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ITALIA: what else?

Innanzi tutto vi ringrazio di tutto cuore per avermi dato l’opportunità di partecipare a questo fantastico progetto che solo chi lo ha vissuto di persona può rendersi conto di quanto sia sconvolgente in senso positivo e quanto aiuti a crescere e maturare.
Vivere un mese in un paese straniero,non proprio a due passi da casa (infatti il viaggio è abbastanza stancante, per fortuna ero insieme agli altri ragazzi italiani, Valeria e Andrea, inutile dire che dopo mezz’ora d’aereo eravamo già amicissimi), dove non parlano italiano e anche in inglese non è così facile comunicare, perché è molto difficile trovare delle persone che lo parlino bene o che vogliano parlarlo (la comunicazione è stata l’unica nota dolente del viaggio, soprattutto a Kanazawa, dove le Host families diciamo che 2 su 3 non lo parlavano affatto..), dove il cellulare non prende, non hai un computer tuo per chiamare in Italia…insomma devi un po’ imparare a cavartela con le tue gambe in ogni circostanza…e ogni giorno ti trovi ad affrontare una nuova sfida, perché molte tradizioni sono diverse dalle nostre,quindi a volte non sai se ti stai comportando nel modo giusto, speri solo che te lo dicano se sbagli qualcosa e punti tutto sull’emulazione.

Nonostante tutto, questo mese in Giappone è stato meraviglioso. All’inizio ti sembra tutto straordinario e positivo, ma dopo alcuni giorni inizi a notare anche i difetti delle persone e del posto. È normale, non siamo perfetti. Ma è solo quando impari ad accettare e ad amare anche i difetti che puoi dire di amare veramente un paese e le persone che ne fanno parte.
 È inutile che dica che i giapponese sono fissati con gli orari, che i treni giapponese sono puntuali, non come in Italia, che si preoccupano per te e che ti trattano come la principessa del Galles, che ti esibiscono come un trofeo in tutti i posti perché sono fierissimi di te e di poterti ospitare, perché queste cose sono già conosciute.
Un mese in Giappone mi ha cambiato la vita, forse perché il paese del sol levante (anche se pioveva quasi sempre!) è sempre stata la mia passione, ed ora, con orgoglio, posso dire di essere anche io giapponese!
Avrei molte cose da dire, potrei scriverci un libro e mi piacerebbe avere un incontro di persona per poter approfondire l’argomento.
In questo contesto mi limito solo a dire che quando mi chiedevano qual era il ricordo più bello che avevo del Giappone, loro si aspettavano rispondessi con il nome di qualche posto che avevo visitato…invece io pensavo a tutte le persone che ho incontrato, ai miei nuovi amici giapponesi, al calore familiare di cui sono stata partecipe, ai momenti di vita quotidiana vissuti insieme.
L’esperienza al camp la ricordo soprattutto per i tanti amici conosciuti e il divertimento passato insieme,nonostante il brutto tempo, che a volte ci ha rovinato i piani!
L’unica nota negativa che mi sento in dovere di riportare è verso il periodo passato a Kanazawa: ho lasciato l’Italia convinta,secondo gli accordi, di passare l’intero periodo a casa dei Sig. Koide, invece quando ero in Giappone mi arriva una mail avvisandomi che non posso stare da loro, quindi devo cambiare famiglia ogni due giorni e devo stare in hotel. Alla fine la situazione si è leggermente chiarita e non sono stata in hotel ma a casa loro, comunque in una settimana ho cambiato tre famiglie, di cui una composta da signori anziani che non sapevano una parla di inglese…ho cercato di prendere il meglio da ogni situazione, ma non posso nascondere che a Kanazawa mi sono sentita presa in giro dai Lions che non mi hanno avvertita prima di partire della situazione; sicuramente avrebbero potuto trovare una host family diversa…
Comunque questo piccolo errore organizzativo, se così lo vogliamo chiamare, non è riuscito ad intaccare lo splendore del mio “japanese month”!

Ancora grazie per aver reso possibile tutto questo, grazie per avermi aiutato a realizzare il mio sogno!

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