Siamo arrivati a Città del Messico la sera del nove luglio, per iniziare la nostra esperienza messicana con una prima settimana di campo. Quasi tutti i ragazzi erano già arrivati, noi dall’Italia siamo state tra le ultime ad arrivare.
In questa prima settimana abbiamo viaggiato dalla capitale fino ad arrivare, venerdì 16 Luglio, a Morelia, capitale del Michoacan, da cui poi tutti saremmo partiti per raggiungere le diverse famiglie a cui eravamo stati affidati. Ogni due giorni circa cambiavamo la casa in cui avremmo alloggiato la sera, per facilitare gli spostamenti durante il giorno, che avvenivano sempre in furgoni che ci hanno seguito per tutta la settimana.
Abbiamo visitato diverse città, conoscendo di ognuna la storia, le usanze e le tradizioni; a Patzcuaro siamo stati ospiti per un pranzo dai membri Lions della città, che sono stati veramente gentili e accoglienti nei confronti di tutti noi.
Arrivati a Morelia, due giovani ragazzi, Lions, ci hanno fatto un corso accelerato di danza, dopodiché abbiamo ascoltato la tradizione di celebrare il Giorno dei Morti, e, secondo le usanze, abbiamo colorato e vestito degli scheletri in terracotta.
A seconda delle destinazioni di ognuno, siamo partiti a diversi orari per raggiungere le famiglie che ci erano state assegnate, personalmente, alloggiavo a Morelia, ed ho aspettato che i figli della “mia” famiglia mi venissero a prendere.
La prima famiglia che mi ha ospitato, è stata la famiglia Gomez-Ayala, gentilissimi, con due figli, un ragazzo di 20 anni e una ragazza di 17. avevano il padre in ospedale, quindi non hanno potuto portarmi a visitare posti troppo lontani, ma sono stati ugualmente molto disponibili e calorosi, mi hanno fatto conoscere quasi tutti i parenti(che erano un’infinità) e mi hanno fatto sentire come una di casa. La madre, Margarita, non parlava inglese, ma cercava lo stesso di coinvolgermi in tutte le conversazioni e alla fine, lei in spagnolo e io in italiano, finivamo per fare discorsi anche senza la traduzione dei figli.
Sono rimasta in questa famiglia fino al giovedì successivo, 22 Luglio, poi, dal momento che il padre doveva essere operato a Città del Messico il giorno seguente e giustamente loro volevano accompagnarlo, con l’aiuto della responsabile del campo, Adriana Acevedo, mi hanno trovato un’altra famiglia che poteva ospitarmi.
La seconda famiglia, Bernal, abitava più vicino a casa di Adriana, infatti in diverse occasioni ho potuto ritrovarmi con alcuni compagni di campo che erano ospiti a casa sua.
In questa famiglia avevano due figlie, una della mia età e un’altra più piccola e anche qui mi sono sentita come a casa, mi hanno fatto girare un po’ di più, portandomi addirittura due giorni al mare (cosa abbastanza impegnativa per loro date le distanze elevate ).calorosi e gentilissimi anche loro, con l’unico piccolissimo neo di essere un po’ imbarazzati per la qualità del loro inglese, che gli impediva di mostrarsi sciolti e tranquilli come sono veramente.
La domenica successiva, 1 Agosto, hanno chiamato quelli della prima famiglia, dicendo che il papà era uscito dall’ospedale, era a casa e stava bene, e che quindi mi rivolevano con loro.
È stata una situazione un po’ difficile perché in entrambe le famiglie mi ero sentita completamente a mio agio, per cui non volevo che la scelta spettasse a me, rischiando di contrariare qualcuno, quindi mi sono rimessa al loro volere lasciandoli decidere.
Sono tornata nella prima famiglia.
Dal momento che il padre stava bene, hanno potuto seguirmi di più, mi hanno portato ad uno zoo splendido, e, dal momento che sapevano che gioco a pallavolo, mi hanno trovato anche una squadra con cui fare qualche allenamento. È stato estremamente interessante e divertente.
Il giorno 7 Agosto, mi hanno accompagnata all’aeroporto per prendere il mio volo per tornare in patria.
È stata un’esperienza fantastica, che rifarei cento volte, non mi sono mai sentita fuori posto o a disagio, ed ho conosciuto un sacco di persone da tutto il mondo, con cui spero di tenermi in contatto.
Di aspetti negativi per me non ce ne sono stati, perché consideravo già una fortuna il semplice fatto di essere lì, tuttavia devo dire che il campo non è stato organizzato alla perfezione.
Prima di partire, infatti, a tutti era stato inviato l’indirizzo e-mail della famiglia da cui saremmo stati ospiti, per poter metterci in contatto con loro, ma al nostro arrivo in Messico, abbiamo appreso, quasi tutti che le famiglie a cui dovevamo essere affidati non erano più quelle che ci avevano detto in precedenza. Alcuni di noi hanno conosciuto il nome della famiglia e il luogo di destinazione durante il campo, altri, come me, non l’hanno saputo fino al venerdì sera, quando sono venuti a prendermi. Altri ancora, sono stati ospiti di Adriana per qualche giorno in attesa di trovargli una sistemazione.
Non è stato un grosso problema, perché comunque tutti avremmo avuto un posto dove stare, però questa disorganizzazione ha reso inutili i contatti che ognuno di noi aveva in precedenza preso con le famiglie che ci erano state indicate.
Sono rimasta del tutto soddisfatta da questa mia esperienza, e sono grata a voi per avermi dato l’opportunità di parteciparvi.