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ITALIA: what else?

Il Giappone è una terra lontana - e non solo geograficamente parlando. Per millenni vi è fiorita una civiltà ed una cultura che nulla ha a che fare con la nostra, qualcosa di completamente diverso da tutto ciò cui siamo abituati. Fino a poco più di un secolo fa, un europeo in viaggio in quel lontano Paese si sarebbe sentito catapultato in un altro mondo.

Il Giappone che vediamo oggi è indubbiamente molto diverso: la sua apertura all'occidente, per quanto relativamente recente, ha causato dei rapidi e vistosi cambiamenti di stile di vita, tanto che uno fra i principali centri urbani giapponesi come Osaka appare, a prima vista, come una metropoli statunitense. Tuttavia, queste innovazioni, per quanto importanti, non hanno cancellato la cultura e la mentalità della terra su cui si sono sviluppate. Al contrario: anche gli elementi più 'occidentali' vengono riletti in una chiave diversa, e convivono in armonia con la tradizione, formando un tutt'uno con essa. E così capita, per usare immagini forse un po' banali ma efficaci, di incontrare ristoranti tradizionali gomito a gomito con americanissimi McDonald's, o di vedere esposti nel reparto abbigliamento di un qualsiasi centro commerciale dei kimono, che per una ragazza è normalissimo indossare, e non solo in occasione di particolari celebrazioni; soprattutto a Kyoto, capita spesso di vedere ragazze che passeggiano semplicemente, vestite con abiti tradizionali.

Delle città che ho visto, Kyoto è probabilmente quella che mi è piaciuta di più; qui infatti, più che altrove, la convivenza tra antico e moderno, fra cultura giapponese ed occidentale, appare evidentissima al primo sguardo. La città è ricca di luoghi da vedere, e le attrattive che offre ai visitatori sono le più svariate: si va dai numerosi antichi templi, fino agli studi cinematografici o al museo internazionale di manga e animazione giapponese. Non è un caso che proprio Kyoto sia, assieme a Tokyo, una delle mete preferite dai turisti; è a Kyoto che ho visto il maggior numero di occidentali, nel corso del mio viaggio.

Non appena ci si allontana dai principali centri turistici, tuttavia, è rarissimo incontrare un altro volto occidentale, e spesso ho notato, soprattutto da parte dei bambini, timidi sguardi di curiosità nei miei confronti. Così come è difficile incontrare un europeo o un americano, non è affatto facile trovare qualcuno che parli inglese. Infatti, l'inglese viene attualmente insegnato nelle scuole, ma per gli studenti giapponesi è molto difficile apprenderlo, essendo una lingua strutturata in modo completamente diverso dalla loro; per questo motivo il livello medio di conoscenza dell'inglese è piuttosto basso e comunicare può essere difficile. La comunicazione è stata l'unica vera difficoltà che ho incontrato nel corso del mio viaggio, difficoltà che nei primi giorni è sembrata insormontabile; nel giro di pochi giorni però, fortunatamente, ho imparato a comunicare con la famiglia ospitante - comunicazione che avveniva in genere attraverso dizionari o traduttori automatici, quando non addirittura a gesti! Abituarsi è stato meno difficile del previsto ed in breve tempo ho instaurato un ottimo rapporto con la mia famiglia ospitante. Complice anche il fatto che ho soggiornato presso ciascuna famiglia per un periodo abbastanza lungo (due settimane), permettendomi di conoscerle meglio.

Riguardo ai miei rapporti con le molte persone giapponesi con cui ho avuto a che fare, sono rimasta colpita dalla grandissima gentilezza che mi è sempre stata dimostrata. L'approccio giapponese nei confronti del prossimo, molto diverso da quello italiano, è fondato sulla cortesia: è ben difficile che un giapponese dimostri apertamente antipatia o irritazione. Questo vale nei rapporti personali ad ogni livello, ma verso gli ospiti in particolare: il valore dell'ospitalità sembra essere ancora in parte rivestito dalla sua antica aura sacra per questo popolo, che ha ogni riguardo nei confronti degli ospiti. Ho avuto modo di sperimentarlo sin dal mio arrivo in aereoporto, quando ho trovato ad aspettarmi un nutrito comitato di benvenuto che mi ha riservato un'accoglienza davvero calorosa, per non parlare di tutte le premure della mia famiglia ospitante, la cui gentilezza è stata di enorme aiuto nell'adattarmi ad uno stile di vita nuovo e diverso.

Bisogna dire che, oltre che più cortese, l'approccio giapponese nei confronti delle altre persone è generalmente anche più formale. Alla base della società vi è una struttura gerarchica piuttosto rigida e ben definita, che la rende ben diversa dalla nostra. Anche in una semplice conversazione, un giapponese deve sempre tenere conto della propria posizione sociale e di quella dell'interlocutore, e regolare il proprio linguaggio e il proprio comportamento di conseguenza. I rapporti sociali sembrano essere regolati da un'infinità di regole non scritte. Questo non deve intimidire un turista straniero: i giapponesi generalmente non pretendono che noi conosciamo queste regole, e avere un comportamento corretto e rispettoso nei confronti di tutti è più che sufficiente per essere ricambiati con la più grande cortesia.

Un'altra caratteristica che mi ha colpito è l'ottima organizzazione che i giapponesi sembrano avere in tutto, a partire dalle strutture e dai trasporti pubblici sempre molto puliti e ottimamente funzionanti; anche l'organizzazione del mio viaggio da parte del Lions Club locale si è rivelata ottima, come anche quella delle attività programmate dalle famiglie ospitanti.

Le cose che ho potuto imparare riguardo alla mentalità giapponese, sia attraverso il dialogo che attraverso la convivenza stessa, sono moltissime. Lo scopo principale per cui ho scelto di partecipare a questo progetto era proprio imparare a conoscere un popolo e una cultura diverse, e sono molto contenta del risultato. Spero di essere riuscita a mia volta a lasciare un po' dell'anima italiana alle mie famiglie ospitanti, e spero che questo scambio sia stato gradito da loro come lo è stato da me.