità diverse e aggiungessimo manciate di caratteri diversi, poi un pizzico di incertezza, qualche cucchiaio di curiosità e un litro di buone intenzioni, non si riuscirebbe ad ottenere una ricetta come quella che abbiamo ottenuto noi al campus, la ricetta della felicità.
Almeno così è stato per me. Ho apprezzato ogni secondo di quell’ esperienza ai confini del prevedibile, dove tutto era nuovo, tutto speciale, tutto da scoprire. Ho amato tutti i ragazzi di Siikaranta, i loro paesi conosciuti attraverso le loro stesse parole, le loro singolarità, il fatto che fossimo tutti sparsi per il globo. 
Eppure l’ultimo giorno l’ho concluso con astio. 
La ripugnanza del partire e la tristezza del tornare.

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