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ITALIA: what else?

Quest’anno la meta finale del mio viaggio è stata la Mongolia.
Per noi occidentali è un po’ un mistero, non si capisce bene che cosa ci sia esattamente, e se davvero ci sia qualcosa.
In realtà c’è un altro mondo.
E' estremamente difficile descrivere le sensazioni provate durante quel mese così intenso e denso di esperienze, ma credo che il periodo più significativo sia stato quello trascorso nelle tipiche tende mongole, a stretto contatto con le famiglie nomadi.
Lì il cielo sembra così vicino che pare di poterlo toccare con un dito e si è circondati da un mare verde che si estende all’infinito. 


Le persone vivono semplicemente, si alzano presto, mungono mucche e cavalli, le donne puliscono e cucinano. 
Ti senti in un’altra epoca, in un altro pianeta e non puoi credere di essere davvero tu quella persona che sta vivendo un’esperienza così fantastica che rimarrà per sempre nella memoria. 
Mentre te ne stai lì, in cima ad una collina in mezzo ad un oceano sconosciuto non puoi far altro che provare un immenso senso di tranquillità e serenità, e ti chiedi se tutti i problemi che sembrano insormontabili, tutte le difficoltà che si incontrano giornalmente, non siano solo futili preoccupazioni che ci creiamo da soli e che assomigliano spaventosamente a delle catene. 
Una cosa che non scorderò mai e che, anzi, cercherò in tutti i modi di riprovare è stato il senso di assoluta libertà che ho provato, la libertà di poter essere solo me stessa, la libertà di poter decidere del mio destino, la libertà di scegliere ciò che veramente voglio. 

Nel bel mezzo di un galoppo arrangiato, mentre l’unico rumore che senti è il regolare scalpiccio degli zoccoli e la sincronia con il cavallo è totale, ti ritrovi a pensare che dopotutto ce la puoi fare, puoi davvero diventare chi vuoi perché, anche senza un cavallo a portata di mano da dirigere, puoi scegliere dove andare ovunque tu sia.

  

E questa credo sia una delle cose più importanti che ho capito nella mia vita. Per arrivarci sono dovuta andare fino in Mongolia, e non potrei essere più felice. 
A distanza di quasi due mesi dal mio ritorno non ho ancora superato lo shock provato nel reinserimento nella società italiana, e la mattina armeggio ancora con i fornelli nel tentativo di replicare la colazione che mi ha accompagnato per un mese, tuttavia sono contenta di non essermi ancora lasciata tutto alle spalle perché voglio davvero riuscire a conservare quel senso di libertà che da tempo cercavo ma non avevo mai provato.

 
PS: non ho ritenuto importante scrivere nel dettaglio che cosa ho fatto giorno per giorno perché durante il mio viaggio mi sono resa conto che non c’era un programma specifico, e che il tutto varia a seconda degli anni.