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ITALIA: what else?

Quest’estate ho partecipato per la prima volta agli scambi giovanili  dei Lions e posso dire che è stata un’esperienza assolutamente fantastica. La mia scelta è ricaduta sul Giappone perché erano diversi anni che volevo visitarlo, e appena mi si è presentata l’occasione non ho esitato un momento a farlo.
Sono partito alla volta del sol levante il 16 luglio. Dopo un viaggio abbastanza pesante di circa 18 ore (ho preso 2 aerei) sono arrivato all’aeroporto di Tokyo, dove c’era un membro dei Lions ad aspettarmi, il quale mi ha subito portato a visitare la Tokyo Tower. Ammetto che il primo impatto è stato abbastanza forte: innanzitutto il clima è molto caldo e umido e ci vogliono diversi giorni per abituarsi, inoltre sembra proprio di essere in un altro pianeta. Ti guardi intorno e non vedi niente scritto con i caratteri romani, ti muovi senza sapere dove stai andando e capisci che senza una guida al tuo fianco sei perduto. 

Ad ogni modo dopo una giornata trascorsa visitando Tokyo e Yokohama due membri Lions mi hanno portato in macchina nella città della mia prima host family, a circa 2 ore di macchina da Tokyo. Premetto che non avevo avuto il contatto della host family prima di arrivare in Giappone e perciò per me la famiglia era una sorpresa totale; mi era stato spiegato infatti che nella mia host family originaria la madre aveva avuto dei problemi di salute e così me ne hanno dovuta trovare un’altra d’emergenza. 

Nonostante dunque la famiglia ospitante fosse quasi una collocazione dell’ultimo minuto, essa si è comunque rivelata gentilissima e pronta ad accogliermi. Era composta dai genitori e dai due figli, uno di 23 e una di 24, che però abitavano a Tokyo per motivi di studio e dunque non erano presenti.  Il padre parlava abbastanza bene l’inglese, però lo vedevo molto poco perché era sempre impegnato nel suo lavoro, mentre la madre non lo parlava, al di la di qualche parola buttata qua e la; ed era con lei che passavo la maggior parte delle giornate. Era incredibile come nonostante le grandissime difficoltà di linguaggio riuscissimo a comunicare e a parlare sempre. Si può dire che avevamo creato un nuovo linguaggio, un mix di inglese, giapponese (che a poco a poco imparavo anche grazie all’aiuto del dizionario) e di linguaggio del corpo.

Gli host parents mi hanno fatto visitare numerosi posti tradizionali (tempi, musei, frutteti, ecc.) e con l’ausilio dei Lions locali mi hanno fatto partecipare ad attività straordinarie, tra le quali scalare il monte Fuji fino alla vetta. Inoltre, dato che la passione dell’host-father erano la cucina e i ristoranti, ho assaggiato tantissimi tipi di cibo, e posso dire che la cucina Giapponese non è solo pesce (io non mangio pesce), ma ha tantissimi piatti diversi che sono davvero buonissimi.

Dopo circa una settimana è arrivata la figlia da Tokyo ed è stata nella casa dei genitori per il resto del mio soggiorno in famiglia. Ero molto felice di questo perché nonostante facevo sempre attività interessanti e tutti si prendevano cura di me stavo comunque sempre con degli adulti, e mi mancava un po’ la compagnia di qualcuno della mia età. Con lei e con i suoi amici ho svolto attività differenti, meno “da turista”, vivendo nello stesso modo di un giovane giapponese; questo mi ha permesso, oltre che di divertirmi, di capire la gioventù nipponica, che si è rivelata più complessa di quello che pensavo e sotto alcuni aspetti molto differente dalla nostra.

Il periodo nella prima host-family era ormai finito ed era tempo di andare nel Summer Camp, in pieno centro a Tokyo. Mentre i primissimi giorni sinceramente non vedevo l’ora che arrivasse il momento del campus, ora ero veramente triste di dover abbandonare la famiglia. Erano stati tutti veramente stupendi e mi hanno fatto sentire parte della famiglia fino in fondo. Dopo vari saluti strappalacrime sono partito alla volta del campus. Anch’esso è stato stupendo, gli organizzatori avevano preparato un calendario fitto di impegni molto interessanti e vari facendoci conoscere sia il Giappone tradizionale che quello moderno e tecnologico. All’interno del camp mi sono fatto diversi amici provenienti da tutto il mondo, con i quali sono tuttora in contatto.

Finito il campus sono andato nella seconda host family. Si può dire che mentre ero stato particolarmente fortunato con la prima famiglia, ero stato invece particolarmente sfortunato con la seconda. La casa era molto sporca e i membri della famiglia, nonostante provassero ad essere gentili, erano a volte un po’ “strani”. La famiglia non faceva parte dei Lions ma aveva comunque dato la disponibilità ad ospitare, perciò mi avevano mandato lì. I primi giorni, nonostante il disagio, ho provato a resistere ma ero comunque infelice. Dopo un po’ non ce l’ho più fatta e ho comunicato la mia situazione alla prima host family. A mia insaputa essi hanno parlato con i Lions responsabili degli scambi, e appena essi hanno saputo della situazione dopo 2 ore sono venuti a prendermi in macchina per riportarmi nella prima host family. In più essi hanno trovato una buona scusa da dire alla seconda famiglia ospitante, così nessuno è rimasto offeso. Sono rimasto piacevolmente sorpreso dall’efficienza dei Lions locali! 

Dopo essermi scusato diverse volte per il disagio creato (pure loro continuavano a scusarsi, sebrava una gara a chi si scusava di piu!) sono tornato nella prima host family. Eravamo tutti molto felici di incontrarci nuovamente, e io sapevo che li mi sarei trovato veramente benissimo.

Come previsto i giorni rimanenti sono trascorsi meravigliosamente, durante i quali ho anche conosciuto l’host-brother, tornato a casa per qualche giorno. Tra le attività svolte nel secondo periodo ci sono la cerimonia del tè con lo yukata (un kimono estivo), gite a Tokyo, a Shizuoka , ad un famoso parco divertimenti e alle terme all’aperto tipiche del Giappone.

Che dire, quest’esperienza è stata sicuramente una delle più importanti della mia vita nella quale penso di essere cresciuto molto. Sono stato circondato dall’inizio alla fine da persone stupende, in primo luogo la host family, con la quale sono molto legato e sono in assiduo contatto tutt’ora, in secondo luogo i Lions del campus, i Lions della cittadina in cui mi trovavo, i ragazzi del campus e in generale tutti i Giapponesi che ho incontrato. E’ incredibile come possano essere così gentili e ospitali, come riescano a stupirsi per qualsiasi cosa riguardi noi occidentali, come rispettino chi è diverso da loro, cosa che spesso noi non siamo abituati a fare. Mi sono innamorato del Giappone a tal punto che ora sono seriamente intenzionato a imparare il Giapponese! E non vedo l’ora di poter ritornare in quel magnifico paese..

Volevo fare un sentito ringraziamento ai Lions italiani, senza i quali non avrei mai potuto vivere questa fantastica esperienza..Grazie mille!!

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