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ITALIA: what else?

Nell’estate 2013 ho avuto l’opportunità, grazie ai Lions International, di poter andare in Giappone e vivere un’esperienza del tutto fantastica ed eccezionale. Di solito i paesi orientali sono sempre visti da noi occidentali come un qualcosa di lontano e diverso. 
Tuttavia, sebbene ciò sia vero, poter vivere sul posto tale cambiamento di prospettiva è stato del tutto unico. Infatti, la prima cosa a cui essere pronti è che, purtroppo, i giapponesi parlano davvero poco e male la lingua inglese. Di conseguenza è necessario abituarsi a capire i gesti e anche le parole più comuni.


Detto ciò, non posso tralasciare la disponibilità che sia la famiglia ma anche altri membri Lions hanno avuto nei miei confronti: sempre pronti a cercare di farmi comprendere grazie all’aiuto dei cellulari, sia che si trattasse di spiegare il tipo di pasto che ci apprestavamo a mangiare oppure anche le tipiche tradizioni del posto. Vi sono poi la cordialità e l’allegria che hanno animato costantemente i miei giorni e, ciò che mi ha più colpito, il rispetto sia reciproco che verso di me ( o comunque verso gli stranieri). Difatti, quest’ultimo è uno dei punti focali della loro tradizione e ritengo che purtroppo nella nostra cultura sia qualcosa che viene dimenticato fin troppo spesso. Inoltre, come non citare la cucina giapponese che, personalmente, non avevo mai provato qui in Italia aspettando un giorno di provarla direttamente sul posto: essa è a base di riso e pesce, ma non mancano uova, carne e condimenti. Tra i piatti più gustosi vi sono l’unagi, l’okonomiyaki ed il tempura ( tra quelli più famigerati e disgustosi, invece, vi è il nattou, un assortimento di fagioli imputriditi e conditi). 
Una delle tradizioni più curiose e famose resta quella di mangiare seduti a terra, sia in famiglia ma anche nei ristoranti. Per quanto riguarda la casa, ho avuto la fortuna di vedere sia quelle più moderne, che difatti assomigliano a quelle a cui siamo abituati sebbene abbiano i classici giardini giapponesi così come il pavimento rivestito col tatami, sia quelle classiche dotate delle porte scorrevoli rivestite in legno. In base a tutto ciò posso affermare che ancora una volta gli scambi culturali hanno contribuito ad arricchirmi interiormente, a guardare con altri occhi la realtà e le persone che mi circondano. Pertanto, auguro a chiunque di non lasciarsi scappare questo tipo di opportunità qualora gli si presentasse visto che alla fine non ne potranno rimanere affatto delusi.

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