La Mongolia è considerata un po' la "Cenerentola" delle destinazioni previste dagli Scambi Giovanili Lions, anche perché è pensiero comune che in questo Paese non vi sia nulla di particolarmente interessante per cui meriti la pena recarvisi.
Invece, già documentandomi prima della partenza, e ancor di più soggiornandovi un mese, posso esprimere il mio punto di vista citando una frase di T. Monos: "Monotono? Per il cieco senza dubbio, come per il viaggiatore banale, ordinario e senza curiosità, che non sa né vedere né guardare".
Spazi sconfinati, cieli stellati e soffici nuvole, come pure l'incessante sussurrare del vento fan meglio assaporare questa terra selveggia e difficile da attraversare.
Un popolo meraviglioso, più volte sottomesso da russi e cinesi, ma con un indomito senso di orgoglio nazionale, lascia esposte le sue cicatrici perchè non vuole dimenticare, rifugiandosi nella storia e nelle leggende dei suoi grandi eroi, fra i quali primeggia Chinghis Khaan.
Ad aderire al campus siam stati solo quattro: due italiani, una ragazza polacca e un'altra austriaca. Devo dire "pochi ma buoni", con la stessa voglia di esplorare quanto più possibile ed emozionarsi al massimo...
Purtroppo questa nostra voglia di fare e muoverci si è un po' scontrata con le direttive del nostro accompagnatore mongolo, che si preoccupava fin troppo del nostro riposo ed incolumità.
Siam comunque poi riusciti ad effettuare numerose escursioni, anche a cavallo.
Indimenticabili tramonti, voli radenti di aquile ed ululati fin troppo vicini dei lupi, saran sicuramente ricordi indelebili nelle nostre menti.
Non ci siam comunque fatti mancare altre esperienze, come l'immergerci nella vita notturna della capitale o lo shopping.
Ma, se devo dir la verità, ciò che per sempre rimarrà nel mio cuore, sarà la gita di alcuni giorni che abbiamo organizzato con un giovane professore, contatto di una delle famiglie ospitanti. Siam partiti con un treno locale che si ferma in stazioni fantasma nella steppa ed abbiamo raggiunto su uno scassato camioncino la gher della sua famiglia, che ci ha ospitati con squisita gentilezza.
Abbiam vissuto con loro e come loro, imparando a preparare il formaggio e poi porlo ad essiccare sul tetto della gher. Ci siam lavati nel torrente vicino e pure lì abbiamo attinto l'acqua da bere. Ecco, è stata una profonda immersione nei ritmi della natura, dove il fluire del tempo è decisamente diverso.
La "mia" Mongolia è stata proprio questa; ho imparato tantissime cose, come lo spirito di adattamento, di sacrificio, l'introspezione e la meditazione, il gioire per tante piccole cose che mi son successe.
Un grazie particolare quindi al Dott. Beltrametti, che mi ha offerto questa opportunità ed al Dott. Baraldi per l'organizzazione tecnica.
E' stata veramente un'esperienza unica, difficile, stancante ma che ha migliorato la mia visione del mondo e fatto assaporare la libertà.