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ITALIA: what else?

C'è da dire che ogni volta che si parte c'è sempre un po' di ansia e di paura nell'affrontare qualcosa di così diverso da ciò a cui abbiamo fatto l’abitudine. Nel mio caso, le preoccupazioni sono direttamente proporzionali alla distanza del paese da raggiungere: quindi immaginate un po' a tutte le domande che mi sono passate per la mente quando mi è stata comunicata la notizia della mia partenza per il Giappone!
Alla fine, con un po' di coraggio, ho deciso di lasciare a casa tutti i problemi che mi stavo creando e reagire in quello che consideravo il migliore dei modi: buttarmi senza preoccupazioni in questa vera e propria avventura!

Credo che sia stato questo spirito che mi ha concesso di instaurare relazioni profonde con persone che reputo fantastiche.
Le famiglie mi hanno permesso di entrare a far parte del loro nucleo insegnandomi tutto della loro cultura, a partire dalle abitudini basilari come mangiare con le bacchette (portando molta pazienza devo dire per tutti i pasticci che combinavo all’inizio!) fino a spiegarmi come pregare nei loro tempi. Mi hanno permesso di conoscere anche la loro cerchia di amici e conoscenti, e tutti si sono adoperati a farmi sentire a mio agio e a scambiare qualche battuta con me sebbene le lingue straniere con fossero il loro forte.
L’unica pecca di tutto il viaggio forse è stata proprio questa: l’impossibilità di comunicare ad alcune persone tutto ciò che avrei voluto trasmettere loro, incluso la gratitudine che provavo verso ciò che questa gente stava facendo per me…
Tuttavia ho dato sfogo a tutta la voglia di parlare che stava crescendo dentro me durante la settimana del campo giovani. 
Per la prima volta mi sono trovata a contatto con ragazzi provenienti da parti così diverse del mondo che devo dire mi hanno letteralmente meravigliato con i racconti della loro “normalità”. Sono contenta di essere stata l’unica italiana nel campo; questo mi ha permesso di conoscere meglio e di legare di più con gli altri, tanto che alla fine dirci addio è stata davvero dura. Ma per adesso siamo tutti in contatto e stiamo già programmando di rincontrarci presto da qualche parte nel mondo!
Dire che è stata davvero un’esperienza fantastica è un po’ riduttivo! 
I luoghi, le persone, le differenze e, perché no, anche le similitudini tra il mio paese e quella che adesso considero la mia seconda casa hanno contribuito a rendere questo viaggio, fin ora, ma credo che lo sarà per un bel po’, il migliore della mia vita.
E’ stato decisamente ciò che più mi ha aperto gli occhi e che allo stesso tempo mi ha fatto sognare, il viaggio di cui non cambierei neanche un minimo aspetto, perché anche i lati negativi mi hanno insegnato che ai problemi, per quanto possano essere grandi, c’è sempre una soluzione e che per quanto i nostri sforzi per raggiungere ciò che vogliamo possano essere faticosi, ne varrà sempre la pena.