“Il viaggio più intenso della mia vita da diciassettenne”, è così che penso sia giusto descrivere questa esperienza così ricca di tante emozioni .
Poche settimane prima della partenza per il Giappone predominava un iniziale stato di fibrillazione ed eccitazione, seguito poi dalla preoccupazione di eseguire correttamente tutti i procedimenti richiesti per la partenza. Ma dopo il decollo dell’aereo è cambiato tutto, pensavo “Sono sola su un aereo diretto a Pechino, dovrò fare scalo in Cina e raggiungere il Giappone in cui vivrò tre settimane con persone quasi sconosciute” questo pensiero non mi spaventava affatto, anzi mi rendeva cosciente e sicura di me. Mi regalava quell’autonomia che quasi mai mi era stata concessa.
I primi giorni sono stati i più impegnativi, dovevo tornare bambina, prendere come normale il fatto di non conoscere la lingua, le usanze e abituarmi a tutte quelle cose che nella mia vita in Italia avrei considerato stranezze. Non è stato difficile, quella giovanile curiosità, che mai ci abbandona, accompagnata dalla voglia di scoperta vincevano senza difficoltà sul timore e la perplessità del nuovo. Ogni giorno mi immergevo in qualcosa di inconsueto, dalla visita di un grande tempio alla scoperta della televisione giapponese, e a ogni genere di attività comune nella vita di una persona giapponese.
Una delle cose che più mi ha colpita è la gentilezza radicata nella cultura e nella mondanità della popolazione nipponica, che quasi non può essere considerata premura perché scontata nella loro società. Le mie famiglie ospitanti e tutte le persone che ho conosciuto mi hanno dato prova dell’importanza del valore dell’ospitalità, facendomi sentire accettata e a mio agio quasi come una figlia o una sorella, nonostante il mio aspetto e i miei tratti somatici fossero l’inabissabile prova della mia lontananza culturale e territoriale.
Un’altra cosa fantastica è stato il campo con gli altri ragazzi, ho avuto l’unica occasione di confrontarmi con miei coetanei provenienti da parti opposte del globo; eppure stringere rapporti di amicizia ci è venuto spontaneo, in questo miscuglio eterogeneo di volti e anime ognuno apportava la sua ricchezza e questa condivisione ci univa più di ogni altra cosa.
È meraviglioso riuscire a non sentirsi soli in una camera buia prima del sonno nonostante l’unica compagna coricata accanto a te sia la tua valigia, tutti i freschi ricordi sono sufficienti a trasmetterti un familiare tepore che ricorda l’amore di casa.
Tanto speciali sono le persone che ho conosciuto tanto è bello il territorio su cui ho potuto camminare, scoprendo paesaggi spettacolari e città affascinanti. Ogni dettaglio era un frammento essenziale da fotografare con gli occhi, per poterlo conservare in ogni momento nei miei ricordi.
Per tutto questo devo ringraziare tantissime persone che hanno reso realtà un sogno che fino a un paio di mesi fa credevo quasi impossibile da realizzare. In primo luogo il Lions Club, che ha sponsorizzato il viaggio, e tutte le persone ad esso annesse che hanno garantito una perfetta organizzazione e un programma interessante durante queste tre settimane; le mie famiglie ospitanti che mi hanno trattato come una vera figlia non facendomi mancare mai niente e facendomi sentire amata; tutte le persone e gli amici che mi hanno aiutata nei momenti più impegnativi e infine la mia famiglia che mi ha supportata e incoraggiata in questa esperienza.
Per tutti loro proverò sempre un profondo senso di gratitudine, perché mi hanno dato la possibilità di crescere e migliorare senza avere niente in cambio se non la soddisfazione di essere riusciti nel proprio intento.