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ITALIA: what else?

Non c'è nulla al mondo che mi appassioni e mi coinvolga totalmente quanto un viaggio. Per me girovagare per il mondo, conoscere luoghi lontani, confrontarmi con culture diverse è indescrivibile.
Ciao a tutti; mi chiamo Daniele Stefani e la scorsa estate, grazie agli scambi giovanili dei Lions, ho potuto intraprendere un viaggio verso l’Asia, con meta Giappone.
Il mio viaggio è iniziato parecchi giorni prima della partenza con la ricerca di tutte quelle nozioni e particolarità che mi hanno permesso di approfondire le mie conoscenze verso questa nazione senza entrare nel merito di cosa potessi fare in Giappone, in quanto sapendolo avrei certamente tolto tutto l’aspetto misterioso e intrigante del viaggio; insomma, alla sprovvista, senza sapere il programma del viaggio.
Come capita, quando la meta è lontana, all’aeroporto, prima di partire scatta la felicità e l’entusiasmoa per il viaggio, ma allo stesso tempo sono arrivati contemporaneamente dubbi e paure, ma una volta atterrato alla mia destinazione sia le paure che i dubbi sono scomparsi ed è rimasto il grande desiderio di scoprire nuovi luoghi con nuove avventure.
Avevo solo 3 obiettivi: divertirmi, rilassarmi e apprendere il più possibile sulla cultura nipponica.

Il Giappone è un paese dalla doppia faccia, dove moderno e antico si fondano, creando paesaggi incantati e mistici. Tutto Questo si può definire meraviglioso.
Andare in Giappone è come prendere un astronave e visitare un altro pianeta…
Un paese con una profonda radicalizzazione di valori antichi, come il rispetto per il prossimo e il rispetto delle cose altrui.
Purtroppo devo ammettere che il mio viaggio è passato molto velocemente, pieno di iniziative molto interessanti e tutte da scoprire; ricordo il particolare profumo dei fiori e dei cibi per le strade.
Il Giappone si può definire con due parole: ospitalità e stranezze.
L’esperienza fatta nelle famiglie che mi hanno ospitato la posso definire così: “ogni giorno più bello del precedente”. Ed è proprio vero.
Da subito tutte le famiglie mi hanno accolto in modo caloroso, facendomi sentire a mio agio sia all’interno della casa che all’esterno con la comunità. Insomma, come un figlio. Mi hanno reso partecipe delle usanze e dei costumi giapponesi in tutto e per tutto anche nel modo di vestirmi.
Ma i giapponesi sono un popolo molto strano, nel senso buono del termine…. È strano perché in 35 giorni non ho visto una persona bionda; hanno tutti i capelli di colore nero oppure sono tinti. È strano perché tutti usano delle bacchette che chiamano “hashi” per mangiare e difficilmente usano le posate. È stato difficile imparare a mangiare con le bacchette ma nel giro di una settimana sono diventato un esperto e alla fine devo dire che era anche divertente. E poi.. E poi ci sono le sensazioni più personali, come il fatto di essere e sentirti uno straniero ma con la voglia immensa di calarti nella loro civiltà tanto da voler diventare come loro o sperare che al proprio paese qualcosa cambi…
E il cibo, meraviglioso: il riso, il pesce, le alghe, la carne, la soba, l’udon, il ramen, i Toriyaki, le Okonomiyaki, i Doriyaki, le zuppe, la soia, il riso e ancora il riso….
Vivere in Giappone significa anche questo: gustare sempre delle cose nuove e/o strane. Tra le cose più strana che ho mangiato la carne di balena e la carne del pesce palla…. Wooooow…. Hanno lasciato un ricordo indelebile.
E poi ancora i gesti delle persone così diversi. I mille inchini, il fatto che i ragazzi non si abbracciano o si baciano per la strada, il fatto che nessuno ti tocca e nessuno ti stringe la mani o ti dà pacche sulle spalle.
Piccoli frammenti di civiltà, colori, luci, e movimenti che neppure un libro basterebbe a riportarli…
Ho scoperto posti singolari che non immaginavo neanche esistessero, ma nulla è impossibile.
Devo proprio ringraziare chi mi ha dato l’opportunità di intraprendere questo viaggio in Giappone e tutta l’organizzazione Lions sia giapponese che italiana.

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