Nella vita si cresce sempre e si cambia, giorno dopo giorno.
Ogni esperienza, anche la più piccola e apparentemente insignificante modifica persino impercettibilmente il nostro modo di pensare e vedere la realtà.
Ma ci sono delle esperienze che irrompono nella nostra vita come un tuono: sono brevi ma intense, e capaci di stravolgerci e cambiarci visibilmente.
Il viaggio in Norvegia, per me, è stata una di queste.
Non mi era mai capitato prima di viaggiare completamente da sola, ho dovuto mettermi alla prova e relazionarmi per tre settimane con quelle ventidue persone tutte così diverse da me.
Eravamo tutti ragazzi tra i diciotto e i ventuno anni, abbiamo vissuto per tre settimane nella stessa splendida casa sul fiordo.
Persino il paesaggio che mi circondava era completamente diverso da quello a cui ero abituata: acqua dappertutto, alberi e foreste, città piccole e poco affollate. E soprattutto il sole, quel sole che non tramontava mai e che ha tormentato il mio sonno le prime volte ma che col passare del tempo è diventato sempre più familiare. Il sole di mezzanotte ci ha accompagnato per tutta la durata del campo, e anche dopo settimane il mio stupore era enorme ogni volta che posavo gli occhi su quello spettacolo straniero e meraviglioso.
I capi Lions con i quali abbiamo trascorso ogni giorno per tre settimane sono stati gentili: avevamo moltissima libertà però erano molto attenti a noi e si preoccupavano ogni volta che era giusto farlo. Le attività che abbiamo svolto per tre settimane sono state interessanti, anche se un po' poche in numero per coprire il periodo del viaggio. Abbiamo fatto varie escursioni e attività in paese, ma capitava spesso di passare il pomeriggio a casa senza un programma. Al contrario di quello che può sembrare, questo non mi è pesato: riuscivamo sempre a trovare qualcosa da fare e qualcosa di cui parlare.
La parte più importante del viaggio, però, non sono stati i posti meravigliosi che ho visitato: sono state le persone che ho conosciuto, e le bellissime amicizie che si sono istaurate. Con me c'erano altri tre italiani, compagni inseparabili che mi sono stati vicini per tutto il viaggio, ma stringere amicizia anche con tutti gli altri non è stato più difficile che diventare amica loro. Le nostre diversità venivano viste come un pretesto per attaccare bottone e per saperne di più gli uni sugli altri. A volte mi capitava di rimpiangere di dover usare la lingua inglese per conversare con alcuni di loro perchè mi sarebbe piaciuto saper spiegare meglio e quindi far arrivare meglio all'ascoltatore le cose di cui parlavo. Però, nonostante la lingua diversa e i diversi accenti, riuscivamo a comprenderci. Su tutto, anche sulle questioni più profonde. Per me è stato un bellissimo stupore arrivare a capire che bastava accennare a quello di cui volevo parlare con alcuni dei miei amici stranieri e loro mi dicevano subito: "Ok, ho capito". E guardando nei loro occhi potevo percepire che avevano capito davvero. Ho stretto con alcuni di loro amicizie che credo siano destinate a durare, ma con tutti ho comunque mantenuto un bel rapporto, e sono molto felice di questo.
Dal primo momento in cui abbiamo messo piede al campo, i capi Lions ci hanno avvisato che il campo verteva sul tema "razzismo". Abbiamo scritto insieme delle lettere al governo norvegese per esortarli a facilitare l'ingresso di persone straniere in Norvegia. Abbiamo discusso molto insieme su questo tema. Abbiamo persino trascorso una giornata a pescare sul fiordo insieme ad alcuni extracomunitari che dopo un lungo percorso cercavano di integrarsi in Norvegia. Ma, cosa più importante, abbiamo vissuto. Giorno dopo giorno, gomito a gomito, per tre settimane. Abbiamo condiviso tutto, e nulla mi era mai sembrato così semplice. "We are one world and one nation" diceva Harald, il nostro supervisore. Conoscevo già questa frase e percepivo che diceva la verità, ma mai come durante questo viaggio avevo sentito questa verità. Prima di fare esperienza delle cose si può solo presupporre che, in linea teorica, esse siano giuste. Ma la vera comprensione viene con l'esperienza, e io ho capito. Ho capito che le barriere che gli esseri umani costruiscono tra di loro non sono inevitabili e che è possibile arrivare alla comprensione, quella più pura e semplice.
Sono molto contenta di aver compiuto questo viaggio e ringrazio il Lions Club per avermi dato l'opportunità di arricchire il mio patrimonio di esperienze e di raggiungere quella comprensione a cui accennavo prima. Grazie.