Questo anno ho avuto l’occasione di partecipare agli scambi del Lions Club in Messico, dal 20 luglio al 11 agosto.
Ero ospite di una simpaticissima famiglia che abita a Morelia, capitale dello stato di Michoacan de Ocampo, nel Messico centrale, una meravigliosa città in stile spagnolo-coloniale fondata nel 1541, che conta circa 600.000 abitanti, situata a circa 250km da Città del Messico verso nord-ovest, a 1921 metri di altitudine.
Inizialmente era chiamata Valladolid ma successivamente, nel 1828, cambiò il nome in onore di Jose Maria Morelos, l’eroe nazionale che collaborò alla conquista dell’indipendenza dello stato del Michoacan, a cui la città diede i natali.
Nella prima settimana di permanenza ho potuto visitare la città nella sua grandezza nei diversi luoghi di importanza culturale e storica, come: la magnifica cattedrale in stile barocco, il collegio di Miguel Hidalgo, l’acquedotto, in uso fino al 1910, la fontana delle Tararscas, il santuario di san Diego in stile rococò, il museo del dolce, la chiesa di S. Francisco, il museo del municipio, il palazzo Clavijero, lo zoo, la biblioteca pubblica (che originalmente era una chiesa), la casa natale di Morelos, il conservatorio di “Las Rosas”, che fu il primo conservatorio di tutto il continente americano, il convento di san Agostino, il mercato del dolce, il palazzo dell’università, e gran parte del centro storico, che è patrimonio dell’umanità protetto dall’Unesco.
In questo periodo ho anche avuto modo di conoscere parecchie persone, come i parenti della famiglia ospitante, amici, colleghi e compagni di scuola, che nonostante la difficoltà di comunicazione per la scarsa conoscenza della lingua inglese si sono sempre dimostrati molto simpatici ed interessati a conoscermi e a dialogare con me, permettendomi in questo modo di apprendere anche un po’ di spagnolo.
Molte volte mi accorgevo del paradosso che, nonostante la somiglianza tra la lingua italiana e quella spagnola mi ritrovavo a parlare in inglese con chi colloquiavo.
La seconda settimana invece, spostandomi in autobus, ho potuto scoprire e visitare molte cittadine limitrofe, quali Quiroga, la città che porta il nome del più famoso benefattore del Messico, Don Vasco de Quiroga, Patzcuaro, che sorge sulle rive dell’omonimo lago, capoluogo della zona e maggiore porto del lago, Janitzio, l’isola del lago di Patzcuaro, sulla quale si trova un’imponente statua-museo di Morelos, Zirahuen e Lagunillas, due località simili tra loro, modeste ma molto affascinanti, Uruapan, centro di importanza intercontinentale per la coltivazione ed esportazione del avocado, e sede di un meraviglioso parco nazionale, Tzintzùntzan, cittadina sviluppatasi ai piedi di alcune antiche piramidi azteche, ora facenti parte della zona archeologica.
Tra la seconda e la terza settimana siamo andati per 4 giorni “al mare”: infatti, nonostante la distanza tra Morelia e la costa (più di 200km), la famiglia ha voluto portarmi a Ixtapa-Zihuatanejo, una località situata nello stato di Guerrero, sulla costa del Pacifico, poco più a nord della più famosa Acapulco, divenuta ormai anch’essa località turistica balneare sormontata da alberghi di lusso e meta di moltissime famiglie provenienti dagli Stati Uniti per le vacanze. Qui ho potuto vedere luoghi e spiagge che, se non fosse per il viaggio in Turchia dell’anno scorso, normalmente sarei abituato a vedere solo nei film o foto di riviste di agenzie viaggi, oltre ad essere stata la mia prima volta a contatto con l’Oceano Pacifico ed essere ospite di un albergo a 5 stelle con piscina e con la spiaggia a soli 30 metri.
Il penultimo giorno sono stato con la famiglia in un villaggio chiamato San Juan, dal quale ci siamo diretti, in groppa a dei cavalli, alle rovine della cittadina di San Juan Parangaricutirimicuaro Parangaricutirimicuariando, che nel diciannovesimo secolo fu travolta dalla colata di lava del vulcano Paricutin, lasciando intatte solo alcune parti della cattedrale, che si possono ancora oggi veder spuntare dai massi di lava che inglobarono tutto il paesaggio.
L’ultimo giorno, data la distanza del luogo e gli impegni di lavoro della famiglia che non poteva accompagnarmi, ho deciso di partire da solo per la zona archeologica di Teotihuacan, presso Città del Messico, dove si possono ammirare alcune maestose piramidi azteche. Partenza alle 1.15 della notte da Morelia e arrivo dopo 5 ore di viaggio alla “Central del Norte” (una delle 4 stazioni dei pullman di Mexico city), per poi prendere un altro bus per arrivare a destinazione.
Teotihuacan, che nella lingua azteca significa “il luogo dove gli uomini diventano dei”, deve il nome al complesso di costruzioni di notevoli dimensioni facente parte di uno dei centri religiosi più importanti del Messico antico, ed in particolare all’altare sul quale si praticava il sacro rito del sacrificio umano, in onore degli dei, nel periodo d’oro dell’impero azteco; ancora oggi il luogo regala la sensazione dello stesso significato letterale, cioè quella di diventare un dio, soprattutto dalla cima delle due piramidi più alte, quella del Sole (alta 64m) e quella della Luna (alta circa la metà della prima).
Un’esperienza che certamente ha ricambiato la notte in bianco passata in pullman per vegliare sui bagagli ed il rischio corso stando da solo per un’intera giornata girando con i bus attraverso Città del Messico, magnifica quanto caotica e pericolosa. Infatti i miei familiari e la famiglia ospitante mi hanno caldamente sconsigliato di andarci, ma essendo lì era un peccato non approfittare dell’occasione irripetibile di andare a vedere quella misteriosa meraviglia, non me lo sarei mai perdonato.
In questa indimenticabile esperienza ho potuto conoscere una nuova cultura molto affascinante e un diverso modo di vivere, con diversi ritmi di vita rispetto ai nostri e una diversa cucina, basata sull’uso di tortillas e di salse piccanti, onnipresenti in ogni posto dove si vende cibo.
Inoltre ho stretto amicizie con molte persone, con cui tuttora mi metto in contatto.