Il nostro sito fa uso di cookies per migliorare la tua esperienza di navigazione. Continuando a navigare accetti l'uso di questi file.

ITALIA: what else?

Quest’anno, indecisa tra il confortevole Canada e il mistico Giappone, ho preso il coraggio e chiesto quest’ultimo. La sua cultura mi aveva sempre affascinata e una ragazza conosciuta in scambio l’anno scorso me ne aveva parlato molto bene, anche se come di un altro mondo. 
E’ stato effettivamente così: atterrare in Kyushu, la culla della cultura giapponese, è un viaggio in un’altra dimensione, coi suoi lati più o meno meravigliosi. L’atmosfera la definirei magica e un aspetto del Giappone che non si può raccontare è proprio ciò che senti dentro man mano che lo scopri: capisci che qualcosa in te sta migliorando e cominci a credere nei miracoli. Consiglio questa meta a chi vuol sperimentare un cambio di prospettiva e tornare a casa con nuovi occhi!

Quest’anno, indecisa tra il confortevole Canada e il mistico Giappone, ho preso il coraggio e chiesto quest’ultimo. La sua cultura mi aveva sempre affascinata e una ragazza conosciuta in scambio l’anno scorso me ne aveva parlato molto bene, anche se come di un altro mondo. 
E’ stato effettivamente così: atterrare in Kyushu, la culla della cultura giapponese, è un viaggio in un’altra dimensione, coi suoi lati più o meno meravigliosi. L’atmosfera la definirei magica e un aspetto del Giappone che non si può raccontare è proprio ciò che senti dentro man mano che lo scopri: capisci che qualcosa in te sta migliorando e cominci a credere nei miracoli. Consiglio questa meta a chi vuol sperimentare un cambio di prospettiva e tornare a casa con nuovi occhi!

L’inizio non è stato dei migliori: tra il mal d’aereo (un grazie ai mie due angeli custodi Enzo e Fra!) e il fantomatico Spasmomen per la pancia inesistente là, mi sono adattata alle cure locali e bevuto litri di Fibe Mini, un drink di fibre definito “il diavolo della Tasmania per il tuo intestino” dal prof di inglese delle mie sorelline. A proposito della mia famiglia, all’inizio era previsto che restassi nella stessa per tutto il mese; l’ultima settimana, però, uno degli organizzatori ha capito lo sbaglio e mi ha accolta da lui. 

Prima tappa: Miyakonojo, un paesino di cemento nel mezzo delle colline nel mezzo del Kyushu (immaginate l’afa). I miei hostparents avevano due bimbe di 6 e 9 anni, dolcissime, che sono diventate le mie insegnanti di lingua; con loro sono andata a scuola, a lezione di inglese (nessuno lo parla a meno che non scelga di studiarlo da sé, per cui armatevi di pazienza e cellulare), shodo (calligrafia), arti marziali e ho cucinato sia piatti tipici che la pizza. La loro disponibilità e pazienza sono state impagabili, considerato che ho passato 4 ore in una libreria…

Seconda tappa: camp Aso! 4 giorni (troppo pochi) insieme ai Lions supporters, che hanno accompagnato noi ragazzi in scambio in una full immersion di cultura giapponese, dagli origami all’ oshibana, passando per il festival in yukata e la gita al castello di Kumamoto. Qui Sophia mi ha insegnato il mio primo ideogramma: “kou fuku”e per la prima volta Anna mi ha tradotto l’oroscopo tipico, augurandomi tantissima fortuna. Insomma, è stato un camp fantastico!

Terza tappa: Miyazaki, sulla costa, con un mare stupendo e un clima più ventilato. Le mie due sorelle avevano 26 e 29 anni, per cui è stato più facile capirsi; mi sono immersa con le bombole, pregato a Kirishima e Aoshima, due dei templi più belli della zona, e rilassata negli Onsen (i tipici bagni all’aperto).

Le persone incontrate, le mie famiglie e i ragazzi mi hanno insegnato che niente è importante quanto il rispetto per gli altri e ringraziare sempre per ciò che si riceve. 
(Aggiungerei anche che ho preso 2 kg perché non riuscivo a smettere di mangiare: era tutto troppo buono!)
L’ultimo giorno la sfida si è dimostrata incastrare in valigia tutti i regali ricevuti: i giapponesi sono sempre sorridenti e gentilissimi con gli ospiti, che riempiono di doni (vedi alla voce “katana giocattolo” e “ombrello samurai”). In quel momento ho ringraziato le ore trascorse a piegare origami! 

Arigatou di cuore ai Lions per questa opportunità