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ITALIA: what else?

Per il terzo anno consecutivo ho avuto la fantastica occasione di poter partecipare agli scambi giovanili dei Lions. 
Il tre luglio sono partita verso il paese che sognavo di visitare da anni: il Giappone! Prima di partire mi sono informata riguardo la cultura e le tradizioni del posto per non sentirmi completamente un pesce fuor d’acqua ma devo ammettere che finché non ho vissuto le esperienze sulla mia pelle non avrei mai potuto capire a fondo il paese del sol levante e i suoi abitanti.
Il mio viaggio è stato esattamente come me lo sognavo se non meglio e si può descrivere in due sole parole: frenetico e meraviglioso. Dal giorno del mio arrivo fino a quello della partenza non ho passato un minuto senza fare o vedere qualcosa di diverso e per questo devo ringraziare la mia famiglia e gli organizzatori del campus.


Non so se per fortuna o perché tutte le famiglie dei Lions sono così, ma sono sempre stata in famiglie fantastiche. Quella di quest’anno abitava ad Osaka ed era composta dai due genitori di 36 anni e da una bambina di 11. Prima della partenza ero abbastanza preoccupata perché nessuno di loro sapeva parlare inglese ma fin dal primo giorno si sono impegnati a comunicare con me con l’aiuto di una traduttrice (la figlia di un altro membro dei Lions della zona) e con il tempo, imparando loro qualcosa di inglese e io qualcosa di giapponese, siamo riusciti a trovare un buon mezzo di comunicazione anche quando eravamo soli o con i loro amici.
Per loro sono stata la prima ragazza straniera che hanno ospitato e per tre settimane mi hanno sempre trattato come un ospite d’onore: mi hanno presentato a moltissimi amici, mi hanno portato a molte cene dei Lions, hanno realizzato ogni mio singolo desiderio come quello di andare in una scuola giapponese vestita con l’uniforme, visitare Tokyo, avere un kimono,girare per la città in bici, assaggiare moltissimi e deliziosi piatti della cucina locale, truccarsi e vestirsi da geisha a Kyoto...

                                                                    Al “Golden Temple” a Kyoto con la traduttrice Sueko                                     

La cosa che mi ha lasciato più impressionata è stata la loro disponibilità e la loro mania di soddisfare  molte mie curiosità. E questa è una cosa che hanno notato anche tutti gli altri membri del campus, ma quando provi a chiedere spiegazione di questa loro disponibilità, soridono e dicono che gli abitanti di Osaka sono fatti così!
Nelle tre settimane in famiglia ho visitato moltissimi posti anche grazie alla disponibilità della mia traduttrice Sueko (che mi ha ospitata più giorni in casa sua e dei suoi zii), dei miei “nonni giapponesi” che mi hanno fatto conoscere il Giappone più tradizionale e del mio “zio giapponese” che,vivendo a Tokyo, mi ha offerto la possibilità di visitare questa bellissima metropoli.
Per un mese sono stata la novità di un quartiere di Osaka: moltissimi  “party di benvenuto”, moltissime foto, le persone che mi riconoscevano per le strade e che mi salutavano, i bambini che si meravigliavano di vedere “dal vivo” gli occhi azzurri, gli amici e i Lions che mi riempivano di regali perché non mi dimenticassi  di loro..

Nel campus con i kimoni

Sono stata fortunata anche per il campus. In Giappone infatti molti campus sono solo di tre o quattro giorni ma il mio era il più lungo: ben dieci giorni di attività con altri 39 ragazzi provenienti da altrettanti paesi del Mondo. Una cosa intelligente di questo campus è stata infatti quella di accettare un solo ragazzo da ogni nazione, con l’eccezione dell’America, così da evitare quei fatidici “gruppi linguistici” e favorire il dialogo tra tutti (ecco perché mai come quest’anno sono riuscita a stringere amicizia con quasi tutti i ragazzi!). Ogni giorno abbiamo cambiato hotel e città così da visitare il maggior numero di posti possibili: ci hanno portato al mare, a visitare la fabbrica della Toyota, ci hanno regalato un kimono a testa e ci hanno fatto partecipare alla cerimonia del tè, siamo stati in un tempio buddista, abbiamo visitato Hiroshima, siamo stati agli Universal Studio Japan… insomma, dieci giorni indimenticabili! La cosa più bella che ho notato nel campus è che tutti quanti eravamo veramente interessati alla cultura del sol levante: nessuno si tirava indietro davanti a strani cibi giapponesi, nessuno si lamentava se la tabella di marcia era molto rigida  e forse tutti hanno capito che questo paese è molto diverso da tutti gli altri. Il Giappone non è come tutti se lo immaginano, con gente interessata solo al lavoro e poco disposta a comunicare con gli altri paesi. Al contrario non ho mai trovato così tanta gentilezza in nessun altro paese che ho visitato: basta entrare in un ristorante e rifiutare di mangiare con le normali forchette che ti offrono (vedendoti straniero) per mangiare con le bacchette per sentirsi ricevere un caloroso applauso da tutti i clienti e i cuochi del posto.

Sono pienamente cosciente del fatto che non tutti hanno avuto o avranno la possibilità di visitare il Giappone come ho fatto io, non da semplice turista, ma da vera giapponese! Ecco perché sono molto grata a tutte le persone che si impegnano a mandare avanti questo programma di scambi tra tutti i paesi. Per raccontare tutte le esperienze e le emozioni che ho vissuto dovrei scrivere un libro. Per questo consiglio a tutti quelli che ne hanno la possibilità di visitare questo magnifico luogo e di vivere ogni cosa sulla propria pelle, con la certezza che ve ne andrete a malincuore ma con la certezza di ritornare un giorno a riassaporare quella cultura così diversa dalla nostra.