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ITALIA: what else?

“Now you can say that you have a piece of your heart in 20 different countries”. Questo è diventato il mio motto una volta tornata a casa dalla Norvegia ed è incredibile quanto possa essere vero! 
Ma facciamo un passo indietro. Il 25 gennaio è stato l’inizio della mia storia. 
Quel giorno è stato il mio 18mo compleanno e, ironia del destino, non avrei mai potuto ricevere un regalo più grande della chiamata dei Lions che mi confermavano la mia partenza. Destinazione: Norvegia.
Allora non sapevo cosa mi avrebbe aspettata, non sapevo nulla dei programmi degli scambi, di cosa avrei fatto, di chi avrei incontrato ma già sentivo che sarebbe stato qualcosa di grande e di sconvolgente. E così ho fantasticato, attendendo questo viaggio per circa 6 mesi, immaginando cosa avrei fatto, le cose che avrei visto. Ho vissuto questi mesi con una gioia strana, un misto di agitazione e voglia di scoprire. Ogni giorno passato, per me era un giorno in meno alla partenza, il mio sogno che si avvicinava sempre di più e la Norvegia è diventata come un raggio di sole nella tempesta. Se c’era qualche difficoltà pensavo che in poco tempo sarei partita e tutto era più semplice. Ora capisco quando si dice che l’attesa rende belle le cose!

Poi finalmente ho ricevuto la prima mail dalla mia famiglia, dai miei terzi nonni. Si sono presentati dicendo di non spaventarmi che per quanto fossero anziani erano molto giovani nello spirito e si sono firmati in fondo alla lettera “nonno Jon e nonna Sølvi”. Con quelle poche righe di presentazione mi hanno subito conquistata! Poi mi hanno scritto che avrei dovuto dividere la camera con Vittoria, una ragazza italiana di Padova. In quel momento la mia curiosità era a mille! Volevo conoscerli e volevo conoscere Vittoria, chissà se saremmo potute diventare grandi amiche!
Quando è arrivato il giorno della partenza ho realizzato a fatica quello che stava succedendo. Tutte le emozioni che mi avevano accompagnata nei mesi precedenti ora mi travolgevano con una forza spaventosa e non nego di aver versato qualche lacrimuccia in aeroporto quando, lasciati i miei genitori, mi sono trovata veramente da sola e ho capito che dovevo imparare a camminare sulle mie gambe, senza l’appoggio di nessuno. 
Quasi dopo 10 ore passate negli aeroporti di Linate, Amsterdam ed Oslo, sopravissuta a uno scalo (che era la cosa che in assoluto mi spaventava di più) e recuperate le valigie, ho incontrato la mia “famiglia”. La prima cosa è stata abbracciarsi e quell’abbraccio così affettuoso nei confronti di una ragazza che non avevano mai visto e mai conosciuto mi ha sciolto. E accanto a loro c’era Vittoria, mi sorrideva, lei era arrivata già da qualche ora, e anche il suo viso mi ispirava fiducia.
Io e lei abbiamo iniziato a conoscerci in macchina, credo di non avere mai incontrato una persona più simile a me prima! E, in Italia, abitiamo a sole 3 ore di macchina l’una dall’altra! Da quel momento siamo diventate inseparabili, anche al campo con gli altri ragazzi lei era la mia sicurezza, quella con cui, arrivata la sera, condividevo la mia giornata e con cui mi confrontavo. Insieme capivamo i nostri errori e cercavamo di correggerci, insieme cercavamo di fare tesoro della nostra esperienza.
La settimana trascorsa in famiglia è semplicemente volata. Con loro abbiamo visitato Oslo, siamo andati in barca, siamo stati alla loro summer house ed abbiamo conosciuto i figli e i nipoti. Abbiamo visitato il folk museum, nuotato nel fiordo e cucinato italiano. Credo però che la cosa che più mi rimarrà nel cuore sono le nostre cene. Rimanevamo seduti a tavola per un’ora e mezza, a volte due, a parlare. Ci confrontavamo, ci raccontavamo delle nostre abitudini, delle nostre famiglie, parlavamo di quello che succedeva nel mondo e in quei momenti loro mi sembravano davvero i miei “nonni”.
Quando siamo arrivate al campo lasciarli è stato difficile e le lacrime sono state naturali. Con loro avevamo condiviso tutto e ora ci trovavamo in mezzo a dei perfetti sconosciuti. Eravamo molto spaventate. La cosa che più temevo era di non riuscire a integrarmi bene con loro dato che un gruppetto già si conosceva. Avevo paura che avrei speso le successive due settimane da sola con Vittoria.
Ma ancora una volta è stato pazzesco come le persone ti stupiscono apprezzandoti per quella che sei, senza distinzione di nazionalità, di sesso o di idee. Ho imparato che se voglio conoscere davvero qualcuno devo essere disposta ad abbattere il muro che creo per proteggermi, la finta “me”, per poi poter abbattere il muro del pregiudizio che molte volte ci circonda e finalmente incontrare l’altro. Ho scoperto quanto erano belle le persone che mi circondavano e ho imparato ad apprezzarle ciascuna con le sue capacità e i suoi difetti.
Con il gruppo migliore del mondo ho condiviso due settimane fantastiche! Siamo stati in barca, in una miniera, in un centro scientifico e alle rovine di due fortezze, ho imparato ad andare in canoa e a pescare i granchi, abbiamo provato a costruire il ponte di Da Vinci e risolto indovinelli, abbiamo visitato il Nobel Peace Center e siamo saliti sullo sky jump, siamo anche riusciti a organizzare uno show! Penso di non aver mai giocato così tanto a pallavolo e non aver mai ballato così di gusto come con dei vestiti di carnevale addosso. Mi mancano già le partite a carte, a dadi, le canzoni, le presentazioni degli stati, i discorsi seri e le risate, tante risate.
L’ultimo giorno al campo è stato bellissimo. Abbiamo organizzato lo show della sera e abbiamo firmato tutte le magliette. All’inizio delle due settimane non avrei mai creduto che alla fine mi sarei ritrovata parte di una grandissima famiglia, una famiglia oserei dire mondiale. L’ultimo giorno mi ha riempito di gioia scoprire questa cosa. Eravamo tutti amici, nessuno era escluso, nessuno era diverso, nessuno non era accettato.
E credo che questo sia bellissimo! 
Io e Vittoria abbiamo passato l’ultima notte in famiglia e andarcene dal campo e salutare tutti è stato molto triste, lasciavamo la nostra “casa”. Nonostante tutto sono stata molto felice di poter tornare da Jon e Sølvi, durante l’ultima notte abbiamo condiviso tutta la nostra esperienza e, ancora una volta ci hanno fatte sentire le loro nipotine.
L’ultima grande sorpresa è stata in aeroporto quando per caso ho rincontrato alcune ragazze del mio campo, ci siamo corse incontro indecise se piangere o ridere e ci siamo messe a cantare in mezzo all’aeroporto la canzone norvegese imparata per lo show finale. Abbiamo passato un’altra ora insieme prima che il mio volo partisse e ci siamo lasciate con tante promesse e speranze. Sicuramente manterremo i contatti e ci siamo promesse di rivederci. È strano, ma sento che prima o poi succederà.
Non vedo l’ora.
In conclusione credo che questa esperienza mi abbia cambiata profondamente, mi abbia fatto capire chi sono, chi voglio diventare e mi abbia insegnato ad abbattere i pregiudizi per aprirmi al mondo. Credo inoltre che quello che più mi rimarrà nel cuore non sono i magnifici paesaggi, le gite e tutte le attività ma le persone che ho incontrato.
Per cui grazie a tutti i Lions che ho incontrato! E’ stato pazzesco vedere come questi signori che non ci avevano mai visto, ci avevano preparato delle gite bellissime, ci accoglievano nelle loro case, ci facevano da guide e volevano delle foto con noi.
Questo mi ha insegnato molto!
Grazie a Helle, senza di lei nulla sarebbe stato possibile!
Grazie ai Lions del mio distretto che mi hanno permesso di vivere un’esperienza unica e veramente indimenticabile.
Grazie a Jon e Sølvi, loro ormai sono davvero i miei nonni norvegesi. Grazie per l’affetto e il calore con cui ci avete accolte, per la disponibilità, per le attenzioni e per le nostre cene.
Grazie a tutti i miei amici, i ragazzi del campo. Per loro non ci sono parole, ognuno di loro si è portato via un pezzetto di me. Se ora ho dei nonni norvegesi, ho anche un sacco di fratelli e sorelle in giro per il mondo.
Grazie a Vittoria, per il tempo passato insieme, per la forza che ci siamo date, per i sorrisi che mi hai regalato. Non avrei potuto trovare migliore compagna di viaggio!
Grazie a tutti quelli che leggendo questo report, decideranno di partire per un’esperienza come questa.
Vi assicuro che non ve ne pentirete!