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ITALIA: what else?

Risulta difficile esprimere con una relazione la meravigliosa esperienza che ho vissuto durante la mia permanenza in India. Se penso a tutto quello che ho potuto vedere, visitare, conosce e capire mi rendo conto di quanto sono stata fortunata a poter vivere un’esperienza simile. Ci tengo in modo particolare ad esprimere la mia gratitudine ai Lions e a tutti coloro che hanno fatto in modo che questo sogno per me potesse diventare realtà.
Durante la mia permanenza in India sono stata ospitata complessivamente da quattro famiglie diverse in altrettante città: Mumbai, Raipur, Calcutta e Delhi.
Non ho partecipato a nessun Campo, anche se inizialmente era in programma, ma ho comunque avuto il piacere di stare in compagnia di un’altra ragazza italiana, Erica, e in seguito anche di Yusuke, un giovane giapponese.
A Mumbai durante la prima settimana io ed Erica siamo state ospitate nell’appartamento della cugina di Chinmoy Davara, il Chairman indiano degli scambi giovanili.

Qui abbiamo potuto vedere l’aspetto “metropolitano” della vita indiana in questa città che con i suoi 20 milioni di abitanti è decisamente sovraffollata e trafficata. Il mese d’agosto, come tutti sanno, si trova nel bel mezzo della stagione dei monsoni e delle piogge, perciò nemmeno il tempo atmosferico è stato d’aiuto alla nostra impresa (ardita) di visitare la città, capitale economica dell’India.
La seconda settimana invece ci siamo spostate a Raipur ed eravamo ospitate proprio dalla famiglia del giovane Chairman degli scambi giovanili, Chinmoy Davara. Lui in persona, i suoi cordiali genitori e le sue sorelle ci hanno sempre trattato benissimo e con la massima ospitalità e simpatia.
Chinmoy e il suo gruppo di amici ci hanno accompagnato a fare shopping e a visitare quasi tutti i templi antichi della città, nella maggior parte dedicati alle divinità di Krishna, Vishnu e Shiva. Così abbiamo potuto assistere e partecipare attivamente ai rituali che si svolgono all’interno dei templi e visitato anche le principali attrazioni turistiche di Raipur. 
Per un periodo di tre giorni abbiamo avuto la possibilità di visitare Calcutta, la città di Madre Teresa. Qui abbiamo fatto visita al tempio dei Birla, al museo indiano e al Victoria Memorial. Anche in questo caso non abbiamo potuto vedere tutto quello che era in programma perché la città era in piena agitazione dato che il 15 agosto si festeggiava il sessantesimo anniversario dell’indipendenza indiana dall’Inghilterra.
Tornate a Raipur, abbiamo trascorso ancora qualche giorno divertendoci in compagnia dei nostri amici indiani. Il giorno prima del mio ritorno in Italia, sono stata ospitata a Delhi da una famiglia molto gentile che si è presa cura di me per una notte; e mi ha portato ad Agra per vedere la settima meraviglia del mondo moderno: il Taj Mahal.
L’edificio, ormai divenuto il simbolo dell’amore, fu fatto costruire nel 1632 dall'imperatore Moghul Shah Jahan in memoria della moglie Arjumand Banu Begum. Ed è da sempre considerata una delle più notevoli bellezze architettoniche dell'India e del mondo. È Molto affascinante perché, come disse Gavin Hambly, « Il Taj Mahal rappresenta il culmine del genio creativo persiano al lavoro sul suolo indiano »; e per citare Rabindranath Tagore il Taj Mahal è « Una lacrima di marmo ferma sulla guancia del tempo ».
Infine ho ricevuto tanto da questa esperienza perché non è solo un modo per viaggiare e vedere un Paese straniero o per migliorare la propria conoscenza dell’inglese; è soprattutto un modo per aprire i propri occhi sul mondo e per allargare le proprie prospettive.
Nonostante il cibo speziato  e piccante, il clima afoso e umido, la società divisa in caste e sottocaste,la mentalità delle persone e gli usi e i costumi completamente diversi da quelli a cui noi occidentali siamo abituati, nonostante tutto questo si possono trovare dei punti in comune fondamentali fra la nostra e la loro cultura divergente. A dimostrazione di ciò basta tornare indietro nella storia al IV secolo a.C., quando Alessandro Magno intenzionato a conquistare le province dell’antico impero persiano arrivò sull’altopiano afgano e qui sentì parlare per la prima volta delle leggendarie ricchezze del subcontinente indiano. Alessandro era arrivato ai confini del mondo conosciuto e decise di conquistare il mondo ignoto che si estendeva al di là di quegli altipiani. Ma sulle rive del Bias rigonfio d’acqua fu costretto a fermarsi e a ritornare sui suoi passi, lasciando una serie di guarnigioni greche a guardia delle sue conquiste. Nell’anarchia che seguì la morte di Alessandro, le guarnigioni greche dell’India non ebbero altra scelta che quella di rimanere in Asia, mischiandosi alle popolazioni locali e introducendo nella cultura indiana la filosofia e i concetti della Grecia classica, che sono a fondamento della nostra stessa cultura italiana. Inoltre nel millennio successivo ad Alessandro Magno in India sorse un regno noto con il nome di Gandhara, che, ellenico nello spirito, buddhista nella religione, adorava un pantheon di dèi greci, romani, iraniani, indù e buddhisti. Infatti, l’icona principale del Gandhara era un Buddha in meditazione abbigliato con una tunica greca.

Arrivata a questa conclusione, mi sento proprio di dire: Grazie Lions!