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ITALIA: what else?

Ebbene si, quest’estate sono stata in Mongolia, la terra di Chinggis Khaan (che si scrive così, provate solo a scrivere o pronunciare il suo nome “Gengis Khan” come facciamo noi e vedrete la loro reazione ).    
All’inizio, quando mi era stata proposta la Mongolia come possibile meta, ero un po’ indecisa se accettare o no in quanto mi spaventava l’idea di andare da sola in un luogo così lontano da casa, la cui cultura mi era stata presentata come completamente diversa dalla nostra. E tale si è dimostrato, ma è stata un’esperienza che mi ha dato veramente tanto.
La cultura così come la lingua, la cucina e tutti gli aspetti della vita mongola  non hanno proprio niente a che vedere con lo stile di vita europeo o ancor meglio, nel mio caso, italiano.
Ma partiamo dall’inizio.

Dopo un viaggio di andata piuttosto lungo sono arrivata all’aeroporto di Ulaan Baatar e li ho trovato la mia host sister ad aspettarmi. Siamo salite sulla macchina (che ha il volante a destra ma a differenza di quello che ci si aspetta si guida sul lato destro della strada) e da quel momento è cominciata la mia esperienza di vita mongola in città. La famiglia che mi ha ospitato è sempre stata molto cordiale con me, mi hanno trattato come una di famiglia e mi hanno fatto sentire “a casa”. Io sono stata molto fortunata perché nella casa in cui abitavo avevo l’acqua calda, la vasca e i servizi, cose che non tutti gli altri ragazzi che sono partiti con me hanno trovato dalle loro host families. Uno degli ostacoli principali è stata la lingua: nella mia famiglia solo due delle figlie parlavano un po’ di inglese mentre la loro sorellina di sei anni e i genitori capivano a stento qualche parola. All’inizio perciò è stato un po’ difficile comunicare ma con il passare dei giorni si è formato un legame sempre più stretto tra me e la mia host family tale da permetterci di capirci a vicenda anche senza parlare. I giorni di permanenza in città sono perciò volati tra visite alla città, con i suoi numerosi templi e musei, giornate di shopping, pomeriggi con le amiche della mia host sister a cui sono rimasta molto legata, visite ai parenti e lezioni di cucina mongola.

Dopo dieci giorni sono partita con gli altri ragazzi dello scambio a bordo di furgoncini in giro per la Mongolia per il così detto “camp” ed è proprio in questi giorni che abbiamo sperimentato la vera vita mongola, ossia nomade: abbiamo infatti vissuto per più di una settimana spostandoci quasi ogni giorno e la settimana è passata tra montaggi di tende, lotte continue contro i milioni di insetti, serate intorno al fuoco, cavalcate nelle vaste praterie mongole, latte acido di cavalla (guai rifiutarsi di assaggiarlo altrimenti si offendono!!), tornei di pallavolo e visite a luoghi a dir poco stupendi. La cosa che mi ha colpito di più in quei giorni in cui siamo stati a stretto contatto con la natura è la velocità con la quale cambia il tempo in Mongolia: fa caldissimo e c’è sole, poi in meno di dieci minuti fa freddo e grandina e poi dopo meno di un’ora è ritornato il sole e fa ancora più caldo di prima!

Ovviamente come tutte le esperienze anche questa ha avuto dei lati negativi (la mancanza dei bagni e dell’ acqua sia per lavarsi che per bere, il fatto che quasi tutti per un motivo o per l’altro sono stati male, il mal tempo che ci ha colto di sorpresa e ci ha costretti a fermarci in determinati posti più tempo del dovuto) ma, se messi a confronto con le cose positive risultano nettamente inferiori a queste ultime.

Adesso, a più di un mese di distanza dal ritorno a casa, sono proprio contenta di aver colto al volo questa opportunità e sento la mancanza di quella terra così remota e distante abitata da un popolo con una cultura così diversa dalla nostra, ma a differenza di quello che si può pensare, molto ospitale con i turisti, una terra in cui per certi aspetti l’orologio sembra essersi fermato al tempo dell’impero di Chinggis Khaan: una terra che mi è rimasta nel cuore e nella quale conto di tornare molto presto. Per questo motivo vorrei ringraziare di cuore tutti coloro che mi hanno permesso di partecipare a questo viaggio.