Ciao a tutti, sono Andrea Petricca, ho 18 anni e vengo da Palombara Sabina, piccolo paese vicino Roma.
Era un caldo sabato di metà luglio quando, da Fiumicino, presi l'aereo alla volta di un paese lontanissimo: il Giappone, per un'esperienza nuovissima e assolutamente insolita per me. Iniziava così quella che io chiamo la "seconda parte" del viaggio, il viaggio vero e proprio insomma. Già, perché la "prima parte", per me, è stata quella relativa a tutto il tempo che precede la partenza, alle incertezze, alla paura di un qualcosa che sembra troppo grande, ma anche alla determinazione e alla convinzione che sarebbe stata una grandiosa esperienza. Eppure, una volta messo piede fuori dall'aereo, tutto svanisce, tutto cambia, esce il vero te stesso, per poi rimanere stregati da questo popolo fondamentalmente timido, ma interessato agli stranieri come al più bello dei libri, e, soprattutto ospitale come nessuno.
Ho trascorso le prime due settimane in famiglia nella periferia di Shunan City, nella prefettura di Yamaguchi. Queste due settimane sono state dense di attività: la visita ai templi e giardini, alcuni bellissimi, come il tempio di Tsuwano o il giardino Mori, tutti immersi in un paesaggio verdeggiante fantastico: le case con i tipici tetti, le risaie ovunque, le montagne interamente ricoperte di alberi, gli alberi di pino curati e con una forma insolita per noi occidentali; la visita delle compagnie dei membri dei Lions della città (ed ecco un altro aspetto tipicamente giapponese: l'essere fieri del lavoro che si svolge);la pesca; il campeggio; la visita del museo della Bomba Atomica, interessante, e allo stesso tempo impressionante per la sua drammaticità; infine la visita della fabbrica di Toyo Kohan, che produce in modo innovativo il metallo, per vari scopi. Alla fine di queste due settimane ci sarebbero dovuti essere 3 giorni di campo, insieme a altre 3 ragazze taiwanesi, ma, sfortunatamente, tutto è stato cancellato a causa di un omicida a piede libero proprio nelle vicinanze del luogo dove si sarebbe tenuto il campo.
Le ultime tre settimane sono state trascorse a Nagato, cittadina sul mare. Anche queste sono state settimane fantastiche, trascorse in una famiglia in cui ero il primo ospite in assoluto e in cui sono stato trattato, come del resto anche nell'altra famiglia (che aveva più "esperienza") nel migliore dei modi: non come ospite, ma come parte integrante della famiglia. Anche qui il tempo è stato trascorso tra posti bellissimi, su tutti la fantastica natura di "Somen Nagashi" e della città di Hagi, tra cene di benvenuto, divertentissime e, incredibilmente, ricche di comunicazione anche con Giapponesi che non potevano parlare inglese, tra prove di ceramica e tra incontri, sempre interessanti, con nuove persone.
Infine, che cosa dire di questo viaggio in Giappone? Esperienza fantastica, un percorso vero e proprio potrei dire. Tutto è stato diverso rispetto alle paure che immaginavano un viaggio di sopravvivenza, perché, in fin dei conti, questo viaggio è stato la più piacevole delle esperienze di vita, dall'inizio alla fine, in tutti gli aspetti, anche per il cibo (buono anche se molto diverso) e la lingua (ho avuto la fortuna di avere, nelle due famiglia, persone che parlavano inglese molto bene, anche se, sorprendentemente, riuscivo a comunicare anche con persone che non avevano mai parlato inglese). Insomma, cinque settimane sono volate, senza quasi nessuna difficoltà, vivendo sempre come me stesso, dall'inizio alla fine, grazie a queste fantastiche persone che ti mettono a tuo agio, facendoti sempre sentire speciale (a proposito, incontrando i sindaci delle due città in cui sono stato, sono finito sui giornali,e, probabilmente, anche in tv).
Grazie a tutti, dai Lions che mi hanno concesso questa unica possibilità, a tutti i Giapponesi che ho incontrato, semplicemente grandiosi.
Grazie a tutti.