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ITALIA: what else?

In questo articolo non voglio esaltare troppo ciò che ho visto ne penalizzarlo eccessivamente, saprete da me esattamente ciò che ho vissuto senza censure ne mutamenti.
Questo lo dovevo assolutamente anticipare perchè non riuscirei a dirvi se andare in Mongolia sia un viaggio da fare oppure no, semplicemente dipende da voi.
Prima di partire e anche durante tutta la permanenza ho continuato a pensare che fosse un'avventura, all'inizio lo era per le poche informazioni che noi italiani abbiamo di quel paese e poi lo è stato perchè gli stili di vita dei mongoli sono diciamo "improvvisati".
Ho passato dieci giorni in famiglia e dieci nel campus.

Le famiglie mongole sono molto ospitali ma a modo loro, cercano di darti tutto ma non ti chiedono se lo vuoi e cosi alla fine ti ritrovi ad essere in macchina senza sapere dove stai andando.
Ma non è poi cosi male considerando che in compagnia della mia famiglia ho visitato templi mongoli ancora in uso e le rovine di alcuni troppo antichi per essere durati fino ad oggi, ho visitato il centro di Ulaanbaatar dove si trovano edifici nuovi e d'avanguardia e la periferia dove ci sono grattacieli in stile anni '60 (è un modo carino per dire mal ridotti), sono stato nelle loro tende tradizionali chiamate gher a conoscere uno stile di vita totalmente diverso dal nostro come quello nomade ma anche a bere l'incubo degli stranieri.......l'airak!
Non sono sicuro che si scriva cosi ma sono sicuro che questo "airak" che i nomadi ti offrono tanto gentilmente ritenendolo una prelibatezza è il latte di cavalla acido unito ad alcune erbe che lo rendono alcolico come la birra; se non avrete problemi intestinali per tutta la vacanza allora di sicuro non lo avrete bevuto.
Uno dei piu grandi problemi che infatti si incontrano è di salute; la Mongolia è un paese particolare, non hai il rischio di ammalarti per i virus e quindi non viene richiesta alcuna vaccinazione ma è molto molto probabile trovarsi a letto vomitando o peggio con la diarrea.
Questo è dovuto non solo al devastante latte di cavalla ma anche al fatto che la flora batterica non sia abituata, ma nel giro di pochi giorni starete subito meglio.
Con la famiglia il rapporto che si crea è molto positivo ma in tutta la mia permanenza ho sentito veramente pochi mongoli parlare un inglese capibile; quindi dovrete essere un po' elastici per capire ciò che vi stanno dicendo.
L'esperienza del campus, per farvi capire, è un po' come il programma "Donna Avventura".
Mi sono ritrovato con ragazzi europei ma anche mongoli (cioè alcuni nostri host) in tre camioncini, da loro chiamati utopisticamente jeep, a viaggiare nel bel mezzo del nulla, a montare la tenda col vento e con gli insetti che ti assalgono, a fare scorta di carta igienica nel primo negozio che si trova, a dover spingere le vetture (questo ingiustamente solo gli uomini) quando sono bloccate nel fango, ma anche a cavalcare cammelli mongoli, a bere in compagnia attorno ad un falò, a cavalcare un cavallo mezzo selvaggio mentre ero scalzo e a torso nudo su per una montagna, a visitare l'antica capitale dell'impero del loro idolo Gengis Khan e a mostrare il naturale talento italiano ai nomadi nel giocare partite di calcio interminabili.
Inoltre in tutta la vacanza riuscirete a conoscere il vostro vero "profumo" (io mi sono lavato quattro volte in venti giorni), quindi se trovate un fiume o un lago approfittatene subito; il cibo per me era ottimo ma credo di essere stato uno dei pochi ad apprezzarlo; i ragazzi europei che ho trovato erano molto aperti e simpatici, quelli mongoli altrettanto e la cosa curiosa è che, nonostante non sapessero parlare inglese, continuavano a parlare.
L'organizzazione non è eccellente ma vi farà vivere la vera Mongolia.
Insomma se voi pensate di andarvi a rilassare in pace in un paese tranquillo e monotono coccolandovi nella routine toglietevelo dalla testa perchè la Mongolia non è questo; la Mongolia per me è ancora adesso come quando son partito: è avventura.
Ed è per questo che, ne sono sicuro, IO CI TORNERO'!!

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