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ITALIA: what else?

Da diversi anni, la mia scuola, l’I.S.I.S. “V. Manzini” di San Daniele del Friuli partecipa ai concorsi organizzati dai Lions per offrire la possibilità a noi studenti di vincere un soggiorno in Italia o all’estero. Quest’anno anche la mia classe ha preso parte all’iniziativa scrivendo un tema sull’argomento dello spreco alimentare. A gennaio ho saputo con grande stupore e immensa gioia che il mio tema era stato scelto ed io avevo la possibilità di trascorrere venti giorni all’estero in estate. Nei mesi successivi mi è stata assegnata la destinazione: Germania! Ottima scelta per chi, come me, studia il tedesco e può così metterlo in pratica. Più si avvicinava il giorno della partenza, più cresceva in me l’emozione e la curiosità di vivere un’esperienza che, già sapevo, sarebbe stata unica. Una volta prenotato il volo era giunto il momento di preparare la valigia, salutare amici e parenti e.. partire! 

Era il 20 giugno il giorno della partenza. Accompagnata dalla mia famiglia ho raggiunto l’aeroporto di Venezia; poi li ho salutati e un po’ spaesata (era la prima volta che prendevo un aereo e dovevo farlo da sola) ho fatto il check-in e ho atteso l’imbarco. Ore 14.25 si parte! Circa un’ora e mezza dopo ero all’aeroporto di Düsseldorf; lì ho trovato ad aspettarmi il padre e la figlia maggiore, Elena, della famiglia che mi avrebbe ospitato per dodici giorni. Una volta arrivata a casa loro, a Witten, città vicino Dortmund, ho conosciuto gli altri due bambini, Lino ed Anna e la madre. Che dire? Con loro mi sono trovata benissimo e mi hanno fatto sentire parte della famiglia. 

Le giornate le ho trascorse fra passeggiate, giri in biciletta, mattinate a scuola con Elena, partite del mondiale di calcio, shopping e tutto ciò che fa ogni famiglia nella quotidianità. Un giorno c’è stato anche il compleanno di Anna e in quell’occasione ho voluto preparare assieme a lei un dolce italiano; il tiramisù di fragole; lo hanno apprezzato così tanto che mi hanno chiesto anche la ricetta.

Il giorno dopo, il 3 luglio, iniziava il Campo e quindi la famiglia mi ha accompagnato a Gelsenkirchen. Arrivati davanti all’ostello già c’erano alcuni dei ragazzi che sarebbero stati miei compagni di viaggio per dieci giorni. Dopo pochi minuti non mancava più nessuno, abbiamo iniziato a presentarci, a scambiare qualche parola e cercare i nostri compagni di stanza. Dopo cena abbiamo passato la serata in giardino a parlare fino a tarda notte talmente eravamo curiosi di conoscerci. Il Campo vedeva la partecipazione di venticinque ragazzi provenienti da ventuno nazioni diverse ed io ero l’unica ragazza italiana. Una così grande diversità di culture, lingue, abitudini non l’avevo mai vissuta in vita mia ed è stata proprio questa la caratteristica più bella del Campo. 

Una classica giornata iniziava alle 7.45: sveglia con musica a tutto volume, preparazione, colazione e ore 9.30 circa partenza con il pullman. Ogni giorno una destinazione e un’attività diverse: parco avventura, beach volley, sci, museo, piscina, musical, parco divertimenti, centro commerciale e canoa. Ore 18.00 circa rientro in ostello, ore 19.00 cena e alle 20.00 presentazione dei Paesi di appartenenza dei partecipanti. Ogni sera tre/quattro di noi facevano una breve, ma divertente e interessante presentazione del proprio Paese e così ho potuto conoscere cibi, balli, lingue, canzoni tipici di ogni nazione. Successivamente passavamo la serata tutti insieme a ridere, scherzare, cantare e ballare. In poco tempo abbiamo legato tantissimo, non importava da dove si proveniva, non esistevano divergenze politiche né confini: eravamo solo giovani con una gran voglia di divertirsi e fare nuove conoscenze. 

Il tempo è passato troppo in fretta, e senza che ce ne accorgessimo è arrivata l’ultima sera al Campo; per l’occasione gli organizzatori avevano preparato una festa di chiusura a cui erano invitate anche le famiglie ospitanti e così ho potuto rivedere tutta la “mia” famiglia, raccontare loro le attività fatte durante il Campo, presentare le persone che avevo conosciuto e infine ringraziarli ancora una volta per la loro ospitalità e gentilezza, invitandoli a venire a trovarmi in Italia. I festeggiamenti sono continuati fino a notte fonda perché quella sera nessuno voleva andare a dormire, nessuno voleva che il Campo finisse. 

Purtroppo però è arrivato anche il 13 luglio, giorno del ritorno a casa. Quella mattina dopo pochissime ore di sonno, mi sono svegliata, ho fatto colazione e ho salutato tutti, ad uno ad uno, con la promessa di tenerci in contatto grazie a Facebook, What’sApp, Skype insomma in ogni modo possibile e poi chissà magari un giorno poterci rincontrare in qualche parte del mondo. Inutile dire che lasciare quei ragazzi, con cui avevo condiviso giorno e notte, è stato duro perché, anche se lo credevo impossibile, quelli che dieci giorni prima erano dei perfetti sconosciuti li avrei ricordati per sempre.

Così il padre della mia famiglia ospitante che è tornato per accompagnarmi in aeroporto dove, dopo le varie procedure di rito e qualche lacrima, alle ore 12.10 sono salita sull’aereo che mi ha riportato in Italia. 

23 giorni dopo la partenza ovviamente ero sempre io, ma certamente con una consapevolezza in più: quella che non bisogna aver paura di viaggiare, perché questo è l’unico modo che abbiamo di conoscere persone nuove, che hanno tanto da raccontarci ed insegnarci così come noi a loro. E’ l’unico modo per crescere davvero, avere una mente aperta ed eliminare i pregiudizi... insomma per sentirsi cittadini del Mondo!

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