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ITALIA: what else?

Già, la Norvegia è proprio la terra del sole di mezzanotte. Vederlo o studiarlo sui libri non è la stessa cosa che trovarsi a vedere con i proprio occhi un cielo che non si riempie mai di stelle. 
E il fatto che il sole non tramontasse mai mi riempiva di uno strano senso di speranza. 
Avevo rinunciato ad andare in Belgio per via della maturità e intanto speravo con tutto il mio cuore di avere un’altra possibilità di fare comunque questa fantastica esperienza. 
Poi un giorno quella tanto attesa possibilità mi chiama al telefono e mi offre l’occasione di andare in Norvegia. Senza pensarci su due volte ho accettato: era esattamente quello che volevo io. Sarei dovuta stare una settimana in famiglia e due al campo e anche se all’inizio avevo pensato al campo come un posto dove avremmo dormito in tenda – e l’idea non mi allettava moltissimo – tuttavia dentro di me sapevo che sarebbe stata una esperienza indimenticabile.


Dal giorno della telefonata, la mia vita ha iniziato a cambiare a poco a poco: ogni volta che ero triste il pensiero che sarei andata in Norvegia mi rimetteva sempre di buon umore. 
Quando poi ho ricevuto la mail dalla signora che mi avrebbe ospitata e che mi ha detto che sarei stata con Ronda, una ragazza spagnola, ho iniziato a sognare in grande.
Ho immaginato qualunque cosa e a volte non ci credevo che quello che avevo desiderato per tanto tempo (ho sempre voluto fare delle esperienze in famiglia) stava per capitare a me. 
Poi la scuola è finita, è iniziato il caldo e la voglia di studiare per gli esami veniva sempre meno, ma l’idea che presto sarei partita per la Norvegia mi ha dato quella grinta necessaria a far passare tutto in fretta. 
Così ho preparato le valigie e il giorno della partenza è arrivato senza che neanche me ne accorgessi. Era la prima volta che viaggiavo completamente da sola in aeroporto e senza i miei genitori. E quel giorno gli aeroporti mi sono sembrati più grandi di quelli che fossero in realtà.
Ma non mi preoccupavo, il mio unico e costante pensiero era la mia destinazione. 
Appena sono arrivata ad Oslo ho subito chiamato Rita, la signora che mi avrebbe ospitata, e sentire la sua voce così allegra mi ha fatto venire voglia di correre a prendere il bagaglio e uscire per incontrarla. Dopo un po’ di attesa per la mia valigia, finalmente ho potuto afferrarla e sono corsa fuori dove non mi aspettava solo Rita, ma tanta altra gente e, devo dire la verità, ero talmente stanca dopo quell’estenuante viaggio che tutta quella allegria mi ha un po’ stordita. 
Mi sono guardata intorno, mentre raggiungevo Rita e Ronda che mi avevano fatto cenno con la mano, e le prime cose che ho visto sono stati i sorrisi delle persone che mi aspettavano: quello della direttrice del campo, Helle, e di alcuni ragazzi che avrebbero fatto il campo con me. Poi sono iniziate le prime strette di mano e le presentazioni e anche le prime foto da postare su facebook. 
Poi sotto la pioggerellina norvegese ci siamo infilate in macchina e siamo partite per Drøbak, una cittadina sul fiordo di Oslo. 
Man mano che il paesaggio norvegese si apriva davanti ai miei occhi sapevo che ormai ci ero dentro, stavo per vivere il mio sogno. 
Ronda sa parlare benissimo l’italiano e io me la cavo a parlare spagnolo, così tra di noi parlavamo italiano e spagnolo, ed è stato semplicemente sensazionale perché mi ha arricchito tantissimo. 
La nostra famiglia, poi, era incredibile. Hanno fatto di tutto per renderci questa vacanza indimenticabile e ci hanno trattate come se fossimo le loro figlie. Ci hanno portate in giro per il paesino, nella casa di Babbo Natale, sulla spiaggia (e chi lo avrebbe mai immaginato che in Norvegia avremmo potuto farci un bagno in mare e ci saremmo bruciate al sole!), in barca… insomma, non avevamo un momento per dire che ci stavamo annoiando. 
Quando poi ci hanno dovute accompagnare a Vetsby, dove c’era il campo, è stato molto difficile lasciarli andare e tra gli abbracci e i “ci rivedremo presto”, qualche lacrima ci ha rigato il viso. Ma fortunatamente prima che andassimo via da quella casa, io e Ronda abbiamo scritto loro delle lettere, così quando le leggeranno di nuovo si ricorderanno di noi, che abbiamo promesso di tornare molto presto in Norvegia. 
Quel giorno io e Ronda eravamo nervosissime. Sapevamo che sarebbe stato fantastico e non vedevamo l’ora ed era proprio questo che ci rendeva nervose. Ogni tanto ci guardavamo e ridevamo, ma nei nostri occhi si leggeva tutta l’emozione di quel momento. 
Finalmente poi abbiamo incontrato di persona tutti quei volti che avevamo visto nelle foto su facebook e che come noi facevano parte del gruppo che era stato creato per farci conoscere prima di partire e per mantenerci in contatto anche dopo. 
A dire la verità io ero un po’ spaventata e imbarazzata da tutte quelle facce nuove. Alcuni di loro erano stati ospitati da Helle ed erano molto uniti e tutti noi che eravamo stati ospitati dalle famiglie tendevamo a stare tra di noi, senza cercare di conoscere gli altri. In più dovevamo abituarci ad una nuova realtà e io mi chiedevo se ce l’avrei fatta in così poco tempo a farmi conoscere e apprezzare da tutti. 
Ci hanno assegnato le magliette arancioni con i nostro nome e le chiavi della stanza e, anche se io e Ronda non siamo state compagne di stanza, siamo state sempre insieme anche durante il campo. 
I primi giorni non sono stati molto allegri, non ci conoscevamo e molto spesso ci ritrovavamo tutti insieme senza sapere cosa dire o cosa fare. In quei momenti pensavo che quelle due settimane che avrei dovuto trascorrere lì mi sembravano infinite. Adesso, invece, vorrei che non fossero mai passate. 
Dopo qualche giorno abbiamo iniziato a conoscerci e i ricordi hanno iniziato ad accumularsi di nuovo. Ridevamo, strimpellavamo con la chitarra, suonavamo, giocavamo a carte o a dadi, oppure passavamo il nostro tempo in palestra a giocare a pallavolo con la musica a palla. 
Dovevamo svegliarci la mattina presto quando c’erano delle gite, e i risvegli non sono mai facili. Ma appena uscita dalla camera, i visi amichevoli che mi dicevano “buongiorno” con un sorriso mi mettevano subito allegria e le giornate non potevano essere migliori di quelle che sono state. 
Le due gite in barca che abbiamo fatto sono stati i giorni più belli: i paesaggi, il mare, la nostra voglia di stare insieme e di divertirci, i tuffi, il cibo… 
Il centro del premio Nobel per la pace ad Oslo è stato grandioso, siamo rimasti tutti quanti molto colpiti ed è stato interessante, per non parlare poi della lunga e rilassante camminata nel bosco. 
E quando poi ti dicono che chi imita al meglio le statue del parco di Oslo, state sicuri che non smetterete mai di ridere. Soprattutto se sapete che in quel momento sarete ripresi da una crew americana, interessata al tema del campo “Imagine Peace”, e venuta fin dall’America per fare un film sul nostro campo per l’associazione Lions.
Persino l’ultimo giorno, il giorno in cui abbiamo messo su uno spettacolino per le famiglie che ci avevano ospitati, non è stato un giorno poi così triste come credevamo, anche se nei nostri cuori sapevamo che presto ci saremmo dovuti salutare. Quel giorno è stato uno dei giorni più belli per me perché ho ricevuto una sorpresa davvero inaspettata. La direttrice del mio campo, Helle, è riuscita a farmi incontrare la ragazza norvegese che avevo ospitato la settimana prima di partire per la Norvegia! E appena l’ho vista arrivare ricordo solo che mi è sembrato di vivere in un sogno. Tutto quello che stavo vivendo e che avevo vissuto fino ad allora non poteva essere vero. 
In Norvegia, inoltre, ho davvero fatto molte cose che non mi sarei mai aspettata di fare nella mia vita: siamo andati in canoa e abbiamo dovuto pagaiare per più di un’ora, parlando per non sentire la stanchezza e cercando di andare nella stessa direzione, divertendoci a vedere quelli che finivano nei canneti e che facevano di tutto per uscire e non restare ultimi; sono andata a pescare, anche se la mia pesca non è stata molto fortunata; ho dovuto toccare un pesce morto, lavarlo e cercare di lanciarlo in un secchio per vincere una competizione; però credo che la cosa che mi sarei aspettata di meno che mi accadesse è aver realizzato uno dei miei sogni: andare in giro per il mondo. 
Adesso ho un amico in 20 Stati diversi e se voglio viaggiare so che dovunque andrò avrò sempre un viso sorridente pronto ad aspettarmi. Credo che il regalo più bello che mi possa essere stato fatto è l’amicizia ed è per me la cosa più importante che io possieda. 
Ho partecipato ad altri campi prima di questo, non erano campi Lions, ma erano più o meno simili e non avrei mai immaginato che in questo sarei riuscita a legare con tutti quanti e ad avere così tanti amici. 
Mi mancano ogni momento che passa e il tempo sembra essere passato troppo velocemente. Ancora non riesco a crederci che sono tornata a casa, perché con il mio pensiero io sono ancora lì in Norvegia con tutti i miei amici. 
Per questo credo che anche se il tempo è passato così velocemente, quello che impiegheremo a pensare a questa indimenticabile esperienza non passerà mai. 
Tutto quello che mi è rimasto di questi giorni è un peluche norvegese, le corone norvegesi, il biglietto aereo, la maglietta arancione piena di dediche (e non mi sono mai sentita così amata da tante persone) e il cuore pieno di ricordi. 
Inoltre, quello che mi manca di più oltre ai miei amici, che per me ora sono come dei fratelli, sono i tramonti. I tramonti della terra del sole di mezzanotte sono indescrivibili. Non c’erano mai le stelle e alle undici di sera il cielo era quello che è quando il sole tramonta alle sei.
Mi manca tanto anche essere sull’amaca insieme a Ronda a guardare il sole tramontare e ad aspettare le stelle (che siamo riuscite a vedere solo due volte, dopo la mezzanotte), parlando e cantando per ore. 
Se adesso mi dicessero che posso ripartire per la Norvegia e rivivere di nuovo tutto, lo rifarei ad occhi chiusi. Partirei senza neanche pensarci. E a tutte le persone che hanno reso questa esperienza quella che è stata non posso che dire grazie, perché adesso mi sento una persona migliore di quella che sono. 
Non vedo l’ora di poter tornare in Norvegia e poterli rivedere tutti, ma ci stiamo già pensando. 
Se credete nei sogni, amate viaggiare, amate conoscere gente nuova, allora credo proprio che dobbiate andare in Norvegia, la terra del sole di mezzanotte, dove accadono anche le cose più inaspettate e dove si realizzano sogni che credevi avresti realizzato dopo parecchio tempo. 
Oltre ai miei amici, infine, ci tengo a ringraziare profondamente la direttrice del mio campo “Imagine Peace” Helle Soos e la sua famiglia per aver reso questa vacanza davvero indimenticabile e tutti coloro che si sono occupati di noi come guide o altro durante le nostre gite e poi l’intera organizzazione dei Lions International che mi ha permesso di partecipare. 
Inoltre, ci tengo a ringraziare di cuore i membri Lions del mio distretto a Matera, per avermi dato la possibilità di entrare a far parte di questa organizzazione. 
Probabilmente se i primi di gennaio non mi avessero mai invitata a quell’incontro con i ragazzi australiani non avrei mai capito cosa avrei voluto fare dopo la scuola. Quell’incontro è stato un incontro speciale, mi ha fatto amare questo tipo di esperienze. Sentire i ragazzi che parlavano della loro esperienza con gli occhi che brillavano, ha acceso in me il forte desiderio di poterci partecipare anche io un giorno. E grazie a loro tutto questo è stato possibile. 
Infine, il ringraziamento più speciale va ai miei genitori. Senza il loro permesso sarei rimasta qui a Matera. È soprattutto grazie a loro che sono partita e che ho vissuto tutto questo. 
Ringrazio ancora tutti di cuore

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