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ITALIA: what else?

La sveglia suonò alle 8:00, del 18 luglio...sinceramente ero perplessa e insicura nell'affrontare un viaggio che sognavo di fare da quando avevo 5 anni, mentre la tv italiana cominciava a trasmettere i primi cartoni animati giapponesi; sapevo che questo sogno avrebbe cambiato le sorti di una relazione che sarebbe potuta durare abbastanza da farmi stancare.
Mettendo da parte i sentimentalismi un impegno con gli scambi giovanili Lions l'avevo ormai preso e non sono una che si tira indietro; lasciando indietro il fidanzato presi quell'aereo, che mi avrebbe portato nel futuro...il Giappone.
Del Giappone sapevo tutto e niente, conoscevo già qualche parola che mi permetteva di sopravvivere e il problema "cibo" non era poi così importante, visto che era da mesi che vivevo di cucina orientale...

Penso che per entrare nella cultura di questi mondi bisogna avere spirito di adattamento, per un istante mettere da parte l'intolleranza e scordarsi per un attimo della nostra storia.Quel giorno, scesa dall'aereo iniziai a sognare; non mi trovavo nel 2005, ma 10 anni più avanti. Anche dai miei viaggi precedenti non ebbi l'occasione di vedere tanti grattacieli, uno attaccato all'altro, una città che era 10 volte Roma e dove la notte non aveva il suo adeguato spazio, causa le mille luci che perennemente rimanevano accese...ero a Tokyo!Quella notte, la prima notte, i ragazzi italiani ed io non perdemmo tempo per dormire, anzi uscimmo attratti come bambini dalla gente e andammo a visitare ogni angolo, di quella città che non dorme mai. La cosa che mi ha colpito dei Lions Giapponesi è che avevano talmente tanta fiducia in noi che ci hanno lasciato la piena libertà di fare quello che volevamo.
Nel girare per la città notammo che le strade e le metropolitane erano lucidate a specchio, mentre per terra non c'erano carte, se ne vedevano una la raccoglievano, un rispetto dello spazio che in Italia ce lo sogniamo di vedere.
Le prime due settimane in famiglia sono state davvero frenetiche e non perdevamo tempo a stare in casa...ogni giorno visitavo un posto nuovo. I rapporti con questa madre di tre figlie erano molto belli e profondi...dopo due giorni di convivenza mi consideravano una figlia e una sorella; un giorno le mie prime sorelle scoprirono la mia sfrenata passione per i "manga" e il mio stile nel crearli; questa passione e capacità, segnò il mio viaggio.L'impatto campo-famiglia, che molti ragazzi subiscono, questa volta non c'è stato...in quella settimana ci integrammo così tanto che lo shock arrivò con la fine di quella esperienza.
I Lions nipponici non persero tempo  e ci insegnarono un pò della loro cultura, della loro storia, portandoci in grandi città come: Kyoto, Nagoya, Osaka, in templi buddisti enormi; la stessa velocità con cui ci facevano vedere queste cose, si potè notare anche nel costante gesto di farci regali di ogni tipo.Come nella prima, anche la seconda famiglia mi aveva accolto come una loro figlia e già ero diventata un loro idolo, grazie alla mia conoscenza e alla mia bravura nel creare fumetti. Rispetto alla prima, la seconda famiglia viveva in una zona rurale a pochi km da Kyoto e anche loro non persero tempo nell'organizzarmi le giornate con attività e visite.
Dopo i due Lions Meeting, che portarono la mia faccia sui giornali, il mio incontro con il sindaco di una città, che mi commissionò una sua caricatura e mi aprì la strada nel mondo dei media; da lì iniziarono a piovere proposte di lavoro da case di videogiochi.
Un giorno, mentre ero a Kyoto, mi arrivò una mail di una mamma, che era preoccupata, perchè il figlio si lamentava del fatto che non c'era comunicazione, causata dalla poca conoscenza dell'inglese da parte della famiglia. Per quanto riguarda la mia esperienza questo problema non c'è stato...anche da me le mie hostfamily non parlavano benissimo l'inglese, ma stando li tre settimane l'unica lingua che utilizzavo era la loro: il giapponese...tanto che al mio ritorno ebbi dei problemi nel riprendere in mano la mia lingua madre.
Rispetto a noi europei le famiglie giapponesi sono molto unite e c'è un gran rispetto verso la natura, verso gli altri e verso se stessi.Sono molto contenta dell'esperienza e delle cose che ho imparato in questo viaggio, per questo ringrazio il Lions Internetional, che mi ha permesso di vivere questo sogno divenuto realtà e le persone che operano nei comitati Scambi Giovanili.

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