Il viaggio che ho intrapreso in Giappone grazie all’impegno che I soci Lions hanno deciso d’ onorare, incentivare gli scambi interculturali tra nazioni, è stato davvero un sogno che si è avverato.
Sono partita da Peretola con una ragazza fiorentina, Paola,che durante il viaggio si è dimostrata un ottima e cara amica.
Appena atterrate a nagoya siamo state accolte dalle nostre famiglie ospitanti e dai referenti Yec.
L’accoglienza è stata molto cordiale.
Il mese di soggiorno è passato davvero velocemente, soprattutto grazie alle innumerevoli attività “tradizionali e non” che la mia host family aveva programmato per tutta la mia permanenza.
Altra fortuna che mi è capitata è che ho avuto per un intero mese ospitalità presso una sola famiglia. così il legame umano e lo scambio a livello culturale e amichevole, ha avuto tutto il tempo per essere approfondito ed incoraggiato.
Racconto brevemente una giornata “tipo”:
8.00 colazione
10.00 uscita culturale o svago
12.00 pranzo
14.00 attività
18.00 cena
Dalle 19.00 alle 22.00 doccia/bagno-relax
23.00 tutti a nanna.
Elenco alcune uscite a scopo culturale che mi hanno veramente entusiasmato:
-Museo tradizionale delle bambole meccaniche
-Museo della pesca tradizionale con cormorano
-Numerosi tempi Buddisti e Scintoisti
-Casa tradizionale del tè in Nagoya
-Castello imperiale d Nagoya
-Castello imperiale d’Inuyama
-Gita giornaliera a Kyoto
-Cerimonia del the in una casa del the tradizionale con abiti tradizionali (indossare il kimono è stato davvero emozionante!!!!)
Oltre ad aver visto cose davvero sorprendenti, questo viaggio ha suscitato in me un senso d’interesse antropologico davvero rilevante: vivere per un mese “immersa” in una cultura così diversa dalla mia mi ha dato un diverso metro di misura riguardo al mio modo d’ esser, inoltre sento d’ aver imparato ad avere più forza nello spronare me stessa a dare il meglio in ogni situazione, senza il dovere o la presunzione di potermi soffermare sopra un giudizio puramente superficiale. Questo discorso può sembrare retorico ma per essere sicura d’essere compresa mi soffermerò su un esempio semplice ma illuminante:
ad esempio….questioni culinarie…
Prima di partire per il Giappone avevo indetto una battaglia anti –alghe poiché il solo odore mi nauseava, non avevo mai osato avvicinarle alla mia bocca e non l’avrei mai fatto per niente al mondo…invece…ebbene, proprio con questo proposito sono partita alla volta del Giappone. Mi sono ritrovata a convivere per un mese con una cucina senza dubbio sanissima ma che aveva come colonne portanti: riso,pesce e, ovviamente, le tanto odiate alghe…alla fine, io paladina dell’anti-alga, sono dovuta scendere a compromessi e riconoscerle tra le cose commestibili (anche perché non c’era verso di scansarle,erano ovunque!!!!). In conclusione dopo averle mangiate tutti i giorni e in tutti i modi mi sono ritrovata ad apprezzare le doti vitaminiche della suddetta pianta marina.
Le specialita’ culinarie sono davvero varie e molto diverse dalle nostre,innanzitutto in Giappone l’uso del sale è molto sporadico e c’è una marcata parsimonia riguardo l’utilizzo di zuccheri e grassi
Comunque ho assaggiate delle vere e proprie prelibatezze,come ad esempio:
-Tempura: è una particolare frittura d pesce e di verdura mista, paradossalmente caratterizzata da un’alta digeribilita’ poiché non oleosa.
-Noodle: pasta fresca tagliata a forma di sottili tagliatelle (piu’ spesse),fatte in brodo di soja o di misu
-Sushi: porzioni di pesce fresco crudo servito con riso.
Ancora esperienze davvero formative:
-Lezioni di Shodo:lo Shodo è l’arte tradizionale giapponese che comprende tre discipline:
1) composizione floreale, altrimenti detta Ikebana, è il modo tradizionale per arrangiamenti floreali destinati a templi o cerimonie importanti.
2) scrittura tradizionale: la conoscenza in questa disciplina, ho avuto occasione di approfondirla grazie al fratello adottivo Yuichi, mi ha dedicato molto del suo tempo e mi ha messo a disposizione le sue indiscusse doti intellettive per farmi avvicinare il piu’ possibile alla comprensione di una lingua cosi’ lontana dalla mia. Pazientemente, come un maestro, mi ha insegnato alcune lettere e relativi significati,mi ha illustrato la postura e i movimenti base necessari per affrontare con dignita’ una delle arti piu’ nobili della cultura giapponese. Infine mi ha portata dal suo Sensei (in giapponese maestro si dice Sensei) che si è notevolmente meravigliato per una ragazza occidentale che s’interessasse cosi’ appassionatamente a un’arte tradizionale giapponese. Comunque accetto’ volentieri di farmi seguire alcune sue lezioni. Per tre settimane ogni mattina dalle 10.30 alle 12.00 ho assistito a lezioni di scrittura in una classe composta da una ventina di bambini tra i 6 e gli 8 anni. Un’ esperienza comica, ogni volta che la ricordo sprigiona in me una gioia immensa ed un pizzico di auto-ironia!
3) cerimonia del the:questa è un vero e proprio rituale di ospitalita’. Niente è lasciato al caso: la gestualita’ ritmata della cerimoniera che prepara il the per i suoi ospiti, la posizione che assume la ciotola da cui si berra’ il the, la mano con cui si sostiene la ciotola o con la quale ti viene offerta,la posizione degli ospiti all’interno della stanza ecc…tutto ha un motivo d’essere autonomo, quasi misterioso. Nel vivere questa cerimonia ci si accorge che ci sono codici comportamentali cifrati che derivano da modi di vita e di socialita’ molto antichi radicati nel quotidiano, di fronte ai quali ci si sente in dovere di mostrare il massimo rispetto. Una reverenza alla storia e alle antiche origini. Mi viene in mente una frase che mi disse uno dei componenti piu’ anziani della famiglia Terazawa (la famiglia che mi ha ospitato, accudito e trattato come una figlia durante tutta questa fantastica avventura), mi disse: Onorare il passato per un futuro piu’ sicuro. Aveva ragione! A meta’ del mese ho partecipato attivamente al Lions Camp Che ci ha portato per 3 giorni in Takayama (una localita’ sciistica a tre ore di pullman da Nagoya), piu’ precisamente sulla montagna chiamata Norykura. In questo Lions Camp io e Paola abbiamo fraternizzato con numerosi ragazzi Malesiani, Cechi, Australiani e Giapponesi. Anche se ci siamo dovute sforzare un po’ per partecipare alle attivita’ dato che il programma era pensato per ragazzi di 16 anni, in effetti l’ eta’ media non superava i 17 anni, di conseguenza a volte abbiamo avuto dei considerevoli momenti vuoti ma che non abbiamo avuto problemi a riempire, sul momento.
L’unico piccolo problema che abbiamo riscontrato in questo Lions Camp è stato quando abbiamo appreso che durante i tre giorni di pernottamento nell’Ostello della Gioventu’ di Norykura dovevamo affrontare un’altra esperienza tradizionale giapponese: I bagni in comune.
Ebbene si…, ancora una volta i cartoni giapponesi si rivelano fonti del tutto realistiche per poter comprendere gesti quotidiani a noi del tutto sconosciuti…per esempio..(se andate in Giappone è bene saperlo…uomo avvisato mezzo salvato!)
In Giappone è uso comune avere negli ostelli tradizionali una sorta di bagni pubblici divisi per sesso, che consistono in grandi ambienti dove lungo tutto il perimetro, al muro, si trovano docce specchi e tutto il necessario per l’igiene personale.(piccolo particolare:le postazioni per lavarsi non sono separate da divisori …il senso della privacy non è avvertito) . Nel centro di questo stanzone ci sono enormi vasche riempite d acqua calda (la temperatura dell’acqua in media è costante sui 48/50 gradi centigradi) dove ci si può immergere dopo essersi fatti la doccia, qui si fa salotto con le amiche, ci si rilassa e si parla del più e del meno….io per abituarmi a fare la doccia in questa situazione ho dovuto fare appello a ogni mia dote comprensiva e accomodante. Se sapevo prima di questa evenienza nudista magari mi sarei preparata di conseguenza (magari con un costume!!!). Poco male, ora mai l’ho fatto e posso dire che non è la fine del mondo….un pochino strano,ma fattibile.
Da ultimo, ma non per questo meno importante, volevo documentare un’altra esperienza che mi ha impressionato davvero molto. Sempre per merito della famiglia Terazawa ho avuto la possibilità di conoscere un artista giapponese che lavora la ceramica e crea delle vere e proprie opere d’arte sotto forma d’ oggetti d’ uso comune, come tazze, piatti, ciotole ecc… Grazie alla conoscenza di Mr.Fuma e di sua moglie ho avuto la possibilità di apprendere un’infarinatura dell’arte del tornio e della lavorazione dell’argilla e della creta. Ancora una volta sono rimasta colpita riguardo alla metodologia di lavoro, meticolosa e perfezionista, alla semplicità e calma con cui sono stati capaci di spiegarmi anche le cose più complesse.
Non mi rimane che ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questa mia fantastica esperienza, ma soprattutto ringraziare chi crede, con forte spirito Lionistico, nell’importanza dello scambio interculturale, come mezzo di comprensione fra popoli e con l’ onorevole fine di creare l’incipit per un mondo migliore e più fraterno