La vita di ogni giorno scorre in modo regolare e ripetitivo, raramente ne siamo consapevoli: buona parte delle nostre ore sono così dense di impegni più o meno importanti da non ci permetterci di riflettere.
Il mondo che ci circonda e del quale ne dovremmo far parte sembra un universo lontano dalla nostra sfera quotidiana: viviamo con i soliti schemi, credendo essi siano gli unici e i migliori possibili, chiusi nelle nostre convinzioni e nelle nostre abitudini, per di più in una città monotona e priva di divertimenti come Taranto. Non facciamo nostri tutti quegli stimoli, provenienti da altri popoli e culture, che potrebbero certamente darci opportunità di cambiare e arricchire noi stessi.
Io posso felicemente dire di aver avuto quell’occasione: grazie all’associazione internazionale dei “Lions Club” e alla nostra scuola, ho vissuto tre indimenticabili settimane dell’estate 2009 in un paese molto lontano e diverso dal nostro: la Finlandia. Per raggiungere lo stato nordico dovetti prendere ben tre voli; sebbene non fossi mai salito su un aereo, quindi non conoscessi i funzionamenti degli imbarchi, non incontrai il minimo problema: gli aeroporti sono tappezzati da monitor in grado di dare tutte le informazioni di cui si ha bisogno, aerei in entrata, in uscita, con i rispettivi gates, e i voli programmati.
Giunto la sera a destinazione, dopo ben 9 ore di viaggio, fui accolto da colui che da quel momento in poi sarebbe stato il mio padre finlandese, il signor Hasse. Mi meravigliai da subito di tre cose: della presenza del sole, che tramontava a mezzanotte, della lingua finlandese, incomprensibile e diversa da qualunque altra abbia mai sentito, e del clima del posto. Infatti mi sarei aspettato temperature molto fredde, paragonabili a quelle del nostro inverno: invece, solo nei tre mesi estivi e nelle regioni meridionali del paese, esse raggiungono anche i 20/25 gradi (molto calde per i finlandesi), che mi hanno permesso di fare molti bagni nel mare dell’arcipelago finnico e in qualche gelido lago.
Così ci dirigemmo verso casa, che si trovava in aperta campagna, circondata da immense e verdissime distese di prati e di boschi; il centro abitato più vicino, a qualche kilometro di distanza, era Laitila, una cittadina con appena 2000 abitanti, che avrei piacevolmente raggiunto nei giorni seguenti a bordo di una bicicletta, percorrendo sentieri pittoreschi costeggiati da paesaggi surreali.
Il possedimento della mia nuova famiglia era formato da una grande casa a due piani in legno, dipinta con colori sgargianti, affiancata da una dependance, nella quale risiedevo soltanto io; inoltre un vasto capannone era destinato ad accogliere varie auto e moto d’epoca delle quali Hasse ne era appassionato.
L’indomani conobbi anche Merija e Jolanda, rispettivamente mia madre e sorella finlandesi, con le quali avrei trascorso nove bellissimi giorni, visitando diverse città, come Turku o Rauma, e passando interi pomeriggi al loro cottage in compagnia di amici.
Arrivò così la parte più entusiasmante del mio viaggio: salpai per 10 giorni a bordo di uno yacht a vela, il “St. Elena”, con altri 18 ragazzi provenienti da tutte le parti del globo, attraccando in porti di una miriade di isole e di località, tra le quali Helsinki, la capitale, o lo stato indipendente delle Aland. La vita in nave fu molto dura, in quanto noi ragazzi, divisi in quattro gruppi, dovevamo provvedere alla pulizia dell’imbarcazione, a cucinare, a fare i turni di guardia la notte, a issare le vele e, condizioni meteorologiche permettendo, a guidare la nave stessa, prendendone il timone. Inoltre lo spazio a bordo era estremamente piccolo, così inizialmente non fu facile abituarsi.
Trascorsi giorni incredibili all’insegna dell’avventura, conoscendo abitudini e usanze di altri paesi e imparando ad apprezzare quelle del mio, come la nostra cucina e la nostra arte, ma constatando anche realtà dell’Italia che ci sfuggono o che ci vengono nascoste.
Le amicizie che instaurai nel mio viaggio non saranno mai da me dimenticate; tuttora infatti mi tengo spesso in contatto con tutti i miei compagni d’avventura, sperando di poterli rivedere un giorno per una allegra rimpatriata.
Nei miei ultimi due giorni in Finlandia fui ospite della famiglia Mikkola, risiedente poco distante da Helsinki, in compagnia di Marcus, Mattias e Pontus, mio coetaneo; con quest’ultimo visitai nuovamente la città di Helsinki e trascorsi un’indimenticabile giornata al lunapark della capitale, “Linnamaki”.
Dopo tre settimane di lontananza fui felice di ritornare a casa, desideroso di riassaporare le prelibatezze della cucina italiana e… di non dover più comunicare in inglese.
Questa meravigliosa esperienze ha contribuito ad ampliare le mie vedute, aprendole verso il mondo intero, determinando un mio continuo desiderio di conoscere nuovi luoghi e nuove persone che possano allargare le mie conoscenze.