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ITALIA: what else?

Quando parti per la Macedonia, non sai bene cosa ti aspetta, cosa puoi immaginarti, come raffigurartela.
Così parti con molta curiosità, ma anche un po' di tensione. Poi però arrivi, e le settimane passano come non hanno mai fatto, vedi cose nuove, paesaggi quasi incontaminati, laghi che sembrano mari, da quanto sono imponenti, città, come Ohrid, dalle 365 chiese, una per ogni giorno.
E soprattutto conosci un popolo bellissimo, caldo, aperto e accogliente. La mia famiglia è stata unica nel farmi sentire parte di loro, e vivere la loro quotidianità. Sempre un occhio attento a come stavo e a cosa avevo bisogno, così come i Leo del campus. Delle ottime persone sotto ogni punto di vista che credevano in quello che facevano e volevano farlo al loro meglio, facendo stare ognuno a suo agio. Così, se eravamo stanchi, ci fermavamo e ci riposavamo un attimo, per poi ripartire sotto il sole cocente alla scoperta dei tesori nascosti della Macedonia. Certo, era la loro prima esperienza, così alcune volte hanno peccato di una cattiva organizzazione, come quando siamo saliti per mezz'ora arrampicandoci su per una montagna per vedere un monastero, per poi scoprire che il famoso monastero era chiuso. Ma la situazione è stata subito sdrammatizzata da un bel gruppo di giovani affiatati provenienti da tutta Europa che si sono fatti una bella risata.

E così non potrò dimenticare le canzoni macedoni cantate a squarciagola dai Leo durante i viaggi in pulmino, tra le risate di tutti, perché in fondo non capisci niente di quello che dicono, ma va bene così. E non potrò nemmeno dimenticare il sole che tramonta tra le montagne, così insolito per noi, abituati ad aspettare il tramonto sulla spiaggia, né il matrimonio tradizionale, con la sposa vestita di un abito di trenta chili che la copriva dalla testa ai piedi, e le corse dei cavalli per la città con i cavalieri pieni di gioia per la festa imminente.
E le strane conversazioni con i ragazzi turchi, che, dimentichi di una parola inglese, la sostituivano con una del loro idioma. E il conoscere tante culture in una serata sola, dove impari ad assaggiare pesce estonese ed il tipico pane finlandese, con la spilla della Turchia appuntata sulla giacca e un paio di nacchere tra le mani. Così, alla fine, parti con le lacrime agli occhi, da quel posto così solare, che ti ha fatto sentire come a casa, e ti ha fatto crescere e percepire diverse culture, e amarle, e non ti staccheresti più dalle braccia della tua host mother, ma un aereo ti aspetta, e devi partire.

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