Stavolta sono stata io a partire: i miei tre fratelli da anni viaggiano con gli scambi giovanili e da anni ascolto i loro racconti; quest'annoinvece sono tornata io da una meravigliosa esperienza e tocca a me essere assediata dalle domande di tutti.
Che dire? Sono stata accolta come una principessa in tutte le tre famiglie che mi anno ospitato; e' nota la gentilezza e la disponibilita' dei giapponesi, ma non avrei mai creduto arrivassero a tanto: vorrei vedere quale padre di famiglia italiano, con famiglia appresso, si organizza per portare una ragazza straniera sconosciuta in un negozio e per piu' i tre ore si sorbisce
1) prove di vestiti tradizionali
2) vestizione
3)imbellettamenti vari
4) acconciatura complicatissima
5) set fotografico.
Non solo: non potendo parlare con me in inglese, si erano organizzati perche' fosse sempre presente qualcuno (amici, conoscenti, interpreti) che ci traducesse quel che dicevamo; un pensiero squisito da parte loro, che mi ha veramente commosso. Vista la loro riservatezza, non so se sia stato un privilegio il farmi entrare nella cappellina delle preghiere (un piccolo tempio) all'interno della casa di una delle famiglie, ma comunque l'ho ritenuto tale e l'ho apprezzato molto.
E un altro padre che si è svegliato in piena notte per portarmi a vedere l'alba su una collina a un centinaio di chilometri da casa? Ma ahimè, tanti chilometri per trovarci immersi in una nebbia che neanche in Val Padana è così fitta...
Ho conosciuto tanti Lions con cui ho passato giornate veramentepiacevoli e (per fortuna) non troppo formali, ho visto posti meravigliosi, basta parlare di Kyoto, e ho visitato le loro scuole (erastata l'unica cosa che avevo esplicitamente chiesto di poter fare e sono stati cosi' cortesi da organizzarmi ben due visite, con tanto di docenti schierati per darmi il benvenuto ...).
Il campo e' stata un'altra occasione per toccare con mano la loro ospitalita': anche qui, oltre ai posti splendidi che ho avuto modo di vedere, ho conosciuto altri ragazzi che hanno dedicato giornate intere a noi per insegnarci l'arte del te e l'ikebana, per portarci a sciare e a divertirci.
E poi?
Lati buffi per me italiana: la vasca da bagno parlante, togli e metti le pantofole, la tazza del water ustionante, i treni in orario perfetto.Panico: senza nessun preavviso, il dover tenere un discorso formale di venti minuti al sindaco della citta' e ad una platea di una quarantina di uomini in giacca e cravatta; be', dopo la prima volta in cui non sapevo se sarei sopravvissuta, le altre due volte mi e' sembrata unapasseggiata.
Bambini: educati come raramente si vedono in Italia; mi ero proprio affezionata al piccolo di una delle famiglie e mi e' dispiaciuto lasciarlo.
Cibo: ottimo (ne ho spedita per posta una notevole quantita')
Mi spiace solo non poter rimanere in contatto con le famiglie: a partel'ultima, in cui si parlava inglese, ho scritto non appena tornata in Italia alle altre per salutare e soprattutto ringraziare, ma non ho mai ricevuto risposta.
Se mai leggessero queste mie righe,
ARIGATOO