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ITALIA: what else?

Ero alquanto preoccupata alla vigilia della partenza su quello che mi aspettava e anche che le mie aspettative riguardo il viaggio fossero deluse. Per quanto mi piaccia viaggiare, non ero mai stata così lontana da casa e a contatto con abitudini tanto diverse dalle mie. Sono sempre stata attratta dalla cultura orientale, da quella giapponese in particolare, visto il mio interesse per due cose: gli anime (cartoni animati giapponesi) e i manga (fumetti giapponesi). Devo dire che l’esperienza in sé ha trasceso qualsiasi speranza avessi per questo viaggio. Sono stata benissimo con le mie famiglie e anche con tutte quelle persone che ho incontrato durante la mia permanenza lì.
Ma partiamo con ordine.

Il giorno della partenza è stato infernale e infinitamente triste, soprattutto per i miei genitori. Io non vedevo l’ora di arrivare a destinazione, ma ho dovuto pazientare durante le otto ore di attesa all’aeroporto di Monaco e le dodici e passa ore di volo per Tokyo. Nonostante l’inizio non proprio roseo, ho trovato ad aspettarmi un nutrito gruppo di lions che si sono informati riguardo il viaggio vedendomi alquanto sconvolta. Mi hanno illustrato il programma, molto fitto, e mi hanno scattato un sacco di foto. C’era un cartellone di benvenuto con il mio nome scritto sopra che ha fatto girare la testa a molti passanti. Sbrigate le formalità di rito, ho intrapreso il mio viaggio verso casa e ho iniziato la conoscenza della ragazza, figlia della mia prima famiglia, che mi aveva accolta. Nonostante le stanchezza palese abbiamo fatto conoscenza e ci siamo ritrovate amiche fin da subito. 

Il primo giorno mi sentivo spaesata a causa anche del fuso orario di sette ore. La cosa più buffa è stato l’insegnamento, fatto da una bambina di dieci anni, riguardo a come mangiare con le bacchette. Ho imparato faticosamente, ma adesso sono bravissima. Mi ha stupito molto la sensazione che mi ha colto, in quanto mi sentivo molto rilassata. La mia famiglia mi ha messo subito a mio agio e ha istaurato un rapporto amichevole nonostante il problema della lingua. Si supera qualsiasi difficoltà con un sorriso aperto e gentile. Mi hanno chiesto della mia famiglia e io ho mostrato le numerose foto che ho portato con me. Ho portato anche dei libri in inglese sul mio paese d’origine che li ha molto affascinati, soprattutto delle tradizioni che hanno scatenato parecchio stupore. Ho riso molto. Non di loro, ma con loro. Per quanto il campus sia stato divertente e un po’ folle, ho preferito di gran lunga il periodo in famiglia. Si sono creati legami che trascendono le diversità e superano la distanza geografica. Il senso di famiglia è lo stesso in tutto il mondo. Ho parlato con i miei altri genitori di tutto, delle mie speranze per il futuro, dei miei sogni e della mia voglia di conoscere il mondo. Mi hanno dato in campi il loro affetto, mi hanno aperto gli occhi su una cultura meravigliosa, sebbene sia stato un breve sguardo dato il poco tempo. Non si sono mai arrabbiati dei miei sbagli, mi hanno sempre corretto con molta gentilezza. Ho trovato persone interessate come me a conoscere cose nuove, nella fattispecie me. Mi hanno portato un sacco di regali, tra cui tantissimi pupazzi dei personaggi più svariati. Hanno compreso la tristezza che ha volte mi colpiva pensando a quanto ero lontano da casa. Non li dimenticherò mai. Hanno contribuito a fare di me una persona migliore. Suona banale e scontato, ma è ero. Il ritorno a casa è stato dolceamaro per tante ragioni, ci sono stati pianti ma anche tante risate e la promessa che ci saremmo rivisti. Voglio mantenere questa promassa.

In breve ho passato una delle estati più belle della mia vita. Sarò grata in eterno al lions club per l’occasione e sarò grata a me stessa per aver avuto il coraggio di coglierla. Anche i miei genitori c’entrano visto che hanno contribuito finanziariamente, quindi meritano di essere nominati.