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ITALIA: what else?

Lo sguardo corre a 360 gradi, quasi vedo la curvatura dell'orizzonte. Il cielo è di un azzurro brillante nell'aria tersa e fa da cornice a poche nuvole che sembrano cadermi in testa sospinte da una brezza impercettibile. Nulla intorno a me e ai miei compagni.
Non dimenticherò mai la maestosità del luogo.... non è deserto..... non è simile a nessuno degli altri luoghi che ho visitato...
Un viaggio in Mongolia è difficile da raccontare, è da vivere!
La Mongolia non è certo il primo posto che si prende in considerazione per un viaggio dall'altra parte del mondo, ma se vi capiterà l'occasione, ragazzi, vi assicuro, non fatevela scappare! Bisogna essere pronti a vivere qualche giorno di vita selvaggia, immersi nella steppa, in un interminabile susseguirsi di colline verdeggianti e gher di nomadi che si fondono naturalmente, al punto che in un attimo ci si sente abbracciati da una sensazione di vuoto devastante. Richiede un po' di spirito d'avventura ma regala emozioni!
Ma cominciamo dall'inizio.

Il viaggio fino ad Ulan Bator è stato parecchio lungo e faticoso e per tutto il tempo mi sono chiesto cosa avrei trovato. Appena fuori dall'aeroporto si capisce che quest'angolo di mondo è unico e particolare: ci si ritrova subito in un mix di insediamenti nomadi in netto contrasto con la civiltà sviluppata ed i siti industriali che accomapgnano l'arrivo in città lungo una strada piena di dossi e buche mai viste.
La mia famiglia ospitante mi ha accolto a braccia aperte e condotto fino a casa, un appartamento in un quartiere di periferia, composto da palazzoni in tipico stile russo-socialista-post II Guerra Monidiale, tutti uguali e decadenti, tanto che sembrano fatti con lo stampo. All'interno, però, sono molto accoglienti e si respira un clima familiare. Manca la cura dei dettagli, talvolta manca la corrente, talvolta manca l'acqua calda, ma i confort ci sono tutti.
Nei giorni seguenti il mio arrivo in città ho avuto modo di visitare il museo di storia naturale, quello di storia nazionale ed altri ancora, le piazze, il centro ed i principali luoghi di interesse storico, artistico e culturale. Inoltre ho incontrato gli altri partecipanti allo scambio, principalmente italiani, con cui ho passato il resto del mio soggiorno in città. Tra una visita alla città ed una birra in compagnia ho stretto una forte amicizia con i miei compagni di avventura che mi ha permesso di vivere al meglio quest'esperienza.
Ad essere sincero Ulan Bator non offre molto da visitare, bastano pochi giorni, invece dei dieci previsti, per vedere tutto, ma quei giorni in più a disposizione non sono andati sprecati. Infatti, guidati da un ragazzo dello staff, io ed il resto del gruppo di italiani abbiamo avuto l'occasione di organizzare una due giorni di vita selvaggia, un assaggio di cosa ci avrebbe riservato il campo. Partendo in direzione "Fuori città", sono bastati pochi chilometri per ritrovarsi immersi nella vastità della natura che circonda tutto, facendo soste di tanto in tanto, per ammirare la fauna locale, composta da cammelli, cavalli, falchi, montoni e molto altro, o per visitare qualche monastero buddista sperduto tra le vallate verdi che riempiono gli occhi, stimolano la curiosità e soddisfano l'animo del viaggiatore. Luoghi come non se ne vedono spesso, quei luoghi dove lo sguardo si perde all'orizzonte e dove si respira aria di culture millenarie.
Oltre a questo c'è stata anche la possibilità di andare a cavallo e galoppare nell'immensità della steppa, su e giù per le colline, guadando corsi d'acqua e poi a campeggiare in gher, calde ed accoglienti come mai avrei immaginato.
Rientrati in città ci siamo diretti allo stadio, dove era in programma la cerimonia di apertura del Nadaam, la più importante festa nazionale mongola. Un infinità di giochi di colori, danze, rappresentazioni di scene di battaglia, il tutto con una solenne colonna sonora che apre la festa prima di lasciare spazio ai protagonisti che, sul campo, si sfidano in gare di wrestling mongolo, tiro con l'arco e corse di cavalli. In palio ci sono soldi e popolarità; un po' come da noi, solo in misura nettamente inferiore...
Un paio di giorni dopo il campo è iniziato: l'itinerario stabilito ci a condotto lungo centinaia di chilometri di strade sterrate e polverose, portandoci a Karakorum, dove abbiamo visitato le rovine dell'antica città, un tempio buddista di dimensioni imponenti ed un museo che illustrava la storia dell'antica capitale della Mongolia. Altri musei, alcuni villaggi dove rifornirsi e zono lacustri dove abbiamo campeggiato hanno spezzato di tanto in tanto il nostro girovagare, fino agli ultimi giorni di campo, trascorsi in un ranch dove abbiamo preso contatto con le attività che per i nomadi sono fonte di sussistenza, come mungere mucche, tenenre a bada un gregge di pecore ed assaggiare le "prelibatezze" locali, ciò di cui i nomadi vanno ghiotti: uno su tutti l'Airag, che in italiano si traduce in "imbevibile", cioè latte di cavalla fermentato con aggiunta di vodka; poi c'è la marmotta, difficile immaginare che sia gustosa, basta dire che è più buono il pane tostato liscio; poi c'è il montone, saporito, ma spesso cucinato nel suo stesso grasso rimane un pasto un tantinello pesante; senza dimenticare i loro particolari formaggi dal sapore totalmente imprevedibile.
Questo, condito da un sano spirito d'avventura più una birra in compagnia seduti attorno ad un fuoco sotto un cielo stellato come poche volte in vista mia mi è capitato di vedere, tutto questo è la Mongolia.
Mongolia, mi sei entrata nell'anima con i tuoi spazi incontaminati e sterminati e nel cuore con la bontà della tua gente....
Aspetto solo di incontrarti di nuovo.

Non vai visitata, vai vissuta.....

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