Quest’estate è stata segnata dall’esperienza più sbalorditiva della mia vita: uno scambio interculturale in Germania, ad Hannover.
Al momento dell’iscrizione mi è stata comunicata l’impossibilità di aderire al soggiorno in campus, perciò mi aspettavo di trascorrere tre settimane in famiglia. Tale situazione, però, è cambiata, dal momento che due ragazze bielorusse, non ottenendo il visto, non sono potute partire. Pertanto, un’altra ragazza italiana ed io siamo state selezionate e abbiamo accettato.
Ma procediamo con ordine: durante la prima settimana sono subito stata accolta calorosamente e ho preso parte alle attività quotidiane della mia famiglia. Quotidiane per loro, ma non per me!
Per esempio, il semplice fatto di utilizzare biciclette il cui sellino ha un’altezza spropositata e quasi rompersi l’osso del collo; l’ essere presa bonariamente in giro per il proprio incessante gesticolare e perenne sorriso; l’abitudine di spalmare il burro ovunque, ma proprio ovunque!
Ovviamente ho visitato la città e i suoi numerosi monumenti, sperimentato coi ragazzi la scuola così come la vita notturna.. stupendomi sempre delle attenzioni che mi venivano date, nonostante avessi la sensazione che tutti mi reputassero molto indipendente.
In un batter d’occhio, è arrivato il momento di andare al campus. E’ stato come partire da casa una seconda volta: lasciare la routine, persone meravigliose e ricordi indissolubili per saltare ancora una volta verso l’ignoto.
L’approccio al campus di Hitzacker non è stato facile: docce comuni, wifi solo a pagamento e venti volti sconosciuti, che non smettevo di comparare ai visi, dei quali conoscevo ogni espressione, dei miei familiari e amici, con cui ero così in sintonia.
Mi viene da sorridere pensando a quanto mi sbagliassi e a quanto questa esperienza sia stata arricchente.
Ognuno con storie completamente differenti, dal principe indiano sempre servito e riverito, al ragazzo militare israeliano, a quello ucraino che ha dovuto fuggire dalla guerra nella sua città.
Confrontandomi con queste persone ho scoperto molto anche su me stessa, facendo pace con problemi che mi sembravano insormontabili , ma che in realtà sono solo piccolezze.
Sentendomi parte fondamentale di un gruppo, mi accetto di più, sono più indulgente sia con me stessa, sia con gli altri, perché so ciò che conta davvero: abbattute le barriere, siamo tutti uguali.
Ho provato emozioni così forti da commuovermi e da togliermi il sonno ogni sera, tanto che fissavo per ore la parete sorridendo, perché la mia mente correva libera, incurante della stanchezza fisica.
Ogni cosa è stata saggiamente bilanciata: la serietà e le risate, le attività e il tempo libero per esprimerci…
Non ho suggerimenti da proporre, ma solo da congratularmi: sono tornata avendo acquisito fratelli e sorelle da tutto il mondo e ricordi che niente, tantomeno il tempo, potrà spazzare via.
Ringrazio di cuore la professoressa Bonalume che mi ha dato la possibilità di partecipare allo scambio, insieme a tutti coloro che hanno reso questo sogno realtà: il vostro impegno conta! Tramite questi scambi, si rendono consapevoli i ragazzi, che, nel futuro, faranno la differenza.