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ITALIA: what else?

Ho pensato di raccontare il mio viaggio in Giappone in cinque fasi: la partenza, il soggiorno a Odawara, il Lions camp, il soggiorno a Oiso e il ritorno.

LA PARTENZA

Premetto che, prima di partire, ero un po’ scettico nei confronti di questa opportunità, ma nel corso della mia vacanza mi sono dovuto assolutamente ricredere. Il mio viaggio è cominciato il 16 luglio quando sono partito dall’aeroporto di Ronchi dei Legionari per raggiungere Milano, dove dopo poche ore avrei dovuto prendere il volo per Tokyo. Purtroppo queste poche ore si sono tramutate in sette ore di ritardo, dovuto alla chiusura dell’aeroporto di Narita in seguito ad una scossa di terremoto…..e passare così tanto tempo in un terminal non è affatto facile. Fortunatamente ho ingannato l’attesa facendo conoscenza con altri ragazzi che avrebbero partecipato agli scambi giovanili. L’aereo è decollato alle nove di sera e dodici ore più tardi mi sono ritrovato in Giappone. All’aeroporto ho incontrato immediatamente il signor Iwamoto Kazuhiro, membro del Lions club di Odawara, che con la sua vettura mi ha condotto nella mia prima host family.

IL SOGGIORNO AD ODAWARA

Il signor Hiroshi Nakatogawa, mio host father, pur non parlando correntemente l’inglese, è sempre stato disponibile e ha sempre cercato di soddisfare le mie esigenze e le mie curiosità. Il nucleo familiare comprendeva due figli, Sashy, di diciotto e Atzuy di ventidue anni, con i quali mi sono veramente divertito nel corso del mio soggiorno. Sono stati loro infatti che mi hanno fatto conoscere l’aspetto ludico di Odawara, frequentando i vari centri commerciali con le loro immense e rumorosissime sale giochi, andando a giocare spesso a bowling o frequentando i più caratteristici karaoke bar. Anche la signora Nakatogawa si è dimostrata molto gentile e disponibile preoccupandosi, magari troppo, dei miei gusti culinari. La loro cucina infatti è molto diversa dalla nostra, partendo dall’uso dei tradizionali chop-stik al posto delle posate, che stranamente anche io ho imparato ad usare mangiando il riso bollito, la tempura e la soba, la deliziosa zuppa di spaghetti di soia!!!!! Durante la permanenza a Odawara ho potuto visitare l’Odawara castle, costruito nell’ Edo period uno dei momenti più importanti della storia giapponese. Inoltre la famiglia mi ha accompagnato a Tokyo, dove ho visitato il quartiere di Shybuya famoso per i locali notturni e luogo d’incontro per i giovani. Ho anche avuto l’opportunità di salire sulla Tokyo Tower, la spudorata imitazione della Tour Eifell, per uno sguardo della città dall’alto. La vista era mozzafiato, i giganteschi grattacieli si susseguono a raffica fino a toccare la costa bagnata dall’Oceano Pacifico. Vicino a questa struttura sorge un parco divertimenti con le montagne russe che girano intorno a grandi palazzoni……incredibile. Ho potuto anche svolgere “un esperienza lavorativa” in un asilo, infatti la sorella del mio host father gestiva questa struttura.

Lavorare con tutti questi giapponesi in miniatura è stata un esperienza grandiosa soprattutto per il modo curioso e divertente che avevano di relazionarsi con me, mi chiamavano infatti Den san san e richiedevano spesso la mia presenza per partecipare ai loro giochi. Tutto ciò è stato contornato da frequenti party e serate in ristorante dove ho potuto conoscere tantissimi ragazzi e RAGAZZE con i quali probabilmente mi terrò in contatto.   

IL LIONS CAMP

Finita la prima settimana è iniziato il camp, che credo sia un’esperienza irripetibile: non ci sono parole per descrivere quanto io mi sia divertito! In solo una settimana ho conosciuto veramente tantissime persone in particolare ho familiarizzato con ragazzi europei, provenienti dalla Croazia, dall’Olanda dalla Romania e dalla Svezia con i quali ho visitato quasi tutta la zona limitrofa a Tokyo.  Devo però muovere critica sulla durata del camp. Troppo breve!!!!!!!!!!!!! Altri amici mi hanno riferito che, in America o in Australia, il camp comprende quindici giorni di attività.I primi tre giorni sono stati spesi in un hotel veramente splendido e confortevole, nel centro internazionale di Kawasaky, mentre negli ultimi tre ci siamo dovuti spostare e siamo stati condotti alla JAA ovvero la Japan Aviation Accademy, ai piedi del monte Fuji, luogo nel quale bisognava rispettare molte, forse troppe regole e adattarsi ad uno stile di vita accademico-militare: ci si doveva infatti lavare in bagni comuni, mangiare in mensa e rifarsi il letto da soli…… Durante il soggiorno a Kawasaky, c’è stata l’opportunità di visitare la città, di incontrare il sindaco, che ci ha accolti in maniera calorosa, abbiamo  partecipato alla cerimonia del the, abbigliati con il caratteristico kimono, seduti tutti in cerchio sul tatami, assistendo alla preparazione dell’ infuso, a me non troppo gradito. Siamo inoltre stati a Dysney land in una giornata di gran caldo……………favoloso.Negli ultimi tre giorni abbiamo percorso un sentiero sul monte Fuji, accompagnati da una guardia forestale che ci ha fornito diverse informazioni riguardo la flora e la fauna locale. Alla JAA nel tempo libero le partite di calcio “europei” contro “resto del mondo” si sono susseguite a raffica, accompagnate da lunghi bagni in piscina e fuochi d’artificio.

IL SOGGIORNO A OISO

Finito il camp, ho trascorso il mio ultimo periodo a Oiso, cittadina di mare, a un ora di treno da Tokyo, con una bellissima spiaggia di sabbia scura e un enorme acqua fan. Questa volta il mio host father il signor Tadashi Neghishi conosceva benissimo l’inglese, che utilizzava per lavoro e quindi la comunicazione è stata molto più facile. Il nucleo familiare era composto anche dalla moglie e da due figli, una ragazza di nome Haruna di diciassette anni e un ragazzo di nome Sathoshima  di ventitrè, che però non era quasi mai a casa per problemi di lavoro. Anche qui sono stato accolto e trattato sempre benissimo, anche per quanto riguarda le attività svolte sono rimasto soddisfatto. Oltre alla spiaggia, il signor Tadashi mi ha accompagnato a Tokyo dove ho visitato il tempio scintoista della dea protettrice delle donne e il più rinomato quartiere di Rapponghi Hills, luogo nel quale vivono le famiglie più benestanti di Tokyo. Posso dire che fare il bagno nell’Oceano Pacifico è stata un esperienza favolosa l’acqua era piuttosto fredda e le grandi onde erano cavalcate da molti surfisti. Spesse volte comunque mi sono arrangiato da solo per organizzare i miei pomeriggi utilizzando il treno come mezzo di locomozione. Anche in questa famiglia sono stati organizzate molte feste, anche quella del mio compleanno, dove hanno partecipato diversi amici di famiglia, riempiendomi letteralmente di regali di ogni tipo dalla maglietta al kimono. (Compleanno che non dimenticherò).

IL RITORNO

Il sedici agosto, data del mio rientro in Italia, ci siamo dovuti svegliare alle sei del mattino per raggiungere l’aeroporto di Narita presso Tokyo. Arrivati a destinazione dopo un lungo viaggio di tre ore attraverso le strade della grande megalopoli, al momento dell’imbarco ho avuto seri problemi con i bagagli. Infatti il peso delle due valige andava ben oltre i venti Kg concessi dal mio biglietto di volo . Ho dovuto pertanto pagare “solo” 630 euro per il peso in eccesso. In Giappone, infatti, si pagano 30 euro in più per ogni chilo oltre il limite consentito. Ma io mi chiedo non si poteva fare un biglietto senza limitazione di peso? Per l’andata forse venti chili erano idonei ma se si conta anche il ritorno, stando via un mese, questa limitazione mi sembra un po’ eccessiva. Nervoso e amareggiato per la cifra spesa sono rientrato nel mio paese. Tuttavia, nonostante questo disguido, il mio soggiorno in Giappone è stata un’ esperienza indimenticabile che ha arricchito il mio bagaglio personale e mi ha permesso di conoscere una realtà profondamente diversa e piuttosto lontana dal nostro modo di vivere.

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