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ITALIA: what else?

Alle spalle del temutissimo Vesuvio,in quei luoghi contraddistinti dalla mestosità del vulcano campano,mia terra d'origine passai la notte del 12 Luglio...la mia ultima notte italiana. Difatti,le successive 26 le avrei passate sotto la custodia di un altro vulcano (uno stratovulcano attivo in realtà) di rara bellezza...il monte Fuji conosciuto anche come Fuji-san. Difatti è proprio la prefettura ove risiede l'altissimo mt. Fuji la zona del Giappone in cui ho vissuto 3 settimane delle 4 previste dal mio viaggio in terra Nipponica. 
Ubicata nella regione Chubu,sita nell'aria centrale del Giappone a 3 ore e mezza di auto da Tokyo,yamanashi-Ken è una prefettura immersa nella natura e nel verde dove le persone semplici e squisite non di rado,nel tempo libero,si dedicano per mero diletto all'agricoltura e all'allevamento; il vino di produzione locale è buono e la vita,dimentica dei frenetici ritmi della città,sembra essere piú a passo d'uomo.Vivendo quei luoghi,fin dalle prime ore lasciai cadere nell'oblio lo stereotipo comunemente diffuso tra noi europei che vede il Giappone come una grande metropoli dove le altezze dei grattacieli sono inversamente proporzionali alla statura media degli abitanti,lo sbrilluccichio delle luci contraddistingue le strade di ogni dove,le arti marziali e la meditazione Zen sono praticate da tutti e tanti altri luoghi comuni risultati poco conformi alla realtà. Il Giappone non è questo,o meglio non è solo questo! Uno dei fattori che piú apprezzo del programma YE ,punto di discrimine tra il viaggio comune e lo scambio culturale" e proprio la straordinaria possibilità di vivere il luogo che si visita conoscendone la vera natura. 

Per quasi un mese della mia vita mi sono praticamente calato nel quotidiano modus vivendi di svariate famiglie giapponesi,osservando le varie dinamiche sociali,gli aspetti culturali e le caratteristiche comportamentali dal punto di vista estremamente privilegiato di chi è interno alla società stessa. 
Scelsi il Giappone perchè la cultura orientale mi affascina da sempre,in particolar modo quella giapponese complice anche le numerose serie di anime (trasposizioni animate dei manga) che seguo fin da bambino (una tra tutte,dragon ball) che in un certo qual modo hanno sempre destato la mia curiosità. Inoltre quest'anno avevo il desio di oltrepassare i confini europei...e insomma son volato dall'altra parte del mondo! 
Scelsi il Giappone e non me ne sono mai pentito,anzi credo che sia uno di quei luoghi da inserire categoricamente nella lista "luoghi da visitare almeno una volta nella vita".
Durante i 27 giorni non mi è stata assegnata una unica host family,ho avuto l'onore di essere ospitato da svariate famiglie (5,6 non ricordo!) In realtà,il loro "mos maiorum" impone una cultura dell'accoglienza indi per cui l'onore dell'ospite era tutto loro...e come di consueto,hanno cercato altresí di esprimere la loro gratitudine porgendomi cadou e souvenirs a iosa! (Tant'è il mio viaggio si è concluso con le valige prossime ad un esplosione!)
Rammento la mia prima impressione all'uscita dell'aeroporto di Tokyo Narita: le auto,catorci compresi,parcheggiate ordinatamente,erano perfettamente pulite (tutt'altro dire per gli interni!) Il cambio è rigorosamente automatico anche sulle utilitarie e i limiti e il codice della strada è attentamente rispettato anche perchè le sanzioni sono piuttosto onerose.
La prima cosa che colpisce dei Giapponesi invece è il loro alto senso civico e lo straordinario rispetto. Si assiepano in fila senza fiatare,sorridono si scusano e ringraziano continuamente,non gettano una carta a terra per nessuna ragione(nonostante sia una rarità equivalente alla morte di un papa trovare un cestino per strada) si adirano ma silenziosamente,non insultano e anche se volessero,non possono dire parolacce in quanto non ne esistono in giapponese.
Le porte si aprono girando la chiave nel verso contrario rispetto al nostro,l'acqua,in alcuni rubinetti,si apre abbassando la leva-manopola,i wc che loro chiamano washlet hanno il bidè integrato ed è inaccettabile non togliersi le scarpe all'entrata nelle case (e in alcuni uffici)utilizzare quelle da bagno quando si entra in bagno e quelle da esterno se si esce fuori in terrazza. A volte tutto diventa una leggera ossessione ma va bene comunque.
Tra le cose che piú mi hanno colpito è sicuramente degna di nota la mentalità libera da qualsivoglia condizionamento di carattere religioso. 
Infatti,per quanto riguarda l'aspetto spirituale,alcuni dicono di essere shintoisti altri si professano buddisti...in realtà la religione in Giappone ha (sopratutto oggigiorno)un peso specifico molto meno consistente rispetto al ruolo che adempie nella nostra società.Cultura,usi,costumi nel corso degli anni hanno seguito un iter di sviluppo a se stante scevri pertanto da determinanti influenze religiose. Gli effetti esue differenze con la nostra società (forgiata dal cristianesimo) sono palesi e tangibile nel quotidiano,un esempio per tutti:ci si denuda tranquillamente in presenza di altre persone nelle honsen (strutture che possono essere in un certo qual modo equiparate ai nosti bagni termali o SPA) proprio perchè manca quel senso di pudicizia caratteristico della religione ebraico-cristiana. 
I primi giorni è stata una scoperta continua. Le prime settimane volarono tra lezioni di judo,meditazione zen,cha-no-yu (l'antichissima cerimonia del tè),visita alle zone d'interesse limitrofe e cose del genere...inoltre passai un paio di giorni lavorando presso la casa di riposo Takahara,una realtà aziendale molto efficiente e con ottime prospettive di sviluppo,il quale direttore generale il signor Torahei Kawate è vice-governatore del distretto ed è colui che ha organizzato,coadiuvato dal YE Committee del luogo,la mia permanenza in Giappone.
In Giappone la causa lionistica è molto sentita dai membri e in generale,la cultura dell'associazionismo è molto diffusa. Non è difficile trovare nel raggio di pochi KM le sedi di molteplici Lions Club...per non parlare di Tokyo dove ne esistono centinaia! 
Il motto "we serve"  oltre ad essere eufonico in Giappone sembra avere un certo peso e quando si entra a far parte di un associazione,una comunità o un club lo si fa con rara ed encomiabile serietà,rispettando gli impegni e assumendosi appieno le proprie responsabilità di membro.Inoltre,ci tengono molto ai badge,ai guidoncini,allo scambio delle spille da bavaro (io ne ho ricevuta una dal governatore in persona!) agli inni...insomma a tutto ció che c'è di ascrivibile al cerimoniale. 
Se da un lato possono sembrare eccessivamente formali dall'altro peró,gli incontri lionistici vi assicuro che hanno dei risvolti molto meno ufficiosi e toni piú scanzonati di quanto si puó immaginare. Durante la mia permanenza presenziai ad uno di questi incontri,nella fattispecie si trattava di un meeting con 3 governatori di distretti vicini e la presenza di numerosi club. Dopo i consueti saluti delle autorità e il preludio discorsivo all'incontro,mi chiesero di prendere parola,conobbi numerosi Lions assieme ai quali scattammo tante foto. La cena fu ottima,a seguire era previsto un dopocena,molto meno informale inteso come un vero e proprio momento ludico,rallegrato dalla presenza del karaoke e delle geisha di Kyoto che offrivano birra e sociú (liquore a base di patate dolci) e non sono,come si pensa,delle banali meretrici...tutt'altro! In Giappone le geisha hanno il determinato ruolo di intrattenere gli ospiti con l'arte come spiega l'etimologia stessa del termine:gei che significa arte e sha che sta per persona.
Il camp è stato straordinario...inizialmente pensavo che 6 giorni fossero troppo pochi per poter conoscere bene i vari partecipanti e magare stringere qualche legame piú solido. Mi sono dovuto ricredere presto perchè ho trovato,anche quest'anno,degli ottimi compagni di avventura con i quali mi tengo costantemente in contatto grazie ai social networks. La location prediletta era un albergo sito a Saitama,40 minuti da Tokyo e le attività previste erano tutte finalizzate a fare esperienza degli usi e costumi giapponesi e a visitare diversi luoghi chiave. 
Immancabile la visita a Tokyo,al mercato di Asakusa,allo sky-tree e ai viocoletti tipici. Abbiamo preparato e assaggiato la soba (lontana parente dei nostri spaghetti) e partecipato al rito completo del cha-no-yu. Infine come da programma,abbiamo assistito ad una lezione di calligrafia e una di Kanji (un codice linguistico origine cinese dove ogni carattere ha un proprio significato).
Il camp è stato anche proficuo per quanto concerne l'aspetto linguistico offrendomi la possibilità di praticare l'inglese cosa che mi è risultata piuttosto difficile durante l'homestay in quanto in quelle aree,lontane dalle grandi metropoli, si percepisce meno la necessità di imparare l'inglese.Complice di tutto ció un sistema scolastico che prevede l'insegnamento della lingua straniera solo a partire dal 1* anno di high school e una ridondanza di timidezza che spesso porta i giapponesi a liquidare sul principio un discorso in inglese lasciando intendere di non saper parlare la lingua scuotendo la testa e sorridendo. Si perchè un altra loro caratteristica è il sorriso! Sorridono sempre e quando gli parli,spesso fanno cenno con il capo per lasciarti intendere che stanno seguendo,sono molto accondiscendenti su tutto e raramente contraddittori. Ma comunque sia,sorridono! 
Sorriso e riso...campi e chicchi di riso ovunque,utilizzati perfino per imbottire parzialmente i guanciali...il riso bianco che si suole mangiare senza alcun condimento,è onnipresente e accompagna quasi tutte le deliziose pietanze: tempura,sushi,tamago,la carne le palle di riso e...e la lista potrebbe continuare ancora a lungo...del resto è invitante disquisire della gastronomia giapponese,la quale,nonostante abbia un gusto che diverge totalmente dalla nostra cucina,non risulta a mio avviso,difficile da gradire...anzi,tutt'altro! Basta farci il palato ed imparare ad utilizzare le chopstick (le classiche bacchette).
Questa esperienza straordinaria e ricchissima (difficilmente riassumibile in maniera succinta) si è conclusa il 9 agosto con il mio ritorno in patria. L'unico rimpianto è quello di non aver potuto vedere tutte le meraviglie di questa straordinaria nazione poichè le mie 3 settimane di homestay le ho passate interamente a Yamanashi. Rimane (temporaneamente) inappagato il mio desiderio di visitare la zona meridionale del Giappone,i numerosi templi di Kyoto,antica capitale imperiale,contemplare la straordinarietà del sakura,il celeberrimo fiore di ciliegio giapponese e magari ammirare la bellezza paesaggistica della regione di Hokkaido con tutti i suoi arcipelaghi e isolette.
Tutto ció tuttavia,piú che un rammarico è un vero e proprio invito a ritornare,un giorno,in questa terra e rincontrare quelle persone gentilissime che mi hanno ospitato,molte delle quali spesso,mi inviano mail e messaggi.
Una nazione cosí non puó non toccarti il cuore e un viaggio cosí non puó non lasciare un segno indelebile dentro l'anima. 

 
Arigato gozaimasu,
matane Nihon.