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ITALIA: what else?

Quest’estate sono stata in Giappone. Sono andata dal 17 luglio al 18 agosto nella periferia di Hokkaido, al nord del Giappone.
Sono stata ospite di 3 famiglie diverse e poi ho fatto 6 giorni di campus.
La prima famiglia, la famiglia Kokita, si trovava a Sapporo una delle città più grandi del Giappone. La famiglia era composta dai genitori, un figlio di 19 anni e una figlia di 18.
Con loro non mi sono trovata molto bene forse perché era il mio primo impatto con una cultura totalmente diversa dalla nostra e poi tutti loro non parlavano inglese quindi è stato un problema poter comunicare. Tuttavia sono Stati molto gentili, come del resto tutti i giapponesi. Mi hanno fatto visitare molti posti, come un’natica cittadina, OTARU, dove io e la figlia abbiamo preso il Gengiska, simile al riscio, poi abbiamo visitato dei parchi con cascate e ruscelli in stile Giappone.

La 2à famiglia, i Minami, abitava a Mashike una cittadina di 6 mila abitanti. Anche loro avevano una figlia di 21 anni che fortunatamente parlava un pò di inglese e un figlio della mia stessa età. Anche loro sono stati molo cordiali, mi hanno portata a vedere una famosa distilleria di sake, un superalcolico molto famoso in Giappone. La cittadina inoltre era prevalentemente agricola, tanti erano gli alberi da frutta come ciliegi, prugne e mele!
Nello stesso periodo in cui sono stata a Mashike, c’era anche un ragazzo californiano con il quale ho condiviso tutte le gite!
La 3à famiglia, gli Hayashi si trovavano a Ebetsu una città piu o meno come Vigevano.
Con loro mi sono trovata benissimo pur essendo una coppia di 60eni con tre figlie di circa 30 anni che però non abitavano con noi. Loro hanno ospitato sia me che Chiara, una ragazza di Ravenna, con la quale si è instaurato un bellissimo rapporto.
Dato che nessun membro della famiglia parlava inglese hanno assunto un interprete affinché noi e la famiglia riuscissimo a comunicare.
Questa famiglia ha organizzato per noi delle attività: la cerimonia del the, l’ikebana quindi la composizione floreale, abbiamo lavorato con la creta e abbiamo partecipato a tante serate che loro chiamano festival dove si balla tutta la sera, non di certo il liscio ma danze tradizionali sempre in yukata.Lo yukata è il kimono estivo, il kimono vero e proprio viene indossato dalle ragazze a 21 anni ed è parte della famiglia.
Uno degli aspetti positivi degli scambi è la possibilità che ti danno di conoscere tanta gente di tanti paesi diversi, soprattutto se si trascorrono dei giorni in campus. Io ho avuto la possibilità di andare 6 giorni in campus, ad hakodate.
Eravamo alloggiati in un hotel, costituito da tanti bungalow, immerso nel verde e anche qui era tutto bene organizzato.
Non sono mancate le cene lions tutte sempre molto formali all’inizio, gli uomini in giacca e cravatta e le donne rigorosamente in kimono, ma queste serate si concludono sempre con un girotondo ballato e cantato. Non si cantano canzoni tradizionali ma la canzone dei lions.
Infine si brinda, e mi raccomando se andate in Giappone, dite Campai e non “cin cin”, perché è una parolaccia.
Questa esperienza mi è servita molto a maturare e a cavarmela anche in situazioni difficili.
Consiglio a tutti di fare un’esperienza del genere anche se ci vuole molta capacità di adattamento!