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ITALIA: what else?

Non trovo parole migliori per definire questa esperienza: indimenticabile.
Per una serie di motivi: in primis, la meta, assolutamente inusuale e pertanto ancora più interessante; in secondo luogo,  l’accoglienza calorosa dei membri del Club così come della famiglia islandese ospitante; infine, il legame creatosi tra noi partecipanti- uniti dall’inglese, dalla passione per “l’esplorazione” e dalla curiosità, che si è accresciuta giorno dopo giorno di più, verso lo stile di vita e la diversa mentalità dei popoli con i quali abbiamo avuto modo di confrontarci.
Nonostante lo shock iniziale (bisogna ammettere che per chiunque provenga da una paese di più di mille abitanti, trascorrere nei piccoli villaggi islandesi ben tre settimane è un’impresa non indifferente), devo confessare che dopo qualche giorno ho iniziato ad amare la tranquillità e la pace dell’Islanda, grazie anche all’affetto, alla generosità e al calore dimostratimi dalla famiglia che mi ospitava.
Mr Oddgeirsson era sempre disponibile a soddisfare la curiosità mia e di Ziga (il ragazzo sloveno ospitato nella medesima famiglia): la sera non si andava mai a dormire prima della mezzanotte (e non solo per il fatto che nei mesi estivi il sole non tramonta praticamente mai!), ma soprattutto perché usavamo conversare della politica così come delle corse coi cavalli, delle imprese avventurose del nostro host father così come delle peculiarità dell’Islanda, terra piena di contrasti, delle curiosità culinarie italiane e slovene.

Pianificava ogni sera gli spostamenti dell’indomani, lasciando anche a noi libertà di scelta sul dove andare e cosa visitare il giorno seguente; abbiamo così avuto modo di vedere le fasi di lavorazione del pesce, visitare il centro anziani e conoscere le realtà locali.
Abbiamo anche avuto la possibilità di correre in bici per il piccolo villaggio di Thorlakshofn e ammirare le scogliere a picco sull’oceano, che ci è stato possibile raggiungere grazie a spiegazioni puntuali del nostro “papà”, che chiamavamo con affetto Gummi. La sua consorte -oltre al fatto di essere una cuoca insuperabile- ha cercato di metterci a nostro agio, anche “prendendoci per la gola” (non dimenticheremo mai l’agnello al forno e le patate caramellate).
Abbiamo potuto ritrovare una generosità che non conosce confini anche in Jana, lachairwoman che ha messo a disposizione la sua intera casa per noi campeggiatori: la notte prima della partenza dall’Islanda si è premurata di ospitarci fornendoci vitto e alloggio. Lodevole anche l’opera degli altri membri del Club e delle comunità, sempre disponibili e molto cordiali.Vorrei ora esporre un’opinione diretta al perfezionamento dell’esperienza, una critica volta semplicemente a cercare di dare un apporto positivo per contribuire a un ulteriore miglioramento dello scambio, id est: in primis la necessità di “riempire del tutto la giornata” (vi sono state circa cinque giornate in cui il programma organizzato terminava alle 16:00 o prima, e le ore restanti erano free to relax, forse davvero un po’ troppo libere; mi domando quindi perché non sia stato possibile condensare attività programmate per due giornate in una sola) e in secondo luogo l’augurio di organizzare serate di intrattenimento (le serate in Islanda sono lunghe specialmente nei mesi estivi e la maggior parte dei partecipanti si aspettava venissero allestiti parties/cinema/serate musicali e culturali dai membri stessi del Club, e che lo svolgersi di queste non fosse lasciato sempre ad arbitrio dei partecipanti allo scambio).
A parte questo, ritengo che l’esperienza sia riuscita con successo a promuovere lo scambio di idee e punti di vista tra ragazzi di differenti nazioni, ad accrescere la curiosità tra popoli quanto mai differenti e a promuovere la comprensione tra vari popoli e culture, cancellando anche il menomo pregiudizio, e incrementando la capacità di comprendere l’altro e l’interesse nei confronti di una cultura nuova e diversa.