Nello scrivere e perciò ricordare questa mia bellissima esperienza, che ho potuto fare grazie all’associazione Lions Club, mi sento pervadere contemporaneamente da due sentimenti contrastanti: la gioia dei ricordi dei luoghi visitati e delle persone conosciute e la tristezza di non poterli rivedere a breve.
Il mio viaggio è cominciato il quattro Luglio alle ore 06.30 con la partenza dall’aeroporto di Bologna. Fin dall’inizio mi sono sentita molto agitata, come penso sia naturale per una persona che per la prima volta affronta un viaggio così lungo e sola. Una volta preso l’aereo l’agitazione è però diventata terrore, che fortunatamente poco dopo è svanito, grazie al pensiero che all’aeroporto di Amsterdam avrei incontrato un’altra ragazza italiana, che come me, grazie al Lions Club, andava in quella che in seguito avrei definito un’isola incantevole: l’ Islanda.
Una volta giunte sull’isola, dopo un viaggio comodissimo di tre ore dall’ultimo scalo, con tanto di film, siamo state accolte dai membri del Lions Club islandese; con loro c’erano già altre ragazze, arrivate poco prima di noi. Dopo essere state accolte gli accompagnatori ci hanno assegnato alle nelle nostre rispettive famiglie. La “mia casa” si trovava a Selfoss, dove hanno trovato alloggio altre quattro ragazze. La “mia famiglia” era composta da solo due persone, marito e moglie, che fin da subito si sono dimostrate molto gentili e disponibili nei miei confronti.
Come prima sera non abbiamo fatto molto, vista anche la mia stanchezza per il viaggio; dopo la cena a base di agnello alla griglia, patate e un buonissimo sugo di funghi ( di cui sento molto la mancanza ), abbiamo fatto un giro turistico della piccola, ma molto carina e ben pulita, città.
Il secondo giorno è iniziato in un modo buffo: al mio risveglio, a causa del fuso orario e del particolare alternarsi delle ore di luce e buio durante l’anno, pensavo fosse tardissimo e che la sveglia non avesse suonato, invece erano appena le 06.30. Avevo infatti dimenticato che là il sole, anche se tramonta, non lascia mai il posto alla notte. Solo dopo qualche giorno ho cominciato ad abituarmi a quella strana luce, che ogni mattina cercava di svegliarmi attraverso quella sottile tenda: bisogna sapere che in Islanda non ci sono imposte o scuri ed il sole perciò non fatica a passare attraverso le tende. Dopo aver fatto colazione, siamo andati a LeirgerÄ‘ur, una località a qualche chilometro di distanza da Selfoss, per vedere qualche piccolo geyser, caratterizzato dal fatto che non erutta vapori, ma presenta piccole conche d’acqua bollente, e una piccola serra. Una volta dentro abbiamo potuto assaggiare banane e arance islandesi prodotte al suo interno, e posso garantire che entrambe erano molto buone, sebbene piccole. Dopo aver fatto ciò, siamo andati in piscina: fortunatamente era una giornata di sole, visto che era all’aperto (come tutte le vasche che ho potuto frequentare anche nelle giornate successive). L’ acqua proveniva dalle scorgenti naturali, ed aveva una temperatura di 37° C circa. Come in quasi tutte le strutture, c’era la sauna, dove ho deciso di entrare con un’amica: al suo interno l’aria era irrespirabile e l’odore nauseante, così poco dopo siamo dovute uscire. La giornata si è conclusa con una cena in un golf club della zona assieme alle altre ragazze residenti a Selfoss.
Fu solo a Þingvellir che abbiamo conosciuto tutti gli altri ragazzi ed è qui che abbiamo fatto la nostra prima straordinaria uscita di gruppo. Oltre a conoscere molti nuovi compagni di viaggio, abbiamo scoperto un po’ di storia dell’Islanda: l’isola fu colonizzato dalla Norvegia che vi inviò un perlustratore con lo scopo di trovare un luogo adatto dove erigervi il primo Parlamento. A seguire abbiamo visitato Gullfoss, dove si trova una bellissima cascata, dopodiché siamo andati a Geysir a vedere, come il nome del luogo già fa intuire, i caratteristici geyser. Solo uno di questi emetteva acqua e sbuffi di vapore, di solito ogni sei-otto minuti, gli altri erano del tutto simili a quelli visti nella cittadina vicina a Selfoss.
Un paio di giorni dopo siamo rimasti a dormire a Vestmannaeyjar, l’isola più piccola dell’Islanda. Con una barca l’abbiamo circumnavigata e con nostra grande fortuna siamo riusciti a vedere anche le balene, oltre che un bellissimo tramonto sul mare. Il giorno dopo abbiamo scalato un vulcano, ormai spento, da dove abbiamo ammirato un panorama mozzafiato.
Sfortunatamente la nostra permanenza con i “genitori adottivi” era giunta al termine, ma una nuova avventura ci aspettava: questa volta i protagonisti eravamo solo noi ragazzi ( logicamente accompagnati dal personale del Lions Club ).
La seconda parte del nostro viaggio attraverso la South Coast è iniziato a Hella, nostro primo campo base (nei prossimi giorni, infatti pernotteremo in diverse località).
Il primo luogo che abbiamo visitato è stato Leirubakki dove, abbiamo appreso che la grande isola accresce la sua superficie di due-tre cm l’anno. Questo fenomeno è dovuto al fatto che l’isola poggia su due differenti placche tettoniche: quella europea ad est e quella americana ad ovest, le quali spingono in 2 direzioni opposte, da qui l’origine dei numerosi piccoli terremoti e l’aumento della superficie terrestre di cui si è precedentemente accennato. Ci è stato inoltre detto che ogni decade eruttano due o tre vulcani: fra questi, si ricorda Hekla, uno dei più attivi ed intorno al quale è sorta una leggenda: in tempi antichi, infatti, si pensava che proprio per la sua potenza eruttiva fosse la porta per l’inferno. La nostra seconda tappa è stata Vík. Con nostra grande meraviglia abbiamo potuto visitare il ghiacciaio Mýrdals, dove siamo stati divisi in due gruppi; il primo, più fortunato, è salito sulla montagna con la slitta trainata dai cani husky, mentre il secondo gruppo (cui appartenevo), è salito in cima sopra un maxi-trattore da neve. Raggiunta la cima abbiamo potuto osservare un panorama stupendo. Al ritorno dal ghiacciaio siamo andati in una scuderia, dove ci è stato concesso di cavalcare i famosi cavalli islandesi, molto più piccoli rispetto a quelli europei come conseguenza delle temperature rigide del luogo.
Il giorno seguente abbiamo fatto una bellissima, sebbene stancante, passeggiata tra due canyon: Remundargil e Þakgil.
Nell’ultimo giorno di permanenza a Vik, abbiamo scalato una montagna molto particolare. La sua vallata, infatti, è deserta e disabitata: si narra che il luogo fosse infestato da fantasmi che disturbavano le persone che un tempo abitavano la zona. Essendo gli islandesi molto legati e credenti nelle leggende popolari, decisero di abbandonare la zona e da allora nessuno più vi abita. Si dice che, ancor oggi, in questi luoghi la notte si possono udire strane voci.
Kirkjubæjarklaustur fu la nostra terza “casa”. Qui abbiamo visitato parecchie chiese, almeno sette direi, in un solo giorno. Il momento più terrificante di tutta la mia permanenza è stato quando abbiamo scalato una montagna, con un passaggio stretto stretto, dove se fossi caduto… beh, ti saresti fatto parecchio male!
La notte seguente, di contro, ho passato un momento molto divertente, infatti abbiamo pernottato in un campeggio e per la prima volta ho dormito in tenda. Al nostro risveglio ci aspettava una lunga gita in trattore, con destinazione una montagna, guarda caso… Il viaggio ci ha trasformato in cubetti di ghiaccio, per via di tutto il vento che c’era, ma fortunatamente il brutto tempo non ci ha perseguitati il giorno dopo, quando abbiamo visitato un ghiacciaio, il cui paesaggio brillava sotto la luce del sole.
Il momento della partenza si avvicinava inesorabilmente e nella casa di Janka, la donna che ci ha ospitati, tutti noi cercavamo di passare più tempo possibile assieme, ricordando tutte le cose viste e tutti gli eventi buffi passati, visto che a breve ci saremmo dovuti lasciare.
Il momento fatidico dell’addio era infine arrivato e noi tutti ci siamo salutati, con la raccomandazione di sentirci regolarmente e di rivederci al più presto, poiché le amicizie fatte durante questa esperienza rimarranno per sempre nei nostri cuori.
Volgiamo ora un piccolo sguardo ai cibi, visto che fino ad ora ho parlato quasi esclusivamente del viaggio. Il piatto tipico islandese penso sia l’agnello, visto che lo mangiavamo regolarmente, seguito dal pesce, in particolare la trota. Tutto era molto buono. Tuttavia, quando cercavano di cucinare i piatti tipici italiani, come pasta e pizza, i loro sforzi non erano certamente ripagati dal risultato finale, ma la mia opinione non conta molto, essendo io di parte e conoscendone quindi bene i sapori! C’era anche un buonissimo sugo, o forse era una zuppa, non l’ho mai capito, ai funghi che si accompagnava con la carne.
Per quanto riguarda la colazione, si bevevano latte freddo o succhi di frutta ai gusti di mela, arancia o limone; si mangiavano, invece, pane di diversi tipi e salume vario.
Il tempo era molto variabile. Durante la mia permanenza le temperature hanno variato dai 10° ai 15° C; con il sole presente si stava bene anche con un abbigliamento leggero, ma bastava che le nuvole lo nascondessero che l’abbigliamento indossato doveva essere sicuramente più pesante, perché faceva veramente freddo! Tutto sommato, però, siamo stati fortunati perché abbiamo avuto molti giorni di sole.
È arrivato il momento di ringraziare tutti i membri del Lions Club, che mi hanno concesso l’opportunità di fare un così bel viaggio e che mi ha dato l’occasione di conoscere luoghi e culture differenti, che rimarranno per sempre nel mio cuore e nei miei ricordi. Senza di voi, questa mia stupenda esperienza non ci sarebbe mai stata.
Grazie ancora!!